La Xylella fastidiosa avanza inesorabilmente verso il nord della Puglia. All’esito delle prime analisi a seguito del monitoraggio avviato il 5 agosto scorso dalla Regione Puglia, attraverso l’Arif (l’Agenzia regionale per gli interventi irrigui e forestali), sono stati ritrovati due alberi infetti sul territorio di Fasano, in contrada Sant’Angelo, proprio di fronte all’ingresso del mercato ortofrutticolo.
In totale sono 61 i nuovi alberi ritrovati infetti nelle province di Brindisi e Taranto a seguito del monitoraggio avviato ad agosto (come riportato da Infoxylella): 2 a Fasano, 1 a Ostuni, 1 a Francavilla Fontana, 1 a San Michele Salentino, 15 a Carovigno, 20 a Ceglie Messapica, 6 a San Marzano e 15 a Montemesola.
I due alberi ritrovati a Fasano rappresentano il fronte più a nord dei ritrovamenti, e sono distanti circa 7 chilometri più a nord dall’altro albero infetto che era stato ritrovato sino all’altro giorno a Fasano in agro di Torre Canne (ritrovamento del dicembre 2018).
“Da sempre sosteniamo che la Xylella non avrebbe atteso i tempi della politica, della burocrazia e della giustizia, dichiara il vicepresidente della Cia – Agricoltori Italiani di Puglia Giannicola D’Amico. Tempi sui quali hanno anche influito i tanti condizionamenti avvenuti negli anni scorsi ad opera di negazionisti che non hanno fatto altro che ritardare interventi di prevenzione che avrebbero certamente limitato il fenomeno. Il ritrovamento di due alberi a Fasano, nella Piana degli Ulivi monumentali, desta molta preoccupazione e apprensione. Sia perché confermano l’avanzata della infezione che ormai sta mettendo a serio rischio la Piana, che oltre ad avere un valore produttivo ha anche un importante valore paesaggistico e di forte appeal turistico. Sia perché i due ritrovamenti all’estremo nord della provincia di Brindisi determineranno una nuova delimitazione delle aree interessate dalla Xylella. Speriamo – prosegue D’Amico – che le altre decine e decine di alberi per i quali si attendono le analisi sia a Fasano che nel resto dei territori monitorati, sia in provincia di Brindisi che in provincia di Taranto, risultino negativi, altrimenti la situazione si comprometterà ulteriormente. Auspichiamo che sul fronte eradicazioni, al momento unica azione preventiva possibile insieme alle buone pratiche e ai trattamenti fitosanitari, si proceda speditamente sia per l’espianto dei 650 ulivi già oggetto di decreto di abbattimento sia per i nuovi focolai riscontrati dalle ultime analisi. Il nostro riferimento è sempre stata la scienza e non la fantascienza, pertanto è necessario attuare quanto previsto dalle norme in materia. Come auspichiamo anche che la Regione Puglia vari, senza perdere altro tempo, le linee guide per i sovrainnesti degli ulivi monumentali. La pratica del sovrainnesto al momento resta l’unica speranza per poter tuelare gli ulivi secolari. Alla approvazione delle linee guida – conclude il vicepresidente di Cia Puglia – deve seguire lo stanziamento di risorse specifiche per i sovrainnesti dei monumentali, per le quali auspichiamo anche l’intervento del Ministero delle Politiche Agricole, al quale chiediamo anche lo stanziamento dei fondi promessi dal precedente Governo, in modo che si possa procedere con i reimpianti nel Salento, superando anche una serie di vincoli che stanno ulteriormente compromettendo l’intera olivicoltura salentina e il futuro di decine e decine di migliaia di imprese olivicole e di frantoi”.
“I nuovi focolai ritrovati a Montemesola e San Marzano, purtroppo, confermano come anche in provincia di Taranto vi sia un consolidamento delle infezioni – evidenzia il presidente della Cia – Agricoltori Italiani Due Mari (Taranto –Brindisi) Piero De Padova. “Non bisogna abbassare la guardia e occorre seguire alla lettera i protocolli scientifici senza rincorrere notizie false e teorie surreali, che tanto credito hanno avuto in questi ultimi anni. Occorre che il monitoraggio delle piante ma anche del vettore non subisca battute di arresto. Anzi va potenziato ed esteso anche alle aree sulle quali, invece, non è più previsto, proprio per non lasciare morire interi territori e un intero patrimonio, come purtroppo avvenuto per il Salento. Come occorre non perdere un minuto di tempo per far eseguire le eradicazioni, assicurando agli agricoltori danneggiati ristori concreti, certi e rapidi. Infine – conclude De Padova – va sostenuta con vigore la ricerca scientifica affinchè si possano trovare soluzioni per far fronte a quella che ormai è una emergenza che non riguarda la sola Puglia, ma l’intera olivicoltura nazionale ed europea, se si considera anche che focolai di Xylella sono stati anche ritrovati in altri paesi europei”