“Ritengo sia utile fare un po’ di chiarezza, partendo col ribadire cos’è la Zes. Le Zone Economiche Speciali (Zes) sono aree geografiche nell’ambito delle quali un’autorità governativa offre incentivi a beneficio delle aziende che vi operano, attraverso strumenti che agiscono in un regime agevolato rispetto a quelli vigenti per le ordinarie politiche nazionali”.
L’onorevole Ludovico Vico torna a parlare di Zes, in seguito all’innalzamento di scudi contro l’interregionale Taranto-Matera, sollevato negli ultimi giorni, non solo da figure istituzionali, ma anche da rappresentati di associazioni di categoria.
“L’anima delle Zes – spiega il deputato ionico – è innanzitutto la “logistica”: un porto, un retro-porto, un interporto o centro intermodale, un vettore ferroviario. All’interno dell’area perimetrata come Zes, le aziende che si insediano possono usufruire di un regime fiscale agevolato, che consiste nell’abbattimento totale della tassazione su alcune tipologie di imprese; su procedure amministrative semplificate; sulla possibilità di rimpatrio agevolate di investimenti e profitti; su dazi ridotti su importazioni ed esenzione su tasse per esportazione; su canoni di concessione agevolati. Inoltre, sono disponibili delle risorse economiche, che per la Regione Puglia sono pari, ad oggi, a 209miloni di euro, che dovranno essere impegnate per le due Zes individuate: quella di Taranto e quella di Bari-Brindisi.
Per Taranto – continua il parlamentare Dem – la Zes significa il porto ed il suo futuro. Da qui bisogna partire. Quali e quante merci arrivano al porto per l’export? Insomma capovolgere la recente illusione che il solo import (il transhipment con Evergreen) avrebbe generato lo sviluppo del porto. Le produzioni industriali di manufatti, beni, hi-tech, agro-alimentari etc. di una vasta zona interna interprovinciale ed interregionale devono giungere al porto di Taranto per l’export, offrendo ai “grandi player”, nazionali e stranieri, attrazione di investimento nella aree perimetrate. Taranto può mettere in campo le aree già disponibili: il retro-porto, le aree Asi e ad esse si possono includere altre aree industriali ioniche. Occorre un Piano strategico per candidarsi al finanziamento della Zes, coerente con il piano Regionale di sviluppo. Ma Taranto ed il suo porto hanno bisogno di un centro intermodale che veicoli le merci da altre zone geografiche contigue.
“Ora la Regione Basilicata, con il suo centro intermodale di Ferrandina (collegata a Taranto con la ferrovia), chiede alla Regione Puglia di costituire con Taranto una Zes interregionale. Strano a dirsi, ma giungono da più parti perplessità di ogni genere, poco argomentate e molto capziose. Invece di tener conto dei benefici generali, ci si fossilizza sulla ripartizione delle risorse economiche (i 209milioni di euro, che andranno comunque incrementati). Intanto, eviterei pronunciamenti “locali” impropri, che indurrebbero la Regione Basilicata a spostare su Bari la richiesta di interregionale. Tra l’altro, è il Governo regionale che deve esprimersi sulla Zes interregionale Taranto-Matera, e in via subordinata la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il porto di Taranto ha bisogno di un centro intermodale – dice ancora il parlamentare del Pd – e la Basilicata è in grado di offrire quello di Ferrandina in Val Basento. Proprio come evidenziato dall’Osservatorio Banche/Impresa, la terra dei lucani, con il centro intermodale di Ferrandina, funge da cerniera per i traffici commerciali fra le regioni del Mezzogiorno, oltre ad essere attraversata da uno dei quattro corridoi europei TEN-T che toccano l’Italia: il Corridoio Scandinavo – Mediterrane nella sua sezione meridionale. Attraverso i corridoi adriatico e tirrenico, si potranno sviluppare maggiormente i flussi di traffico merci a supporto delle esportazioni del Mezzogiorno verso il continente europeo. L’area di Ferrandina, quindi, si propone in tal senso all’interno della Zes, quale proiezione retroportuale di Taranto, verso l’Adriatico e verso il Tirreno, con benefici non solo per l’area ionica e del Mezzogiorno, ma anche per l’intero Paese.
Per quanto riguarda Fca (Fiat) di Melfi e Eni di val d’Agri, saranno beneficiari indiretti (dazi e dogana) nei futuri porti Zes di Salerno, Napoli e Taranto. Ovvero, non hanno bisogno di rientrare nelle aree perimetrate. Per cui, per veicolare la produzione Fiat di Melfi a Taranto, occorrono accordi commerciali indipendenti dalla Zes.
In politica – conclude Vico – si possono avere visioni differenti, ma non bisogna mai perdere il quadro d’insieme del futuro di Taranto, della Puglia e del Mezzogiorno. Già! Oggi i traffici nel Mediterraneo, compresa la “via della Seta”, tendono ad accreditarsi fra Trieste e Zara o i porti della Liguria. Gli unici porti che possono contrastare questa tendenza, che rischia di cancellare il Mezzogiorno, sono quelli di Taranto e Brindisi, per una ragione più elementare quanto decisiva: sono gli unici due porti meridionali che hanno una ferrovia collegata al centro Europa”.