L’eccezionale evento meteorologico della settimana scorsa, oltre a dimostrare – ovemai ce ne fosse bisogno – i rischi connessi al cambiamento climatico in atto, hanno confermato la presenza di una categoria di utenti dei social minoritaria ma non per questo meno fastidiosa, quella che chiameremo degli sminuitori.
Una categoria seconda, nel loro fastidioso petulare, solo a coloro che ad ogni post di cronaca nera pretendano a gran voce di conoscere nome, cognome e genealogia dei soggetti interessati, anche quando codesti dati non sono stati resi note dalle forza dell’ordine, incuranti dei rischi connessi al diffondere tali generalità dove la presenza di omonimi è notevole ed – quindi – il rischio dello scambio di persona è tutt’altro che remoto, con le immaginabili conseguenze di sottoporre un innocente al pubblico ludibrio, aggravato dal fatto che la Rete non dimentica ed anche a distanza di anni, persone poi risultate innocenti vedono ancora il loro nome associato a turpi nefandezze perpetrate anni addietro da altri soggetti.
Ma tornando agli sminuitori, in questa ridotta (ma pur sempre troppo numerosa, per i nostri gusti) pletora di commentatori vanno ascritti tutti coloro che, non appena viene diramata una allerta meteo, un avviso di rischio idrogeologo, una previsione di condizioni avverse, sono subito pronti a commentare con i soliti: “Che esagerati!”, “Ma smettetela, tutta questa cagnara per due gocce di pioggia”, “Ma dove l’avete visto il temporale?” e via aggiungendo, in un profluvio di parole affatto originali.
Ora, se è vero che non di rado ultimamente le istituzioni preposte paiono diffondere le allerta più per tutelarsi da eventuali accuse di negligenza che altro, se è vero che i ripetuti allarmi rischiano di innescare una pericolosa condizione di indifferenza resa famosa dalla favola “Al lupo! Al lupo!” di Esopo (e dalla canzone “The Boy Who Cried Wolf” degli Style Council, per chi ha l’età di chi scrive…) è altrettanto vero che ogni segnalazione di probabile rischio deve essere attentamente valutata sulla base delle condizioni che può rilevare chi la riceve.
In particolare, i fenomeni meteorologici che stanno caratterizzando questo ultimo periodo hanno tra le loro caratteristiche, quelli di essere tanto improvvisi quanto violenti e circoscritti; è appena il caso di notare che si può verificare una violenta grandinata in una zona mentre a poche centinaia di metri non cade neppure una goccia di pioggia. Ovvio quindi che nell’ambito del bacino di utenza a cui viene diramato un allarme il rischio non sia sempre dello stessa intensità, altrettanto vero che quello che ora ci appare una esagerazione tra pochi minuti potrebbe diventare una spaventosa realtà, come dimostra – solo per citare l’ultimo esempio – la terrificante avanzata del fronte di downburst che ha colpito Grottaglie qualche giorno fa, o l’ondata di piena che all’inizio di giugno intrappolò quattro speleologi nella zona del Bifurto.
E la neve? Vogliamo parlare della nevicata di qualche anno fa a Grottaglie? Meglio stendere un velo pietoso sui commenti che precedettero quel fenomeno alla vista del nostro post di diffusione dell’allerta o delle previsioni meteo.
Ad essere troppo prudenti non si sbaglia mai, mentre il sottovalutare i rischi può portare a tragedie come quella verificatasi tempo fa alle gole del Raganello. Lo sminuitore che smargiassa la sua incuranza nei confronti di pioggia e vento corre il rischio – sempre molto concreto – di fare la stessa fine del mitico Idas, incenerito da un fulmine di Zeus. A lui, ed a tutti noi, conviene ricordare che ad un avviso di pericolo, che sia ricevuto con sms o WhatsApp, che sia letto su un portale internet o ascoltato in televisione, va riservata la stessa attenzione dovuta ai segnali stradali studiati alla scuola guida. Percorrendo una strada di campagna potremo imbatterci in un cartello che ci avverte del possibile transito di animali, percorrendo quella strada centinaia di volte forse non incroceremo mai sulla carreggiata mucche o caprioli ma questo non è un buon motivo per essere certi che la prossima volta non potrà succedere.
Il segnale ci avvisa di un rischio potenzialmente probabile, sta a noi, come si usa dire in questi casi, sperare per il meglio e prepararci al peggio. In fondo, come recita un noto proverbio, “uomo avvisato, mezzo salvato”.