Finalmente una “good news”: partono due importanti iniziative imprenditoriali, una per l’ostricoltura e l’altra per la mitilicoltura, che garantiranno circa duecento nuovi posti di lavoro!
Sono stati presentati stamane in una conferenza stampa, organizzata in Camera di Commercio dalla ConfCooperative Taranto: oltre al Presidente della Confcooperative Carlo Martello e all’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia Fabrizio Nardoni, sono intervenuti il biologo Mario Imperatrice, Giorgio Guacci di Fare Valore Sud, e Damiano D’Andria della Ittica Jonica. Ha portato il saluto della Camera di Commercio il Segretario Generale Francesco De Giorgio.
Introducendo i lavori Carlo Martello, presidente ConfCooperative Taranto, ha dichiarato: «finalmente nuove assunzioni nella città di Taranto, un autentico “miracolo” che si deve alla mitilicoltura. Non si tratta di sogni o di aspettative, perché già nei prossimi giorni le due imprese cooperative interessate, “Itticoltura Azienda” e “Ittica Jonica”, daranno avvio alle prime assunzioni».
Carlo Martello ha poi spiegato che «le due iniziative sono sostenute dall’Assessorato alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, usufruendo un contributo a fondo perduto di circa 800.000 euro ciascuna: attiveranno un investimento complessivo di quasi tre milioni di euro, garantendo nella fase produttiva iniziale circa 30 occupati nella ostricoltura e circa 20 nella mitilicoltura, per arrivare a regime, con il completamento della filiera produzione-trasformazione-commercializzazione, a garantire occupazione stabile a circa 150 occupati».
Carlo Martello, infine, ha rilevato la scarsa collaborazione, se non proprio l’ostruzionismo, della burocrazia comunale che ha rischiato di compromettere l’iniziativa.
Giorgio Guacci di Fare Valore Sud ha spiegato che «siamo intervenuti nella pianificazione strategica delle iniziative imprenditoriali, per verificare la sostenibilità economica dei progetti nel tempo: il nostro obiettivo, infatti, è supportare le aziende che creano valore in modo duraturo e stabile».Per la sua valenza fortemente innovativa, destinata non solo a rilanciare il settore, ma addirittura a cambiare completamente la tecnica tradizionale dell’allevamento delle ostriche tarantine, l’attenzione generale si è incentrata sul progetto per l’ostricoltura.
Mario Imperatrice ne ha illustrato gli aspetti biologico-produttivi spiegando che «l’obiettivo è stato innovare e incrementare la produzione della ostrica piatta, la tradizionale “Ostrica tarantina”, una varietà autoctona che in passato ha reso celebre la nostra città».
Il problema principale in questa attività è il reperimento del seme delle ostriche: un tempo si calavano in mare fascine di lentisco, alle quali si attaccavano le larve; in seguito si recuperavano e tagliavano i segmenti di fascina con le larve attaccate, che venivano innestati manualmente su impianti di materiale vegetale.
«L’idea vincente per intercettare il seme – ha spiegato Mario Imperatrice – è stata quella di utilizzare i gusci di mitili vuoti ai quali, abbiamo constatato “sul campo”, le larve di ostriche tendono ad attaccarsi, un innovativo sistema con un elevato tasso di efficienza di cattura del seme: ad ogni guscio si attaccano due/tre larve di ostriche. Tra l’altro così si rimettono nel ciclo produttivo i gusci di mitili, altrimenti destinati ad incrementare il ciclo dei rifiuti, restituendo alle ostriche e al nostro mare il carbonato di calcio in essi contenuto.
Abbiamo ideato delle strutture subacquee in tubi di acciaio inox, le cosiddette “gabbie”, alle quali vengono sospese retine che contengono i gusci vuoti di mitili; in seguito questi, con le larve attaccate, vengono recuperati e trasferiti in cestelli a più ripiani nei quali le ostriche hanno lo spazio necessario per crescere raggiungendo le dimensioni ideali per essere commercializzate».
Concludendo i lavori l’Assessore regionale alle Risorse Agroalimentari, Fabrizio Nardoni, ha dichiarato che «il risultato che presentiamo oggi è il frutto di politiche di settore che nel giro di due anni ci hanno condotto ad essere la prima regione in ambito europeo per qualità e quantità di spesa dei fondi comunitari. Una stima che per fortuna non vede più Taranto come fanalino di coda, confermando anche in questo caso una inversione di tendenza. Basti pensare che degli oltre 9 milioni di euro spesi nel settore dell’acquacoltura ben 5 hanno avuto come destinazione proprio la nostra provincia. In questo caso le risorse hanno consentito anche un salto di qualità del comparto, dimostrando anche che si può fare occupazione e impresa eco-sostenibile in un settore che fino a ieri molti consideravano superato e destinato all’estinzione, e che invece oggi torna ad avere apprezzamento e riconoscibilità sui mercati nazionali ed esteri e stima (come nel caso dell’ostrica tarantina) anche da parte di organizzazioni importanti come Slow Food che pensa di riconoscere solo a Taranto un importante presidio dedicato a queste specialità».