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«Il nuovo anno ha portato in dono ai pugliesi un nuovo permesso di ricerca petrolifera: quello noto convenzionalmente come B.R274.EL, rilasciato alla Petroceltic Italia srl al largo delle coste del Gargano, per la durata di sei anni, che si aggiunge agli altri undici già rilasciati a partire da giugno scorso, ma non ancora attivati dal MISE. Altro che smobilitazione petrolifera.» A lanciare un vero e proprio allarme con un comunicato conginto sono diverse associazioni pugliesi: Comitato No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili, Comitato per la Tutela del Mare del Gargano, Comitato No Trivelle Capo di Leuca, Rete No Triv Gargano, A.B.A.P. Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi, Comitato Tutela Porto Miggiano, Movimento Stop Tempa Rossa, Legamjonici, Movimento ambientalista di tutela del Gargano, Gargano libero, Capitanata in rete, Gruppo Archeologico Garganico Silvio Ferri, No Triv Taranto, No Triv Trani, Garganistan, Coordinameno No Triv –Terra di Bari.

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«Il permesso – affermano le associazioni firmatarie del comunicato, che ha il grande sapore della beffa, è stato rilasciato dal MISE e pubblicato sul BUIG del 31 dicembre 2015, il giorno prima dell’entrata in vigore della Legge di Stabilità che, di fatto, ne avrebbe determinato il preavviso di rigetto e la successiva riperimetrazione (in quanto, pur di poco, parzialmente interferente con la linea delle 12 miglia marine dalla costa). E’ questo uno degli atti che dimostra come il restyling normativo sul tema degli idrocarburi, previsto dal Governo nella Legge di Stabilità sia l’ennesima presa in giro a danno dei territori, questa volta con l’intenzione di eludere i referendum. A questa conclusione è giunta anche la Corte di Cassazione che, con un’Ordinanza emessa l’8 gennaio, ha riammesso il referendum sul mare (quello sulle dodici miglia marine) chiarendo che l’emendamento introdotto dal Governo non soddisfa la proposta referendaria ma, anzi, tende a raggirarla. Alcuni permessi di ricerca, infatti, verrebbero “congelati” nelle stanze del Ministero, in attesa di tempi migliori e di una nuova svolta normativa (che il Governo spera possa esservi in autunno prossimo, con il referendum costituzionale che dovrebbe riconsegnare la potestà energetica nelle mani del Governo).
Per altri due quesiti (durata dei permessi e Piano delle Aree) le Regioni promotrici del referendum stanno sollevando il conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte Costituzionale nei confronti del Parlamento. Nel caso in cui la Corte Costituzionale riconoscesse il tentativo di elusione, verrebbero annullate le modifiche parlamentari su quei due argomenti e si potrebbe celebrare il referendum su tre quesiti. Tutti elementi a conferma di una trappola ben studiata da parte del Governo, ordita alle spalle dei territori e finanche dei Consigli Regionali che, su pressione dei movimenti notriv e di duecento associazioni ambientaliste e non, avevano promosso il referendum, il cui spirito viene completamente tradito.

La Puglia – affermano ancora i firmatari del comunicato, attraversata da una serie di scempi ambientali, ha visto i suoi cittadini diventare in questi anni protagonisti della richiesta di cambiamento che, sul tema delle trivellazioni petrolifere, ha portato a grandi manifestazioni di piazza, assemblee permanenti e a una deliberazione del consiglio regionale all’unanimità a pieno sostegno dei quesiti referendari. Ecco perché, mai come in questo momento in cui le avances del Governo si fanno sottili e ambigue, è quanto mai necessario un cambio di passo sostanziale, che restituisca dignità all’ente regionale e dimostri ai pugliesi la volontà di essere protagonisti di un percorso reale di ridiscussione delle politiche energetiche, fatto senza pregiudizi ma anche senza costrizioni. La Regione Puglia ha dato procura per promuovere il conflitto di attribuzione. Un atto importante, cui devono seguirne altri, tesi a rafforzare il peso reale dei territori e a prendere adeguate precauzioni contro gli attacchi perpetrati a due passi da casa nostra.
Chiediamo al Presidente Emiliano e al Consiglio Regionale una serie di atti urgenti e indifferibili:
 −di diffidare formalmente il Ministero dello Sviluppo Economico a provvedere all’immediata emanazione ed alla conseguente pubblicazione sul BUIG dei decreti di rigetto per i procedimenti tuttora in corso entro le dodici miglia e a dare preavviso di rigetto per quelli parzialmente interferenti (tra questi ricadono diversi permessi che riguardano la Puglia)
 − di chiedere formalmente al Ministero dello Sviluppo Economico, con riguardo al progetto “Tempa Rossa”, che le autorizzazioni rilasciate per l’ampliamento delle infrastrutture, siano riviste sulla base di una reale intesa con la Regione e non secondo procedura semplificata, così come ripristinato secondo le nuove norme della Legge di Stabilità. La regione si faccia, dunque, portavoce delle istanze del territorio in maniera forte e chiara.
 − di ricorrere al TAR contro il permesso di ricerca B.R274.EL , rilasciato alla Petroceltic Italia srl, al largo delle coste del Gargano

Se fosse rimasto qualche dubbio sulle reali intenzioni del Governo – concludono le associazioni ambientaliste pugliesi, ci poniamo questa domanda finale: cosa se ne fa Petroceltic di un permesso di ricerca se, per quelle stesse aree, secondo le nuove norme, non potrà mai avere un permesso per trivellare?»

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