«Perché ad essere sempre penalizzato deve essere il Sud? Questa volta assistiamo ad un’operazione di Trenitalia che, con l’alibi di una riformulazione del piano di impresa, decide di togliere le somme destinate allo scalo di Lecce-Surbo per destinarle a quello di Mestre. Spero che i Ministri intervengano affinché Trenitalia ripristini il piano originario e rispetti gli impegni che aveva annunciato per il territorio leccese». Lo scrive in un’interrogazione ai Ministri dell’Economia e delle Infrastrutture il senatore Dario Stefàno chiedendo un intervento che ripristini anche la speranza e le legittime aspettative dei lavoratori dello scalo salentino.
«Il piano di impresa quinquennale 2015-2020 del gruppo Ferrovie dello Stato – spiega Stefàno – prevedeva per lo scalo di Lecce-Surbo un investimento di 35 milioni, per l’avvio della manutenzione completa del nuovo materiale rotabile dei treni Frecciabianca che percorrono la dorsale adriatica fino al Nord.
Un investimento che avrebbe avuto ricadute occupazionali importantissime nel Salento: il mantenimento degli attuali livelli occupazionali dello snodo per i 40 dipendenti diretti a cui andrebbero aggiunti i lavoratori legati all’indotto. Senza considerare l’eventuale sensibile aumento di addetti in considerazione dei servizi aggiuntivi legati alle maggiori e nuove attività che erano previste dal piano per questo scalo merci.
Prospettive – prosegue il senatore salentino – che si sono sciolte come neve al sole: Trenitalia, il 18 marzo scorso ha illustrato ai sindacati nazionali di categoria una riformulazione del piano di impresa che prevede il ridimensionamento del progetto originario, ricollocando gran parte delle somme destinate allo scalo di Lecce-Surbo a quello di Mestre, che pertanto rimarrà «impianto principale», mentre quello leccese continuerà ad agire come «impianto satellite», operativo quindi solo per le piccole manutenzioni sulle carrozze.
Ancora una scelta – conclude Dario Stefàno – che penalizza il Sud e la Puglia. Inopportuna ed insopportabile. Chiediamo un segnale forte al Governo».