Ci sono accadimenti della vita, apparentemente banali, che gettano alcuni nella disperazione più cupa. Altri eventi, apparentemente devastanti, diventano invece l’occasione per una vera e propria “rinascita”, lo stimolo per guardare con occhi nuovi il quotidiano che ci circonda.
Daniela Niglio torna con il suo “E io tifo Nigeria!” a raccontare delle sue esperienze di mamma di una bambina “speciale”, una figlia che – come lei stessa dice – “ogni giorno le cambia l’esistenza”. A chiarire il tono di questo “diario di vita” è il sottotitolo del libro: “Alla faccia della Sindrome di Down”, a spiegare il titolo la prima nota che si incontra nello sfogliare le pagine iniziali: “Veronica è libera. Non ha preconcetti. Lei tifa chi, come e quando vuole. Viva la libertà!”
Questo libro racconta le piccole-grandi storie di una famiglia straordinaria nella sua normalità: una mamma, un bambino ed una figlia adolescente protagonisti di vicende simili a quelle che capitano ogni giorno a ciascuno di noi: un brutto voto a scuola, l’acquisto di un animale domestico, la passione per una boyband, le prime cotte sentimentali, la difficoltà a tenere in ordine la stanza dei ragazzi, i pregiudizi e le difficoltà dei cosiddetti “normali” nel confrontarsi con la Sindrome di Down, come nel caso delle animatrici a bordo di una nave da crociera o dei genitori delle compagne di scuola di Veronica che – all’atto dell’iscrizione alla scuola superiore – cambiano sezione ai loro figli per non averla più come compagna di classe.
Gioie e dolori che tutti i genitori in qualche modo affrontano, con più o meno grandi difficoltà ed imbarazzi, come capita – ad esempio – quando arriva il momento di confrontarsi con l’identità sessuale del proprio figlio e le conseguenze che può avere la mancanza di una figura paterna di riferimento. Aldilà di eufemismi non di rado ipocriti, Daniela Niglio racconta il perché reputa Veronica una bambina “speciale”: per la sua empatia, la sua schiettezza, la sua capacità di prevedere fatti, eventi e comportamenti, arrivando a consolare lei la mamma durante una crisi di pianto, invertendo i ruoli anche nelle faccende domestiche.
La “scelta di campo” di Veronica non avviene solo in campo calcistico, nelle episodio che da il titolo al libro, ma ogni giorno, nel difendere (pro domo sua, occorre dirlo) i criteri di scelta della spesa quotidiana della madre, nel commentare i regali ricevuti o i consigli della dietologa. Veronica si dimostra una bambina “speciale” nel suo essere bambina prima ed adolescente poi, come i suoi coetanei, nel suo rapporto con un padre che ha creato un’altra famiglia, nel suo chiedere alla madre come abbia vissuto la scoperta di una figlia con la Sindrome di Down, nel suo affrontare la vita come un dono ed una scoperta.
Daniela Niglio racconta tutto ciò con una prosa agile e scorrevole, senza pietismi pelosi o buonismi d’accatto, non nascondendo difficoltà e dispiaceri senza peraltro auto issarsi su piedistalli celebrativi. “E io tifo Nigeria!” è un libro che fa bene al cuore, è un utile stimolo a guardare la nostra vita con occhi diversi, ad affrontare il mondo con lo spirito e la forza che i protagonisti di questa straordinariamente normale vicenda sanno trasmettere.
“È un approccio giocoso, divertente, leggero quello di Daniela Niglio di fronte a una figlia speciale che ogni giorno le cambia l’esistenza. Con grande coraggio l’Autrice racconta la propria esperienza di mamma che, Alla faccia della Sindrome di Down, ha imparato nel tempo a indossare gli occhiali di Veronica, a cambiare punto di vista, a essere schietta, trasparente, amante della vita e delle piccole cose. Solo chi prova sulla propria pelle simili relazioni può effettivamente comprendere quanto i ragazzi “speciali” lo siano davvero, perché ci risvegliano, ci scuotono dal torpore di una quotidianità fatta di abitudini e cose date per scontato. E allora non ci resta che imparare, risvegliando il fanciullino che c’è dentro ognuno di noi: quello che si stupisce, quello che sorride, quello che ama la vita esattamente così com’è, pieno di fiducia nel prossimo e nel nuovo giorno appena iniziato.”