I fatti avvenuti a Barcellona nei giorni scorsi hanno scosso molto l’opinione pubblica.
Un’atteggiamento normale, guai se non lo fosse. Purtroppo queste situazioni non sono più rare. A 48 ore dalla tragedia che ha sconvolto la Spagna gli inquirenti sono nel pieno delle indagini per ricostruire l’accaduto e risalire ai responsabile. Non ci sono ancora notizie certe ma pare che l’autista del furgone che ha falciato e ucciso 13 persone potrebbe essere ancora vivo. Si ipotizza in fuga verso la Francia.
Gli altri 4 terroristi ricercati per la strage, tra cui Moussa Oukabir, 17 anni, sono stati uccisi dalla polizia catalana con un quinto terrorista a Cambrils. Avevano a disposizione esplosivo Tatp per realizzare tre autobomba i terroristi della cellula che ha colpito in Spagna. Nel covo sono state trovate tracce di acetone, perossido di idrogeno, 106 bombolette di butano e altro materiale per assemblare un ordigno. Il piano era quello di far esplodere un’autobomba sulla Rambla di Barcellona, una a Cambrils e una terza nella città di Vic.
Due italiani hanno perso la vita. Erano tra i 13 passeggianti sulla Rambla falciati dal furgone. Si chiamavano Bruno Gulotta e Luca Russo.
Come se non bastasse un altro caso simile, l’accoltellamento di Turku, in Finlandia, dove un uomo ha ucciso due persone per la strada e ne ha ferite altre otto (tra cui una ragazza italiana). Anch’esso terrorismo.
Fatti che lasciano interdetti. Che fanno paura e che, a volte, sfociano anche in considerazioni e prese di posizione da parte di cittadini e media.
Sui social il dibattito o lo scontro sono accesi: c’è chi mette sullo stesso piano terrorismo e migrazione. Come se gli ultimi siano lo status di partenza (o approdo) dei primi. Ovvero: si nasce migranti e si diventa terrroristi. Ma c’è chi per fortuna si ostina a replicare, spiegare, con forza e tanta pazienza che non c’è nesso tra le due situazioni. Che i migranti scappano dalla guerra e dalla persecuzione.