Quanto è importante per un qualsiasi porto di grandi dimensioni, nonché per i territori limitrofi, avere un terminal contenitori, oltre ovviamente ospitare sulle proprie banchine anche altre specificità di trasporto, quali merci varie, rinfuse solide e liquide, componenti di grandi impianti off-shore, grandi strutture metalmeccaniche, ro-ro, ro-pax, traghetti o navi di crociera?
Questa è la domanda, di grande attualità a Taranto in questo periodo, alla quale si cercherà di dare risposta nell’incontro pubblico, con ingresso libero e gratuito, “Il porto di Taranto con o senza terminal container” che si terrà alle ore 18.00 di martedì prossimo, 4 novembre, presso il Ristorante Nautilus, in viale Virgilio a Taranto.
La manifestazione è organizzata dal Propeller Club Port of Taras per discutere liberamente del presente e, soprattutto, del futuro del Porto di Taranto con tutti coloro che sono interessati allo sviluppo delle attività portuali e logistiche della capoluogo jonico e del territorio.
Per dare un qualificato contributo alla discussione all’evento interverranno tre esperti di livello nazionale del trasporto marittimo: Umberto Masucci, presidente nazionale de The International Propeller Clubs, Giovanni De Mari, presidente del Consiglio Nazionale degli Spedizionieri Doganali, e l’agente marittimo Vito Totorizzo.
Michele Conte, il presidente del Propeller Club Port of Taras che modererà i lavori, ha così presentato la manifestazione: «riteniamo che non sia opportuno entrare nel merito delle responsabilità della difficilissima congiuntura che sta attraversando il Porto di Taranto, in particolare per le vicende che stanno caratterizzando il Terminal contenitori con le problematiche occupazionali e le opportunità di sviluppo delle attività di logistica intermodale dell’intero porto e, in particolare, degli impianti di Taranto Logistica in corso di realizzazione».
Michele Conte ha poi auspicato che «la delicatezza delle trattative in corso con due primarie società straniere di vettoriamento (Evergreen) e di pura gestione terminalistica (Hutchinson), impone che, indipendentemente da eventuali errori e da interessi, si possa giungere ad una soluzione che non veda compromessi i diritti dei lavoratori, le convenienze economiche degli investitori e le opportunità di sviluppo del porto e del territorio».
Michele Conte ha poi concluso «per queste ragioni e in questo momento particolare per Taranto, abbiamo ritenuto utile che a parlarcene siano tre imprenditori meridionali di successo che, nelle diverse branche delle attività marittime, ci possano aiutare a comprendere quali strade intraprendere in tempi di congiuntura mondiale e italiana dell’economia e, più in particolare, dell’economia marittima, evitando rappresentazioni banali e prive di qualsivoglia rapporto con la realtà».