Mettere fine agli assalti di bestiame da parte dei branchi di lupi nella Terra delle Gravine. Un progetto che ha visto la collaborazione tra le Istituzioni locali e l’Università di Bari ha posto fine all’annosa contrapposizione tra lupi e allevatori, dimostrando che una convivenza sostenibile è davvero possibile.
«Sono stati inseriti cani pastori abruzzesi all’interno delle aziende colpite. Abbiamo creduto sin dall’inizio nella bontà di questo progetto che ha visto le Istituzioni al fianco dei produttori e dell’università e finalmente possiamo riportare esiti positivi che da un lato hanno garantito la tutela degli animali e dall’altro quella degli allevatori». È il commento soddisfatto di Fabrizio Quarto sindaco di Massafra, comune capofila del progetto che commenta lo stato di avanzamento di un importante progetto che sta mettendo fine a un problema antico che sino ad oggi ha visto l’uomo contro i lupi.
«Abbiamo trovato – ha spiegato Quarto – dei percorsi a impatto zero sulla natura, e dunque ecosostenibili, per riportare un equilibrio doveroso tra noi e la fauna e la flora che ci circonda. Questo progetto va avanti e segna un cambio di mentalità su quella che dev’essere la tutela della biodiversità».
La tutela dei lupi, il progetto
Perseguitato dal Medioevo e a rischio estinzione negli anni ’70, poi l’inversione di tendenza e la riconquista dei propri spazi. Il lupo negli anni ha dovuto fare i conti con pregiudizi e paure: solo tardivamente si è capito quanto sia importante la sua tutela.
Lo sanno bene nel territorio delle Gravine dell’arco ionico tarantino, dove da 6 anni è in corso un’azione di ricerca e di studio sui lupi, volta a salvaguardare una figura fondamentale nell’ecosistema e che determina un equilibrio a cascata sulle altre componenti faunistiche del territorio. «Abbiamo riscontrato almeno tre nuclei riproduttivi nel parco Terra delle Gravine – ha spiegato Lorenzo Gaudiano, biologo conservazionista – due dei quali sono stanziati nelle parti occidentale e orientale, mentre il terzo, di più recente caratterizzazione, ai confini settentrionali».
È proprio l’estrema adattabilità e capacità di sfruttare le più disparate risorse nutritive di alcuni gruppi che porta i lupi a spingersi nelle vicinanze delle aziende agricole e di allevamento presenti nell’area, causando non pochi grattacapi. Negli “interventi per la tutela e valorizzazione della biodiversità terrestre e marina”, contenuti nel POR Puglia 2014-2020, i comuni di Massafra, Crispiano e Statte, coadiuvati dall’Oasi WWF Monte Sant’Elia, hanno inserito anche un aiuto da offrire agli allevatori del posto per difendere il bestiame dagli attacchi del lupo.
«Sono tantissime le aziende che insistono sul territorio – ha detto ancora Gaudiano –, alcune con radici antiche e che vantano razze di elevato valore conservazionistico come il cavallo murgese, la vacca podolica: non certo un’economia di sussistenza. Le predazioni dei lupi qualche anno fa si erano fatte frequenti, tanto da essere attenzionate dai media. Ai primi tavoli con le associazioni di categoria c’era molta conflittualità, poi si è capito che fare rete è fondamentale».
I cani pastori abruzzesi
La soluzione al fenomeno però è arrivata dalla fauna stessa. In 4 aziende è stato portato a termine l’affidamento gratuito, da parte delle istituzioni locali, di mute di pastori abruzzesi, nati e cresciuti a stretto contatto con gli animali da allevamento, tanto da sentirli come parte del proprio nucleo familiare, il che ha permesso loro di difenderli attivamente. In altre realtà questa pratica ha abbassato le predazioni del 100% e anche nella Terra delle Gravine il trend è stato identico.
«Attraverso il nostro lavoro in circa 30 aziende del territorio – le parole di Gaudiano – siamo riusciti a far abituare l’uomo alla presenza del lupo pur difendendo i propri capi di bestiame dai suoi attacchi. La nostra campagna di sensibilizzazione ha dato i suoi frutti: i cani inseriti si sono a loro volta riprodotti e di conseguenza i cuccioli sono stati poi affidati ad altre aziende, con un’ottima trasmissione di know-how e buone pratiche».
Politica locale, associazioni, agricoltori e allevatori hanno dunque remato tutti dalla stessa parte, affinché si risolvessero due problemi nel modo più naturale possibile. È perciò possibile una convivenza sostenibile tra uomo e lupo? La risposta è assolutamente sì: il lupo più è ramingo e più si avvicina alle greggi lasciate allo stato brado o semibrado, ma l’intervento dei cani potrebbe convincerlo a stanziarsi nelle zone ricche di naturalità, in cui trovare delle prede selvatiche non è un problema. E in cui la catena alimentare verrebbe rispettata senza danni per agricoltori e allevatori.