«Dopo le comunicazioni diffuse dal Ministro Guidi nella riunione romana del 21 u.s. attraverso le quali si prefigurano tutte una serie di misure per cui, entro la fine dell’anno, si dovrà costituire la cosiddetta “newco” per lo stabilimento ILVA di Taranto, come UILM Taranto siamo convinti che per una delle realtà più significative del Mezzogiorno d’Italia a forte vocazione industriale, sia giunta, a distanza di più di due anni dalla fase più intensa dell’inchiesta giudiziaria e dopo diverse leggi varate dai Governi, un momento delicatissimo e stringente in cui il riassetto proprietario della società ILVA non può e non deve ammettere il minimo margine di errore.» A dichiararlo è il segretario generale del sindacato ionico, Antonio Talò
«Tanto premesso – aggiunge Talò, i mesi che seguiranno e che vedranno la costituzione della “newco”, saranno mesi in cui vi sarà un imponente lavoro da svolgere all’insegna dei problemi che la grande fabbrica, ormai da anni, si porta dietro, come il risanamento ambientale, la bonifica, la messa in sicurezza della fabbrica, il suo rilancio e riposizionamento sul mercato assieme alla tutela dei posti di lavoro.
Una fase questa che i cittadini e i lavoratori di Taranto attendono da tempo, guardando con forte speranza ed altrettanta determinazione, la stessa che si pretende da parte di tutti i soggetti costituenti la nuova società.
Datosi ragionevolmente incombente il termine per l’ultimazione delle prescrizioni imposte dall’AIA, fissato per il 4 agosto 2016, da parte nostra ribadiamo l’urgenza di dar continuità a tutte le misure finora adottate, accelerando il più possibile l’opera di risanamento ambientale e di bonifica ai sensi e per gli effetti di quanto la legge impone e comunque evitando assetti societari che possano prefigurare, anche in minima parte, interessi diversi dall’obiettivo del risanamento ambientale, del rilancio e dell’occupazione.
Da parte di cui si occuperà in concreto della realizzazione della newco – prosegue ancora il segretario generale della UILM ionica, fondamentale sarà un’attenta e tempestiva valutazione dei gruppi industriali che si faranno avanti per far parte della stessa e il criterio irrinunciabile dovrà essere garantire continuità a quanto fino ad oggi intrapreso con tanta fatica; la possibile presenza di importanti gruppi esteri dell’acciaio, se da un lato conferma la rilevanza dell’ILVA nel panorama industriale del Paese, dall’altro induce forti preoccupazioni, poiché appare lecito il dubbio che al di là dell’interesse per l’azienda, tali soggetti, peraltro concorrenti, puntino diritto verso l’acquisizione futura di quote di vendita rafforzando ulteriormente la già privilegiata posizione di leadership nel settore acciaio, riducendo nel futuro il peso dell’azienda, conseguentemente il lavoro e di riflesso l’occupazione.
Preoccupazioni fondate quelle che la UILM tarantina sottolinea, infatti è facile credere che un nuovo assetto societario possa, anche in minima parte, condizionare linee guida gestionali che, in questa delicatissima e complicatissima fase, è opportuno restino prerogativa del Governo, per le motivazioni esposte e soprattutto per non correre il pericolosissimo il rischio di ritardi nell’attuazione del piano ambientale o addirittura ulteriori inimmaginabili cambi di rotta che, inevitabilmente, potrebbero condurre Taranto e i lavoratori verso la catastrofe.
La tanto ventilata strategicità per cui sono stati necessari ben otto decreti ha bisogno ora del salto di qualità, sopratutto adesso, con l’arrivo delle risorse (800 mil) che aprono la strada del “fare”, senza perdersi in stucchevoli e demagogiche considerazioni sull’operato di commissari e dirigenti.
Lo sapevano anche le pietre che nel 2015 lo stabilimento avrebbe subito delle perdite – conclude Antonio Talò, e sarà così anche per parte del 2016, le cause sono note a tutti, impianti fermi e mercato in flessione, serve ora unità di intenti tra Governo ed istituzioni locali e non solo, crediamo che per la Regione sia giunto il momento di dedicarsi con maggiore attenzione alla questione Ilva come pure alle bonifiche, la questione Arsenale militare, la vertenza Marcegaglia e altro ancora.»