A dieci anni dalla sua nascita il Partito Democratico si ritrova, suo malgrado, protagonista di una svolta epocale: uno dei più grandi partiti europei, per iscritti e militanti, sceglie di dividersi. E dopo assemblee e dibattiti, fughe in avanti e prese di posizione nette, il principale partito politico di centro-sinistra italiano vara una scissione che non conosce precedenti.
Sembrano passati diversi decenni dalla unione dei Democratici di Sinistra e della Margherita. Eppure sono appena dieci anni da quel Comitato 14 ottobre che elesse la prima Assemblea costituente del Partito Democratico. Un nuovo soggetto politico, figlio della vittoria del cartello elettorale dell’Ulivo, il percorso che portò Romano Prodi sullo scranno più alto di Palazzo Chigi. Quel comitato era formato, tra gli altri, da Gentiloni, Veltroni, Franceschini, Fassino, Bersani e D’Alema, quest’ultimo chiamato in causa proprio dall’ex Premier Renzi in merito a questa scissione. Era il 2006 appunto, e a Grottaglie si votava, oltre che per le politiche, anche per le amministrative. Le prime ad aprile e le successive a maggio. Quasi l’81% dei grottagliesi si recarono alle urne e l’Ulivo si portò a casa, alla Camera, il 36% circa dei consensi, davanti a Forza Italia ferma al 26%. Bagnardi fu nuovamente Sindaco, senza difficoltà. Situazione analoga ma non simile fu registrata nel resto d’Italia dove la coalizione di Prodi prevalse sul Polo per le Libertà di Berlusconi (anche se alla Camera dovette necessitare dell’appoggio di Rifondazione). Da li di acqua sotto i ponti e nel canale di Riggio ne è passata parecchia.
A una settimana dallo strappo con la cosiddetta minoranza, avversaria di Renzi, e dopo lunghi scontri politici, si è consumata una spaccatura, che come dicevamo, non conosce eguali. Bersani, Rossi e Speranza escono dal PD e fondano il movimento dei “Democratici e Progressisti” o “Articolo 1 – Democratici e Progressisti”. Emiliano sceglie di restare per sfidare l’ex Premier alla conquista della Segreteria del PD. Una scissione che ormai è concreta, reale e che non conosce ripensamenti. Una decisione cosi drastica che doveva necessariamente interessare anche Grottaglie, da sempre roccaforte del Partito Democratico. Il Circolo di Piazza Vittorio Veneto registra in questi giorni l’uscita dei tre consiglieri comunali eletti: Donatelli, Serio e Marangella. Con un comunicato lampo hanno annunciato l’adesione al neonato movimento. Si aspetta ora l’ufficializzazione nel prossimo Consiglio Comunale, dove, forse per la prima volta dopo decenni e decenni, il Partito Democratico (DS e PCI) non sarà presente. Donatelli, Serio e Marangella si dichiareranno appartenenti ai Democratici e Progressisti e, non essendoci più consiglieri eletti appartenenti al gruppo oggi diretto da Orfini, il Partito Democratico sarà assente dalle istituzioni grottagliesi.
Una svolta epocale a Grottaglie, da sempre roccaforte del maggior partito italiano per numero di voti e per numero di parlamentari. Una scelta che ha scosso profondamente l’elettorato e i militanti che si ritrovano oggi a dover scegliere se seguire la nuova formazione, che a Grottaglie rappresenta parte della dirigenza storica, oppure non abbandonare la segreteria guidata da Paolo Annicchiarico, con all’interno la corrente dei Renziani.
Un fermento politico forte, ma forse necessario. Una fervore che molto probabilmente rianimerà la Politica, non solo in via Sant’Andrea delle Fratte a Roma, ma sicuramente anche in piazza Vittorio Veneto a Grottaglie, dove due nuovi nemici dovranno dividersi consensi, iscritti e persino la sede. Il primo dei problemi al quale i rispettivi responsabili dovranno far fronte.