La segreteria dell’Ugl di Taranto ha preso parte l’altro pomeriggio alla riunione convocata dal sindaco della città Ippazio Stefano.
L’incontro è stato organizzato dall’Amministrazione Comunale in visione dell’audizione che il primo cittadino terrà in Senato nell’ambito dell’iter di conversione in legge del nuovo decreto sull’Ilva, il cosiddetto “Decreto Salva-Taranto”.
«Come Ugl – afferma il Segretario Generale della UGL di Taranto Giuseppe Fabio Dimonte – valutiamo positivamente la decisione del Comune di coinvolgere le parti sociali, in quanto non è possibile porre rimedio alle tante storture del passato senza un pieno coinvolgimento di tutti gli attori del territorio.»
Lo stesso Dimonte è a Roma per seguire da vicino le audizioni e dichiara che: «la situazione all’interno dello stabilimento siderurgico è problematica, ma il vero dramma è nell’indotto: le imprese non ricevono da mesi i pagamenti delle forniture già prestate e non pagano stipendi, premi o tredicesime ai lavoratori. Vogliamo capire bene cosa verrà fuori da queste audizioni e quali saranno le attività che il governo vuole mettere in essere.
Contestualmente l’iter dell’esame del provvedimento andrà avanti anche nelle due commissioni, nella parte testuale. L’Ugl di Taranto guarda con interesse agli eventuali emendamenti al decreto. Si chiede di allargare, a più voci per esempio, la partecipazione dei ministeri al tavolo istituzionale per Taranto.
Altro emendamento di cui si parla, in fase di conversione del decreto legge, vedrebbe un chiarimento sui tempi e sulle modalità di attuazione dell’Aia.
Una dilatazione dei termini per ottemperare alle prescrizioni ambientali – ribadisce Il Segretario Dimonte – non è vista positivamente da questo sindacato né, come è ovvio, dalle associazioni ambientaliste e dalle altre organizzazioni sindacali dei metalmeccanici. La modifica del testo tuttavia non è cosa certa: anzi è emerso che il “Salva-Taranto” dovrebbe restare così come è oggi per evitare che i tempi si allunghino.
Il salvataggio dell’Ilva è infatti complesso.
Per l’Ugl Taranto parlare di ILVA vuol dire parlare al cuore economico e giuridico del nostro paese.
Taranto è l’Italia, e l’Italia ha assoluta necessità di produrre acciaio perché sarebbe un danno economico assurdo acquistarlo dall’estero! Ragion per cui, la politica deve assolutamente trovare una soluzione al problema della produzione ma dall’altro non può esimersi dal bilanciare due diritti assoluti del cittadino. Il diritto alla Salute e quello del Lavoro. Diritti ai quali noi non siamo disposti a rinunciare.
Innanzitutto, la politica si deve fare carico di un fattore importante, le bonifiche prima di tutto, perché se Taranto è in questo “mare nero” è anche e soprattutto colpa del mancato controllo.
Vogliamo sapere – afferma ancora afferma il Segretario Generale della UGL di Taranto Giuseppe Fabio Dimonte – quali saranno i requisiti per la scelta della new-company interessata all’ILVA che deve essere blindata dall’obbligo di non delocalizzare la produzione in paesi dove le regole ambientali e costo del lavoro sono “più morbide” e in questo, la politica europea deve assolutamente intervenire uniformando le regole per la tutela e le garanzie ambientali e lavorative in tutti i paesi membri.
Non accetteremo che sia solo una manovra di facciata.
L’Italia deve dimostrare di sapere gestire problemi complessi e l’Ilva è uno di questi.
Bisogna essere consapevoli, cosa che il Governo ha fatto, che senza l’acciaio prodotto a Taranto, la fisiologia economica italiana diventerebbe ancora più esposta alla dipendenza dalle forniture straniere.
Le Federazioni Metalmeccanici e Viabilità della UGL – conclude Dimonte – sono in stato di agitazione già da mesi, poiché nonostante le rassicurazioni di Renzi al presidente di Confindustria Taranto sul pagamento di dieci milioni di ero prima di Natale, siamo comunque ben lontani dai quasi 30 milioni che spettano solo alla provincia di Taranto.»