Ci sono luoghi, eventi e personaggi che necessitano di una certa distanza, di spazio o di tempo, per essere correttamente compresi, nel senso etimologico del termine. Tra queste credo si possa includere la tragica vicenda che ha visto protagonista, nei travagliati anni a cavallo tra il ‘700 e l’’880, Ciro Annicchiarico, passato alla storia come Papa Giro, il prete brigante nato a Grottaglie nel 1775 e giustiziato a Francavilla nel 1818.
La sua vita e le sue gesta, al limite dell’epopea, sono giunte sino ad oggi in un misto di storia e leggenda, complici una sorta di interessato riserbo dei suoi contemporanei e il clamore granguignolesco suscitato dai fatti di sangue a lui addebitati. Come nella evangelica parabola dei talenti, il Meridione d’Italia, la provincia ionica e la stessa Grottaglie possiedono tesori, materiali ed immateriali, che non solo non si riescono a mettere a frutto ma che non di rado, colpevolmente, vengono dilapidati sino a perderli per sempre.
Appare tanto singolare quasi quanto inspiegabile che della storia di “Papa Giro” abbiano scritto, certo con enfasi da romanzo d’appendice più che col rigore dello storico, tedeschi, inglesi e finanche cubani, e molto meno italiani e conterranei. Quella che altrove poteva essere, ed in casi simili è stata ed è tuttora, una occasione per meglio conoscere il proprio passato e la propria storia e – perché no – magari metterla a frutto a fini economico-turistici, qui è dimenticata, trascurata e sminuita.
A fare giustizia, storica se non legale, sulla vicenda di Don Ciro Annicchiarico è impegnato Rosario Quaranta, attento studioso di storia e appassionato cultore di vicende locali, che da anni dedica al “prete brigante” una attenzione particolare e certosina, che lo ha portato a scovare, raccogliere e pubblicare documenti in larga parte inediti, ad oggi raccolti nel pregevole volume “La vera storia del Prete Brigante Don Ciro Annicchiarico”, pubblicato nel 2005 dalle Edizioni del Grifo di Lecce nei “Quaderni di Storia – Archeologia – Arte”.
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Il libro, di oltre 300 pagine, a quasi un decennio dalla sua pubblicazione rimane ancora una pietra miliare per lo studio e la comprensione non solo della vicenda umana di “Papa Giro”, ma anche del periodo storico e delle vicende sociali che animarono il nostro territorio in decenni di terribili sconquassi sociali.
Pur nel rigore dell’approccio storico, il libro si rivela godibile anche per i non “addetti ai lavori”, grazie ad una prosa scorrevole ed appassionante ed alle vicende raccontate con brio e partecipazione. Non mancano inoltre, a chi voglia approfondire lo studio, una impressionante mole di documenti originali e riferimenti bibliografici che arricchiscono l’opera senza appesantirla troppo. “Ciliegine sulla torta” le numerose illustrazioni a colori che ritraggono alcuni momenti topici della storia e le tante fotografie che mostrano i luoghi ove la vicenda di “Papa Giro” si snodò, come una tragica sequela di eventi dettata dal Fato e dalla (in)giustizia umana.
A quasi due secoli dalla fucilazione di Ciro Annicchiarico forse i tempi sono maturi per continuare ad analizzarne la figura aldilà di entusiasmi barricadieri e strumentalizzazioni politico-religiose, di certo sarebbe opportuno che questa figura venisse meglio conosciuta, per quello che ha realmente significato, soprattutto tra i grottagliesi di oggi e di domani, obbiettivo che non può prescindere dallo studio di Rosario Quaranta di cui non pochi auspicano una riedizione, magari arricchita da nuovi materiali d’archivio, che potrebbe essere il punto di partenza per nuove e più coinvolgenti iniziative volte a conoscere e far conoscere ed apprezzare i tanti nostri “tesori”.