Sono tornati a Grottaglie domenica sera, dopo una due giorni di viaggio che li ha visti raggiungere Rieti con un furgone carico di beni donati dai grottagliesi per sopperire alle prime e più urgenti necessità delle popolazioni laziali colpite dal sisma di qualche giorno fa.
“Stanchi ma felici”, così descrivono il loro stato Ciro, Daniele e Flavio, partiti sabato pomeriggio con il loro carico di abiti, latte, medicinali da banco, cibo e altri beni di prima necessità. Il tempo di riempire il furgone e partire verso il Lazio, una trasferta diversa da quella di tanti altri fine settimana, anche questa completamente autofinanziata, anche questa con la passione che ti fa andare avanti e superare fatica, stanchezza e mille difficoltà.
Una trasferta dove la comune passione calcistica diventa non elemento di scontro ma di unione con altri tifosi, legati ad altri colori sociali ma animati dalla stessa passione. “L’iniziativa è partita subito dopo aver appreso della gravità del terremoto – raccontano i tre ragazzi – su una pagina social ci siamo messi d’accordo con altri tifosi ed abbiamo organizzato questo incontro. Ci siamo trovati a Rieti con altri ultras di Foligno, Massa Carrara, Potenza e Rieti ed ognuno di noi ha aiutato gli altri a scaricare quanto avevamo raccolto. Abbiamo fatto amicizia, ci siamo stretti la mano ed abbracciati, perché davanti a questi eventi non esistono rivalità sportive, ma solo la voglia di aiutare chi è stato meno fortunato di noi.”
Oggi è lunedì, si ritorna al lavoro ed alle proprie occupazioni, questi tre ragazzi appaiono quasi imbarazzati per l’interesse suscitato dal loro gesto; a loro non sembra di aver fatto nulla di così straordinario, e forse hanno ragione, perché certe azioni dovrebbero essere la norma. Non sono eroi e non ci tengono ad esserlo: “Gli eroi sono quelli che da giorni stanno scavando a mani nude per salvare qualcuno o per restituire almeno un corpo da seppellire a chi ha perso tutto” dicono, ed anche su questo hanno le idee chiare “Noi abbiamo fatto quello che andava fatto. Abbiamo avuto l’occasione di conoscere tante belle persone, dando una mano a chi ha bisogno. Non potevamo chiedere di meglio e speriamo che questo aiuti anche a far capire che gli ultras non sono teppisti scatenati ma persone normali unite da una passione speciale”.