«Le vicende relative all’Ilva, anche dopo la discussa aggiudicazione della fabbrica da parte del gruppo Arcelor Mittal-Marcegaglia, continuano a generare preoccupazioni sul reale intervento in materiale ambientale, e perplessità sulla condotta del Governo, di fatto complice di un piano industriale che quasi, quasi fa rimpiangere la vecchia proprietà dell’Ilva. Lo conferma la proposta sul rilascio dell’Aia: zero coperture parchi, deroghe al 2023 per ridurre le emissioni attuali e future. » Lo afferma in una nota Massimo Serio, consigliere comunale di Grottaglie e coordinatore Provinciale di Articolo 1 MDP.
«Concordo pienamente con quanto sostenuto da Legambiente nel recente documento – prosegue Serio: la domanda di autorizzazione dei nuovi interventi e di modifica del Piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria per l’Ilva di Taranto presentato da AM InvestCo Italy srl è assolutamente insufficiente.
La tanto decantata accelerazione degli interventi è inesistente a partire proprio dalla realizzazione della copertura del Parco Minerale e del Parco Fossile per la quale sono previsti 36 mesi dalla data in cui AM InvestCo subentrerà nella gestione del sito a fronte dei 28 previsti dal Piano del 2014. Una differenza di 8 mesi, pari a quasi il 30% in più del tempo originariamente previsto, destinata oltretutto a crescere considerato che i termini vengono fatti decorrere dalla data di subentro nella gestione del sito -invece che da quella di approvazione della domanda- subordinato all’attesa del verificarsi delle condizioni sospensive inserite nel contratto di vendita di Ilva SpA.
Le cose peggiorano per la copertura del Parco Calcare per la quale AM InvestCo prevede 42 mesi dalla data in cui subentrerà nella gestione del sito, a fronte dei 28 previsti dal Piano. Una differenza di 14 mesi anch’essa destinata a crescere.
L’incredibile, sempre in materia di Parchi Ilva, si raggiunge con Parco OMO, Parchi AGL Nord e Sud e Parco Loppa per i quali AM InvestCo, pur presentando un progetto alternativo alla copertura, basato su barriere frangivento e bagnatura dei cumuli, prevede per la sua realizzazione 42 mesi dalla data in cui subentrerà nella gestione del sito a fronte dei 20 previsti dal Piano per il Parco OMO e i Parchi AGL Nord e Sud, e dei 28 previsti dal Piano per il Parco Loppa. Una differenza di 22 mesi per il Parco OMO e i Parchi AGL Nord e Sud e di 14 mesi per il Parco Loppa anch’essa destinata oltretutto a crescere, a fronte di un intervento sicuramente meno impegnativo e che chiediamo non venga accolto ritenendo che vadano confermate tutte le prescrizioni di copertura dei Parchi presenti nel Piano originario.
Ma l’allungamento dei tempi non riguarda solo i Parchi. Nell’area Cokerie, per la fermata della Batteria 11 si prevede che la stessa sia collegata al riavvio delle Batterie 9/10 e che dovrà avvenire entro il 31/12/2020, mentre nel Piano la sua completa fermata era prevista entro 19 mesi. Una differenza pari a 20 mesi, più di un anno e mezzo
Sempre nell’area Cokerie, per l’installazione del sistema di controllo della pressione dei singoli forni sono previsti 36 mesi per le batterie 7/8 e 42 mesi per la batteria 12 a fronte dei 13 mesi per le batterie 7/8 e 22 mesi per la batteria 12 previsti dal Piano. Un differimento pari nel primo caso a 23 mesi e nel secondo a 20 mesi.
Insomma, tempi raddoppiati o quasi triplicati rispetto a quelli originariamente prescritti.
Per la chiusura dei Nastri Trasportatori sono previsti 32 mesi complessivi senza indicazione di obiettivi intermedi, a fronte dei 28 mesi totali previsti dal Piano e delle sue previsioni intermedie (75% entro 19 mesi), nonostante AM InvestCo non preveda copertura per i nastri che si trovino all’interno di aree per le quali è prevista la copertura con edifici o connessi ad impianti non in esercizio come l’AFO 5.
Per la chiusura completa degli Edifici aree di gestione materiali pulvirulenti si indica il termine del 31/12/2018 e quindi una tempistica pari a 15 mesi per l’effettuazione dei lavori relativamente ai 6 edifici non ancora chiusi. Nel Piano si prevedevano 8 mesi per la chiusura di 10 edifici.
Per la messa in esercizio del sistema di trattamento scorie di acciaieria AM InvestCo presenta un progetto alternativo a quello previsto dal Piano con una tempistica di attuazione pari a 48 mesi dalla data in cui AM InvestCo subentrerà nella gestione dell’installazione a fronte dei 28 previsti dal Piano per il sistema BSSF.
Per l’adeguamento ai limiti normativi per le sostanze pericolose degli scarichi degli impianti produttivi si prevede il termine finale del 31/12/2020 e, quindi, una tempistica pari a 39 mesi, a fronte dei 28 mesi previsti dal Piano: una differenza pari a 11 mesi.
Per la impermeabilizzazione delle superfici e la realizzazione dei sistemi di raccolta e trattamento delle acque meteoriche e di bagnatura/ raffreddamento delle aree GRF, SEA, IRF il termine finale è fissato al 1/07/21, mentre nel Piano si fa riferimento alla percentuale del 50% entro 18 mesi e al completamento entro 27 mesi. Un differimento pari a 18 mesi che Am InvestCo motiva con la presenza di scorie di acciaieria da deferrizzare e rimuovere, presenti però nella sola area IRF.
Per la realizzazione dei sistemi di raccolta e trattamento delle acque meteoriche dell’Area delle lavorazioni a caldo il termine finale è fissato al 23/08/23, senza indicazioni di percentuali di realizzazione ad un data intermedia, mentre nel Piano si fa riferimento alla percentuale del 50% entro 18 mesi e al completamento entro 27 mesi. Un differimento che arriva quindi a 44 mesi, più di 3 anni e mezzo.
Per gli Sporgenti marittimi e le relative pertinenze si prevede di terminare le attività entro il 23/08/2023 senza nessuna scadenza intermedia. Nel Piano il completamento delle attività di caratterizzazione e delle opere di gestione delle acque meteoriche era previsto entro 16 mesi dal rilascio delle autorizzazioni necessarie.
Per la Certificazione prevenzione incendi si prevede un cronoprogramma per le diverse attività produttive con scadenze dal 30/06/20 al 30/06/23 e tempistiche di attuazione comprese tra i 36 e i 60 mesi. Nel Piano si prevedeva entro 28 mesi l’approntamento per ogni area produttiva di fascicoli tecnici attestanti la conformità di ogni attività soggetta presente nell’area per la conseguente richiesta di rilascio della certificazione.
Anche per il piano organico degli interventi di efficientamento energetico si prevede la conclusione entro il 23/08/23, con una tempistica di circa 70 mesi, contro i 28 mesi previsti dal Piano.
In termini generali, infine, il Piano delle misure approvato con DPCM 14 marzo 2014 prevedeva che, ove non diversamente indicato, il termine ultimo per la conclusione degli interventi fosse fissato al 3/08/2016 con, quindi, un massimo di 28 mesi per la realizzazione delle prescrizioni previste .
Il nuovo Piano prevede una scadenza massima degli interventi al 23/08/23 e quindi una tempistica di attuazione pari a circa 70 mesi: più del doppio rispetto ai tempi originariamente prescritti!
Legambiente chiede giustamente che tutte le previsioni temporali contenute nella domanda presentata da AM InvestCo Italy siano ricondotte a quelle indicate nel Piano delle misure approvato con DPCM 14 marzo 2014 ritenendo del tutto ingiustificato un generalizzato allungamento delle stesse. Tempi maggiori, a nostro avviso, vanno valutati solo a fronte di specifiche, limitate e comprovate impossibilità di realizzazione e commisurati a ciò che è strettamente necessario da un punto di vista tecnico.
Se è vero che “il tempo è denaro” le tempistiche indicate da AM InvestCo Italy indicano con chiarezza che a pagare saranno la salute, la pazienza e il portafoglio, dei cittadini di Taranto.
É inaccettabile – e non si può non concordare con Legambiente – un piano ambientale che si prolunghi ancora per sei anni.
Le perplessità da noi subito avanzate trovano conferma, e dunque i timori sollevati dalla Regione Puglia erano e sono fondati. La levata di scusi delle associazioni ambienbtaliste è sacrosanta e va sostenuta. E, parallelamente, va smacherato il gioco portato avanti dal governo-Gentiloni, complice di un progetto, quello del gruppo Arcelor Mittal-Marcegaglia, tendente ad acquisire quote di mercato, a cacciare migliaia di lavoratori e a rendere vani e futuribili gli interventi in materia ambientale, con un danno sanitario per la popolazione che persiste e grida vendetta.
Come Coordinamento Provinciale di Art. 1 Mdp – conclude Serio – siamo fortemente impegnati, a livello provinciale, regionale e nazionale, ad avversare questo disegno, e in questi giorni renderemo pubbliche le nostre iniziative volte a tutelare Taranto: oltre al danno non deve aggiungersi la beffa.»