Nella carta di identità mi ha sempre incuriosita la voce: Segni Particolari. Da piccola mi chiedevo, quali potessero essere questi segni particolari di una persona e, mi dicevo, che avrebbero dovuto avere una funzione molto importante nella vita della persona a tal punto da indicarli nella carta di identità. Questi “segni particolari” avrebbero differenziato una persona dalle altre…e non era pertanto sufficiente solo il nome, il cognome e luogo di residenza, ma vi era la necessità (e la mia curiosità di bambina) di andare oltre la fotografia della persona al fine di individuarla e differenziarla nella sua unicità di essere umano. Così, nel momento in cui riflettevo sul titolo da dare all’incontro per il Progetto Famiglia, ho sentito che affrontare il tema dei figli di genitori separati e divorziati potesse significare affrontare un tema che differenzia questi figli dai figli di famiglie serene. Ecco…fermiamoci un attimo: non famiglie necessariamente ed apparentemente unite, ma famiglie serene! Ed è questo il file rouge dell’incontro tenutosi il 12 Marzo presso il Salone Parrocchiale della Chiesa Madonna del Rosario a Grottaglie. Pertanto l’incontro si è proposto di vedere e sentire la separazione della coppia coniugale con gli occhi del Bambino che ognuno di noi ha in sè a tutte le età.
Quindi, prima di leggere questo articolo, invito ogni lettore a fermarsi per poter leggere e sentire con il cuore di Bambino. Chi ha sentito, o sente tutt’ora, dolore, paura, rabbia o per chi finalmente ha potuto “respirare” dopo il divorzio dei propri genitori, sa e sente di cosa sto parlando e scrivendo! Non mi rivolgo esclusivamente ai figli di genitori separati e divorziati, ma a tutte le mamme e i papà che hanno la responsabilità e il piacere di essere modello per i propri figli. E, non in ultimo, mi rivolgo ai figli di genitori apparentemente uniti, ma affettivamente ed effettivamente “separati in casa”. Innanzitutto credo sia importante sottolineare il fatto che il divorzio non è un evento in sè, ma un processo, a volte lungo che dura mesi e anni. A fronte di questo processo vi sono coppie che scelgono di dirsi “addio” e coppie che invece, per diverse ragioni (e/o emozioni) non “riescono” a dirsi “addio”, vivendo “separati in casa”. Molti clienti che appartengono a quest’ultima situazione “familiare” mi riferiscono il seguente alibi: “Non ci separiamo per il bene dei figli!”. Ritengo non esista nulla di più disonesto a livello emotivo per una coppia genitoriale! Il figlio, in modalità differenti in base all’età, sta bene e vive serenamente se i genitori stanno bene e vivono serenamente (i genitori e non necessariamente la coppia coniugale!). I figli imparano essenzialmente dall’esempio che i genitori forniscono: se vivono senza amore, i figli potranno essere rinunciatari o non sapranno forse a loro volta riprodurre una situazione di amore. E vivere nell’ipocrisia e nella finzione in una famiglia apparentemente unita può essere ancor più distruttivo e dannoso di un divorzio intelligente e responsabile per tutta la famiglia.
Affinchè il divorzio sia meno dannoso possibile per la famiglia e in particolare per i figli, questi ultimi devono essere riconosciuti dai genitori come persone a tutti gli effetti e non come oggetti che non vedono e che non sentono. Spesso ascolto frasi di questo tipo: “Ma tanto è piccolo! Non capisce!”. Quando ascolto queste frasi, la mia Bambina interna vorrebbe urlare con grinta: “Ehi!!!! Noi Bambini sentiamo ancor prima di nascere!!!”. Questo è il punto di partenza, a parer mio: il bambino comprende a tutte le età, ma lo fa in maniera differente rispetto al suo sviluppo cognitivo, corporeo e psico-emotivo. Pertanto è fondamentale saper gestire, con l’aiuto di uno specialista laddove risulti necessario, conoscere e affrontare le diverse fasi del ciclo di vita e sintonizzare, a ogni fase, il linguaggio e le modalità più indicate per comunicare al proprio figlio la separazione. La maggior parte dei figli di coppie separate che vedo nella mia pratica clinica sostengono di non aver avuto alcun “annuncio o comunicazione o spiegazione” rispetto alla separazione dei genitori, ma si sono trovati di fronte al fatto compiuto, ossia il papà o la mamma che va via da casa. Oltre a numerose conseguenze a breve termine, che il bambino può vivere durante e subito dopo questo evento ( soprattutto se correlato da elevato livello di conflittualità aperta tra la coppia ) come disturbi del sonno, irrequietezza, isolamento, enuresi notturna, difficoltà di concentrazione, calo del rendimento scolastico, disturbi psicosomatici, vi sono conseguenze a lungo termine della separazione sull’adattamento psicologico dei giovani adulti “sopravvissuti al divorzio”.
Ciò dipende non esclusivamente dall’evento in se del divorzio, quanto da tutte le variabili che inficiano l’adattamento della famiglia alla separazione. Le variabili più importanti sembrano essere: il conflitto familiare (entità, durata e tipologia) e la continuità nel tempo e nella qualità della relazione genitore-figlio. La possibilità di poter continuare ad avere rapporti significativi con entrambi i genitori rassicura il figlio sul fatto che non sarà abbandonato e salvaguarda la possibilità di avere a disposizione più modelli adulti possibilmente positivi con cui confrontarsi e su cui costruire la propria identità e le future relazioni sentimentali. Dunque la conflittualità aperta tra i genitori incide negativamente sullo sviluppo della personalità del bambino tanto che è stato dimostrato come sia più deleteria per la salute psico-emotiva del figlio una famiglia integra e conflittuale, rispetto ad una situazione serena, anche se la coppia genitoriale è separata o divorziata. Considerando l’infinità variabilità dei comportamenti e sentimenti di ogni singola persona, il fattore determinante nella riuscita psicologia e affettiva del figlio che ha vissuto la separazione dei genitori è la capacità di imparare ad affrontare il dolore e la rabbia che tale evento ha comportato, spesso il figlio impara direttamente dai modelli principali nella sua crescita, ossia i genitori e per i figli i cui genitori saranno stati i primi ad aver elaborato il sentimento della perdita e avranno saputo affrontare responsabilmente la fine dell’amore, può essere meno difficoltoso; in questo passaggio credo sia importante l’onestà emotiva dei genitori e, questo non vuol dire assolutamente sfogarsi con i propri figli, cosa che invece sovente accade, ma attraversare il doloroso passaggio della separazione con sincerità e chiarezza ricordando il modello decisivo per lo sviluppo sereno del figlio è il comportamento stesso dei genitori.
Al fine di ridurre i danni psico-emotivi nei propri figli, i genitori hanno il dovere di lasciare i figli fuori dai loro litigi! Ma questo significa farlo non solo con la testa, ma anche e soprattutto col cuore! La coppia coniugale ha il diritto di esprimere tutte le sue sofferenze, la sua rabbia, il suo strazio, ma non con suo figlio! Bensì con un adulto, un familiare , un amico, un terapeuta. Questo a parole risulta molto facile, ma nei fatti, quindi nei sentimenti, nelle circostanze di vita quotidiana non lo è sicuramente, pertanto vi sono specialisti psicologi, psicoterapeuti, mediatori familiari che possono aiutare a ripristinare la coppia genitoriale laddove la coppia sentimentale ha intrapreso altre strade.