«Tutto è iniziato una sera di poco più di 3 mesi fa. Mio marito, mentre chiudeva il garage, una sera in cui c’è stato un temporale fortissimo, vede uscire delle numerose scintille dalla cassetta dell’impianto elettrico posto sulla strada. Spaventato, mi fa chiamare l’Enel che, giusto il tempo che occorre da Crispiano, giungono sul posto per verificare il guasto, spaventati dalla nostra segnalazione.» Ad inviarci questa segnalazione è la signora Luisa Liuzzi, che prosegue: «Gli operatori ci dicono che non possono fare nulla perché l’impianto elettrico stradale non è di loro competenza ma del Comune.
Il mattino dopo, mio marito, segnala il guasto ai vigili, con l’indicazione delle vie e tutti i dati necessari, e ci torna altre due volte per sollecitare. Io stessa telefono altre due volte e ci vado due volte, la prima dai vigili e la secondo vengo mandata, dagli stessi, all’Ufficio Tecnico dove, un impiegata,mi risponde che occorre elaborare un progetto e presentare un preventivo da una ditta esterna, aspettare l’approvazione e poi iniziare i lavori.
Questo 3 settimane fa, chiarisce la signora Liuzzi. Nel frattempo, altri residenti della Via Quaranta e Via San Francesco, fanno altre segnalazioni al Comune. La strada continua a restare buia, senza illuminazione e pericolosa per i passanti che, in tarda serata, percorrono quella via.Tratto stradale, peraltro, oggetto di atti di vandalismo nei confronti degli abitanti come pietre alle finestre, furti dei pumi dai balconi, escrementi umani lasciati vicino le porte…
Molti miei compaesani hanno pensato bene di fotografare e produrre filmati delle blatte in giro, soprattutto nel centro storico, caratteristico non per il suo fascino storico-culturale ma per il suo stato malridotto, sporco e non controllato.
Avevo pensato di far fare qualche scatto fotografico per allegarlo a questa mia lettera ma le blatte sono vive e temporanee, lo stato dei luoghi, invece, del centro storico è permanente. Non c’è bisogno che venga immortalato in una foto. Basta venire sul posto e rendersi conto del degrado e dell’abbandono.
A tal proposito, vorrei segnalare un cattivo odore proveniente da una casa chiusa da tempo immemorabile. In Via d’Alessandro. Un topo morto? Un gatto? Non lo sappiamo. Sappiamo solo che, passandoci accanto, non si sente certo odore di ragù.
Noi residenti del centro storico – prosegue la signora Liuzzi – abbiamo cura delle nostre case e anche della strada e del quartiere ma non possiamo farlo anche delle abitazioni non abitate o, se lo sono, non sono ben gestite. Sarebbe opportuno un maggiore controllo da parte di chi di dovere, della gestione degli affitti e dei residenti, capire chi ci abita e come vive.
Abito nel centro storico da più di quarant’anni. La trasformazione che ha subito è una ferita al cuore, non c’è più calore, amicizia e decoro urbano. Tutto è lasciato a se stesso. Nonostante angoli caratteristici, piccole chiesette e stradine storiche.
Chiunque può esprimere il proprio parere del quartiere di “bascio a li cunzature” ma, – conclude la signora Liuzzi – lasciatemelo dire: occorre abitarci per capire cosa vuol dire, cosa c’è bisogno di fare e come si potrebbe vivere meglio.»