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Ci sono libri che meriterebbero una definizione tutta loro; non sono saggi, non sono romanzi, non sono biografie eppure sono tutto questo ed altro ancora.

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Scappa scappa galantuomo” di Gaetano Parmeggiani e Max Rusca, per i tipi de “La Lepre Edizioni” è senz’altro uno di questi. E’ un almanacco con una pagina per ogni giorno dell’anno, ed anche qualcuna in più, da leggere con calma, senza fretta, centellinando ogni rigo, lasciando decantare le parole come fossero liquore prezioso, magari cercando il significato di qualche termine arcaico o ampolloso. Tra i tanti meriti del libro, e sono tanti davvero, c’è senz’altro quello di adottare uno stile di scrittura che ci catapulta anni – se non secoli – indietro, adottando uno stile di scrittura che riprende quello dei vecchi almanacchi e riporta alla mente agiografie commosse e targhe commemorative dove non manca quasi mai la frase “con indomito coraggio e singolare sprezzo del pericolo”. Esemplare esempio (ci si permetta la cacofonia ridondante) di enantiodromia letteraria, “Scappa scappa galantuomo” porta all’eccesso il burocratese affettato e il vezzoso cronachistico, rendendoli evidentemente comici nella loro tetragona serietà.

Ad uso del lettore poco avvezzo a cogliere citazioni e giochi di parole nascosti tra le righe, giungono le note del curatore, anche loro godibili più che mai, che ripotano – più spesso di quanto tanti altri dovrebbero fare – il “Q.B.D.H.!” il cui significato lasciamo scoprire al lettore curioso, ma che anticipiamo essere una sorta di “excusatio” certamente “non petita” e altrettanto non dovuta. Non è un libro per tutti, accorre dirlo senza che alcuno si offenda, e lo dimostra in primis il fatto che, stampato una prima volta nel 1971, solo oggi viene riproposto in edizione integrale. Non è libro per tutti perché – come detto – consiglia, richiede, quasi obbliga ad una lettura lenta e attenta, ben lontana dai frenetici ritmi odierni, dove il digitar su tastiera pare avere il predominio sul profumo di inchiostro di stampa. Pure, è un libro che consigliamo, anche solo a quei pochi che vorranno raccogliere l’intrigante sfida di separare il grano dei brani autentici dal loglio delle caricature (o dovremmo dire il contrario?) e conserveranno questo volume sul loro comodino da notte, concedendosi come commiato alla giornata che si appresta alla fine la lettura della pagina dedicata al dì che saluteranno di li a qualche ora.

Non un libro da ombrellone, forse, certamente non un libro per bigotti e seriosi, per chi non sappia accogliere lo scherzo e non apprezzi il sottile gioco dell’ironia, che regala a chi sappia coglierla e farsela compagna di vita la capacità di gettare uno sguardo nuovo sui tanti luoghi comuni che ci circondano, troppo seriosi per poter essere presi davvero sul serio, donandoci infine la convinzione che si può rispondere “si” alla domanda che ci viene posta in copertina: “Si può trovare un motivo per ridere ogni giorno dell’anno?”.

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