La Chiesa cattolica celebra oggi, 18 gennaio, la ricorrenza della memoria di Santa Liberata da Como religiosa italiana che fu monaca benedettina ed è venerata come santa nella tradizione cristiana occidentale assieme alla sorella Faustina.
La vita della Santa
La storia ricorda che Liberata nacque agli inizi del VI secolo a Rocca d’Olgisio (Piacenza) in una famiglia molto benestante. Lei e la sorella Faustina persero la madre in giovane età e furono affidate ad un tutore di nome Marcello che ebbe la responsabilità della loro educazione. Il padre voleva che le figlie contraessero un matrimonio all’altezza del rango familiare ma le due ragazze desideravano abbracciare il cammino di fede che prevedeva la contemplazione e la preghiera, e per poterlo fare dovettero fuggire da casa raggiungendo Como, dove diventarono monache adottando la regola di Benedetto, che proprio in quegli anni iniziò ad espandersi.
La tradizione vede Santa Liberata protettrice delle puerpere, delle nutrici e degli infanti e riporta alcuni interventi giudicati miracolosi, come l’aver fermato con le mani due massi che minacciavano di cadere e distruggere il borgo di Capo di Ponte o dell’intervento che salvò una nobile della regione, straziata dal marito con il supplizio della croce, che Liberata salvò mentre era in fin di vita, sanandola delle tremende ferite.
La santa è spesso raffigurata in compagnia della sorella in abito benedettino, con in mano un giglio segno di verginità; ma l’immagine forse più diffusa è quella che vede Liberata con in braccio due neonati in fasce, come santa protettrice contro i pericoli del parto e della mortalità infantile.
In numerose aree lombarde, piemontesi e valdostane si sono conservate immagini di santa Liberata che la ritraggono mentre regge in braccio due bimbi in fasce risalenti al XV secolo. In tali immagini i due bimbi compaiono con l’aureola in capo e in qualche caso sono leggibili le scritte che identificano i due infanti come i santi Gervasio e Protasio, fratelli gemelli figli di san Vitale e santa Valeria.
La protezione delle puerpere
Sebbene il culto di Santa Liberata sia particolarmente radicato nell’area lombarda, anche nel resto di Italia la Santa gode di particolare attenzione, soprattutto per la sua fama di protettrice delle puerpere, tanto da essere spesso invocata nel caso di parti difficili, che vedono a rischio la vita della mamma o del nascituro.
Questi rischi erano particolarmente presenti sino a pochi decenni fa, quando la scarsa ospedalizzazione faceva si che la maggior parte delle nascite avvenissero a casa, potendo contare al massimo sulla assistenza di una levatrice o di qualche anziana parente o vicina di casa ammaestrata dall’esperienza.
Sino agli anni ’60 del secolo scorso, la figura della levatrice era particolarmente diffusa, e in particolare nei piccoli centri rurali godeva di una fama e rispetto che la ponevano spesso al pari delle varie autorità del paese, a livello del parroco, del maresciallo dei carabinieri, del farmacista e del sindaco. Si trattava di una donna che non di rado poteva letteralmente salvare la vita alla madre ed al bambino, che doveva decidere in pochi istanti cosa fare e come agire, coordinando altre persone, organizzando un evento eccezionale, dovendo avere la capacità di annunciare una gioia ma anche trovare le parole per consolare nel caso di conclusione infausta del parto.
Molti che abbiano superato i cinquanta anni di età ricorderanno la figura della levatrice Annarella Mirziano, interpretata da Marisa Merlini nel film “Pane, amore e fantasia”, che rende appieno lo svolgersi di quella che era una vera e propria “missione”, svolta con pochi mezzi e molta abnegazione da queste donne.
Nel Salento tra fede e arguzia
Ma nel Salento Santa Liberata è famosa non solo per la sua fama di proteggere le nascite a rischio, ma anche per il salace aneddoto che si attribuisce a Papa Galeazzo, che fu arciprete di Lucugnano a metà del 1500 e le cui gesta sono giunte sino a noi raccontate in godibilissimi “culacchi”.
Gli aneddoti che riguardano questo parroco di campagna raccontando di un sacerdote ironico e disincantato, spesso più attento ai piaceri del corpo che alla elevazione dello spirtico, condizione non rara ai tempi in cui molti sceglievano la visa sacerdotale più per sfuggire ad una vita di fame e fatica che per seguire la chiamata della fede.
Tra i tanti racconti che riguardano questa figura nota in tutto il Salento, c’è quello che lo vide chiamato al capezzale della marchesa di Alessano, che da più giorni era sofferente per il travaglio di un parto che si presentava difficile ed a rischio per la vita della puerpera a causa della sfavorevole posizione del nascituro.
A nulla erano valsi gli interventi dei medici e delle “mammane” del posto, ed il futuro padre aveva comandato di tenere esposto il Santissimo in tutte le chiese del paese, dove il popolo accorreva per pregare in favore della saluta della nobile mamma.
La notizia della gravità della situazione giunse sino a Lucugnano e Papa Galeazzo, che era molto amico della famiglia marchesale, raggiunse la vicina Alessano per unire le sue preghiere a quelle degli altri fedeli. Raggiunto il vicino borgo, il sacerdote fu avvertito del peggioramento della situazione e decise così di raggiungere il palazzo marchesale per unire il conforto della fede all’operato della scienza medica.
Accolto dal marchese, fu subito accompagnato in camera dalla puerpera, che – vedendo accostarsi il sacerdote – temette il peggio per lei e per il nascituro ed implorò il prelato affinché una sua preghiera potesse salvarla dal pericolo in cui si dibatteva.
Così Papa Galeazzo alzò gli occhi al cielo, giunse le mani e con aria ispirata e compunta si rivolse alla Santa che vegliava sulle puerpere, così implorando:
“Oh, mia Santa Liberata,
Fa che dolce sia l’uscita,
Come dolce fu l’entrata,
Oh, mia Santa Liberata!”
L’allusione, nemmeno troppo velata, era ai piaceri della copula coniugale che avevano portato al concepimento che si presentava invece così doloroso; la preghiera apparve così originale e grottesca che la marchesa fu presa da un accesso di risate così forte e lungo che si ruppero le acque, , il feto si mise in posizione opportuna e prima ancora che si spegnesse l’eco delle signorili risate il vagito del marchesino annunciò la nascita di una nuova vita.