“Una audizione superficiale e approssimativa che non ha risposto alle domande dell’assemblea.” Lo dichiara Francesca Franzoso, consigliere regionale di Forza Italia, vicepresidente della Prima commissione Bilancio, dopo l’audizione di Emiliano e del capo dipartimento Salute, Giancarlo Ruscitti.
“Il Presidente Emiliano – spiega Franzoso – ha rimediato una figura grama, in commissione Bilancio, chiamato a rispondere sull’impatto economico finanziario del piano di riordino ospedaliero. Tanto reticente, quanto a volte impreparato di fronte alle domande dei commissari, l’assessore alla Sanità non ha chiarito i dubbi circa le incongruenze di bilancio, derivanti dall’applicazione del Piano. I dubbi sui costi effettivi restano tutti Per questo, ho chiesto al dott. Ruscitti un dettaglio delle voci rispetto agli interventi, scorporati struttura per struttura e, soprattutto, l’impatto sul bilancio corrente, visto che i dati comparativi forniti fanno riferimento all’esercizio finanziario 2015.
Un passaggio necessario alla luce delle evidenti incoerenze tecnico contabili, emerse nel report fornito dal dott. Ruscitti. Due esempi per tutti: il costo complessivo delle strutture di Andria e Canosa nel 2015 è di 85 milioni di euro. Post riordino, nonostante un aumento di 73 posti letto, il costo previsto scende di due milioni. Idem a Taranto: i costi operativi degli ospedali del capoluogo SS. Annunziata e Moscati, nel 2015, sono stati di 221 milioni. Dopo la riorganizzazione della rete, nonostante un incremento previsionale di 57 posti letto, le due strutture costeranno 182 milioni: cioè quaranta quasi quaranta milioni in meno a fronte di una maggiori disponibilità alberghiera.
Nel merito del provvedimento – conclude Franzoso – il limite serio è quello di aver non aver ancorato le scelte della programmazione alle necessità assistenziali derivanti dai dati epidemiologici dei territori. Il modello proposto prevede un numero esorbitante di ospedali di base ed un numero di strutture di primo livello inadeguato. Una riformulazione delle rete arrangiata, che non chiude il buco della maggiore voce di deficit: il costo elefantiaco della mobilità passiva”.