La devozione verso la figura di santità di San Pio è così diffusa nel nostro paese da poter dire che non c’è persona, credente o no, che non lo conosca. Sembra infatti che il frate di Pietrelcina attiri molto; forse perché in vita egli ha operato così bene e testimoniato davvero il Regno di Dio tanto da avvicinare molte persone alla fede. E sembra che, anche dopo tanti anni dalla sua dipartita da questo mondo, il suo esempio continui ad attrarre.
Francesco Forgione, questo il nome di Battesimo, nacque a Pietrelcina in provincia di Benevento il 25 maggio 1887. La storia ci dice che il nome fu scelto dalla madre, devota a san Francesco d’Assisi. Ella era una donna molto credente tanto che influenzò la formazione religiosa del giovane, il quale da subito volle consacrarsi a Dio. Il desiderio di diventare sacerdote fu sollecitato dalla conoscenza di un frate del convento di Morcone, fra’ Camillo da Sant’Elia a Pianisi, che periodicamente passava per Pietrelcina. Nel 1902, all’età di 14 anni, espresse il suo desiderio di consacrazione e presto arrivò l’assenso all’ingresso in convento. Nonostante la giovane età, ebbe delle visioni dalle quali capì che Dio gli aveva riservato un posto particolare nella missione della Chiesa: egli avrebbe lottato contro Satana per il resto della vita e il Signore sarebbe stato con lui. Il 22 gennaio 1903, vestendo l’abito di novizio, diventò “fra Pio” e quattro anni dopo pronunciò i voti solenni di povertà, castità e obbedienza, quale consacrazione definitiva al Signore. Il 18 luglio del 1909 ricevette l’ordine del diaconato, nel noviziato di Morcone e il 10 agosto fu ordinato sacerdote: aveva ancora 23 anni. È in questi anni che il santo riceve le stimmate, ma mantiene il segreto, comunicando la cosa al suo padre spirituale solo nel 1911.
In seguito, nel 1916, viene definitivamente trasferito nel convento di San Giovanni Rotondo, nella nostra amata Puglia, dove passa il resto dei suoi anni fino alla morte e dove il suo corpo, miracolosamente ritrovato intatto dopo quarant’anni dal decesso, ancora oggi riposa. L’inizio del manifestarsi delle stimmate risalirebbe a quando, per la sua malattia, il religioso aveva avuto il permesso di lasciare il convento e di vivere nella casa natale di Pietrelcina. Non distante dal paese, tutti i giorni dopo aver celebrato la Messa, si recava in una località detta Piana Romana, dove il fratello Michele aveva costruito per lui una capanna per pregare e meditare all’aria aperta. Il fenomeno delle stimmate si manifestò con maggior intensità nel settembre 1911, quando il frate scrisse al suo direttore spirituale: «In mezzo al palmo delle mani è apparso un po’ di rosso, grande quanto la forma di un centesimo, accompagnato da un forte ed acuto dolore. Questo dolore è più sensibile alla mano sinistra. Anche sotto i piedi avverto un po’ di dolore». La voce della comparsa delle stimmate fece il giro del mondo e San Giovanni Rotondo divenne meta di pellegrinaggio da parte di persone che speravano di ottenere grazie.
A causa della notorietà subito acquisita, le alte autorità ecclesiastiche iniziarono le loro indagini sulla veridicità del frate; è più prudente infatti indagare su una verità e non piuttosto trascurare e correre il rischio di omissioni che acconsentano tacitamente a degli imbroglioni. Quello che alcuni trascurano di P. Pio era la dedizione al confessionale. Chissà quante anime si sono salvate dopo essersi accostate a quell’inginocchiatoio di grazia e benedizioni! Questo perché San Pio aveva ricevuto dal Signore anche il dono particolare della conoscenza dei cuori; egli spesso sapeva già quello che abitava nel cuore di chi gli si stesse accostando perché il Signore glielo permetteva al fine di poter salvare anche quell’anima.
San Pio è di esempio a molti sacerdoti, soprattutto per l’obbedienza. Infatti, sebbene gli fu negata per un certo periodo la possibilità di celebrare pubblicamente l’Eucarestia e di confessare, egli mai si ribellò al volere dei superiori perché era certo che quella era volontà di Dio. Ora qualcuno potrebbe pensare che l’obbedienza sia stata un atto di stupidità perché non è possibile sottomettersi quando si ha ragione e invece San Pio ci insegna il contrario. Il Signore stesso che disse “Le mie vie non sono le vostre vie” (Isaia 55) dall’esperienza del frate ci dona di comprendere che anche quella sofferenza di non poter più essere avvicinato per la confessione era invece parte del più grande disegno di bene che Dio aveva pensato per tutti.
Attraverso l’esperienza di San Pio rileggiamo l’esperienza del Cristo crocifisso al quale è negata ogni difesa, eppure era realmente il Figlio di Dio, e si potrebbero fare molti accostamenti tra il frate di Pietrelcina e Gesù. La vita dei santi infatti è davvero esegesi concreta del Vangelo. Il 23 settembre 1968, all’età di 81 anni, P. Pio muore nella casa di San Giovanni Rotondo, dove per i funerali giunsero più di centomila persone e dove ancora oggi milioni di pellegrini si recano per trovare il conforto della fede e la luce del Vangelo da attingere dalla sua vita.
Il 20 marzo 1983 iniziò il processo diocesano per la sua canonizzazione, il 21 gennaio 1990 venne proclamato venerabile, fu beatificato il 2 maggio 1999 e canonizzato il 16 giugno 2002 in piazza San Pietro da papa Giovanni Paolo. La sua festa liturgica viene celebrata, come oggi, il 23 settembre. C’è ancora oggi un segno della presenza di San Pio nelle nostre case e nella parrocchie, negli ospedali e nei conventi e che fa si che il messaggio di Cristo passi attraverso l’esperienza del santo frate. Mi riferisco ai “Gruppi di preghiera di Padre Pio” di cui anche Grottaglie ne va fiera (per esempio c’è nella Parrocchia del Carmine) e che hanno come missione comune quella di pregare. Essi nacquero nel lontano 1950 perché la gente, istruita dal frate, aveva compreso l’importanza della preghiera. Così i primi fedeli che si riunivano nella erigenda “Casa Sollievo della Sofferenza”, si incontravano per dei momenti di preghiera e San Pio li istruiva di volta in volta facendo loro comprendere la necessità e l’importanza di quello che vivevano assieme. La missione di questi gruppi è ad un tempo molto alta, ma anche molto semplice: pregare, come ha insegnato Cristo, per i bisogni spirituali della nostra epoca e perché si compia il Regno di Dio. I gruppi di preghiera si propongono si seguire la spiritualità francescana, ma soprattutto di vivere costantemente la preghiera e la testimonianza cristiana. Hanno alcuni punti saldi nel carisma che sono: l’adesione piena e incondizionata alla dottrina della Chiesa Cattolica, guidata dal Papa e dai Vescovi; l’obbedienza al Papa e ai Vescovi; la preghiera con la Chiesa, per la Chiesa e nella Chiesa, con la partecipazione attiva alla vita liturgica; la riparazione mediante la partecipazione alle sofferenze di Cristo e la carità fattiva ed operosa a sollievo dei sofferenti e dei bisognosi come attuazione pratica della carità verso Dio.
Papa Giovanni Paolo II, parlando ai Gruppi di Preghiera in un discorso del 1996, circa la vita spirituale incentrata sull’Eucarestia e la riconciliazione, afferma che tale “dinamismo non mancherà di tradursi in fattivo amore verso i fratelli, specialmente verso quelli che sono nella sofferenza e nel bisogno. Anche in questo Padre Pio vi è di esempio”.