2 Aprile. Era il Venerdì Santo del 1507. Moriva il Santo di Paola. Nasceva 600 anni fa il 27 aprile. San Francesco di Paola. Il Santo che ha penetrato il cuore dell’Europa nelle metafore del Mediterraneo.
Il fondatore dell’Ordine dei Minimi ha lasciato delle testimonianze importanti nella cultura popolare e nella religiosità del quotidiano oltre ad aver tracciato le vie di una santità che vive nella nostra consapevolezza. Il Santo che amava il mare (come ho cercato di proporre nei miei due libri dedicati a San Francesco dal titolo: “San Francesco di Paola. Il chiostro come metafora della grotta”, 2000 e “San Francesco di Paola. Il chiostro: isola Mediterranea”, 2004) ma che intraprendeva cammini lungo le strade di terra. Giunse fino in Francia dove morì.
La vita di San Francesco di Paola è stata una vita avventurosa. Resta un Santo popolare ma il suo culto si diffuse soprattutto dopo la canonizzazione, voluta, tra l’altro, dalla regina Anna di Bretagna per aver miracolato la figlia, principessa Claudia, che porta la data del 1° maggio del 1519. Infatti dopo questa data vennero erette, in suo nome, chiese, conventi e venne proclamato patrone di diverse città. Napoli lo proclamò Patrono solennemente l’11 novembre del 1625 e Torino lo nominò Patrono della città nel 1706.
Nella sola Italia meridionale le città che lo hanno proclamato patrono sono ben ventidue. In Francia e in Spagna è una presenza i cui richiami miracolosi sono impressionanti. Tra l’altro è Patrono della Gente di mare della Nazione Italia. Lo volle Pio XII mentre Giovanni XXIII lo proclamò Patrono speciale della Calabria.
Fondatore dell’Ordine dei Minimi. Nel testo di Padre Francesco Russo si legge: “L’ordine dei Minimi, iniziato da S. Francesco di Paola nel 1453, ha avuto uno sviluppo prodigioso nel secolo XVI ed ha toccato l’apice alla metà del secolo XVII.
“Alla morte del Santo Fondatore, avvenuta il 2 aprile del 1507, i conventi esistenti in Italia, Francia, Spagna e Germania erano una trentina. Al primo Capitolo Generale, tenuto a Roma nel 1507, si ebbe la prima divisione in Provincie, che furono sette: 2 in Italia, 3 in Francia, una in Spagna e una in Germania. Un secolo dopo le Provincie erano salite a 20 con 380 conventi. Durante il secolo XVII furono create altre Provincie e un Vicariato, con un complesso di altri 251 conventi. Sicché alla fine del secolo XVII si aveva un complesso di 33 Provincie, tre Vicariati, 640 conventi e circa 14 mila Frati” (P. Francesco Russo, Il Santuario – Basilica di Paola, Monografia storica e guida illustrata, Edizioni Santuario Basilica San Francesco di Paola, 1966).
Questo Santo che non smise mai di considerarsi un minimo. Si considerava un “minimo dei minimi servi di Gesù”. Perché minino vuol dire secondo la concezione del paolano “ultimo”. La sua umiltà nel segno di un simbolo che recita Charitas. Martire, umile e martirizzato.
Cinquantacinque anni dopo la morte il corpo sepolto nella chiesa di Tours, trovato intatto, venne bruciato dalla rabbia degli Ugonotti il 13 aprile del 1562. Il Santuario di Paola è un’immensa memoria che conserva i luoghi della sua presenza. La sua dimora, il percorso sul ponte, il posto del diavolo, l’acqua santa, la bomba che cadde e non esplose.
I Conventi non furono fondati solo in Italia e in particolare in Calabria. Ma c’è una devozione che tocca territori e paesaggi che vanno chiaramente oltre confine. “Il Servo di Dio, fiorendo di virtù in virtù, fondò in Francia, in poco tempo, vari magnifici Conventi (per esempio, a Tours, ad Amboise, a Gien, a Parigi, Chatellerault, ed altri altrove), grazie al contributo generoso dei Principi e alla prestazione di lavoro dei fedeli”. Così si legge in Vita di San Francesco di Paola scritta da un discepolo anonimo suo contemporaneo nelle Edizioni del Santuario – Basilica di S. Francesco, Paola 1967.
Ma il trasporto religioso orientale non è cosa a sé dalla cultura cristiana vissuta in Occidente. Sembra un intreccio di elementi ma è piuttosto un assorbire istanze storiche che il mondo religioso ha ben saputo raccogliere.
Questi Conventi sorgono, la maggior parte, intorno ad uno spessore di identità culturale mediterraneo e i paesi, i luoghi, i territori, soprattutto nel Sud, sono realtà storiche ed esistenziali che hanno vissuto l’incrocio di civiltà.
Per San Francesco la grotta era un segno della povertà, della carità e del vivere in umiltà. Ma ci sono più casi che definisco ciò. Non si tratta assolutamente di coincidenze. Ma il rupestre è l’immediato contatto con la terra. Il vivere in grotta è il vivere con la terra, con la natura, con le forme della natura. Tutto era in grotta. Si potrebbe dire, infatti, che l’impostazione abitativa storica del francescanesimo dei Paolotti a cominciare proprio da San Francesco di Paola era (ed è) quello di caratterizzarsi nella grotta e nel territorio che presenta il mondo rupestre come un modello.
Il cerchio, la mezza luna, le lunette, i pozzi, le forme labirintiche (le grotte sono una smisurata metafora labirintica) sono concezioni mediterranee. San Francesco di Paola è uno dei Santi più mediterranei che vive nell’immaginario popolare. Il mare e la terra sono i simboli di una appartenenza profondamente sacrale. I Conventi di San Francesco di Paola sono una realtà che continua a vivere in un immaginario che cattura nell’idea dell’appartenenza mediterranea.
Le colonne, le arcate, le volte, le forme a vela sono un intersecarsi di stili che provengono da lontano e che hanno trovato nell’Umanesimo – Rinascimento una composizione ad intreccio che è una esplicazione di una sommatoria di tasselli storici e architettonici. Ma questi elementi erano già in nuce nella formazione naturale della visione delle grotte.