Alla prima periferia di Grottaglie, sulla strada che porta alla chiesa dedicata alla Madonna di Mutata ed alle cave di Fantiano, c’è uno dei monumenti più affascinanti e preziosi di Grottaglie: si tratta del convento dedicato a San Francesco di Paola, una struttura barocca che alla apparente semplicità della facciata fa seguire un interno ricco di storia e tesori di fede e arte.
La “casa” di San Ciro
Come è noto, all’interno del concento, nei pressi della sacrestia, è custodita la venerata immagine di San Ciro di Alessandria, compatrono di Grottaglie, che viene traslata nella chiesa matrice in occasione dei festeggiamenti in suo onore che si tengono a fine gennaio, e poi riportata nel convento in un’altra suggestiva processione che attraversa le vie della città e tradizionalmente si ferma presso l’ospedale San Marco a portare conforto ai ricoverati ed al personale medico e sanitario.
Sono davvero tante le testimonianze artistiche contenute “ai Paolotti”, alcune più evidenti – come la già citata statua di san Ciro di Alessandria o il monumentale chiostro – altre che possono passare in secondo piano perché da sempre espeoste alla vista dei fedeli, come le maioliche policrome dei pavimenti o gli intarsi di marmo della balaustra intorno all’altare, tutte però meritevoli di una ammirazione da tributare con la giusta attenzione ed il tempo necessario.
San Francesco di Paola e il coro che “abbraccia” l’altare maggiore
Tra le tante opere d’arte spicca, non fosse altro che per la sua imponente presenza, il coro ligneo posto – come da tradizione – dietro l’altare maggiore. Composto da quaranta sedute disposte su due piani e realizzate in legno di noce intagliato, pur rispettando i canoni di essenziale semplicità previsti dalla regola dei monaci, non manca di particolari che – come detto – testimoniano tanto la fede appassionata quanto la perizia artigianale di chi lo ha realizzato.
Fregi, volute, intagli e aggetti sono a testimoniare di una presenza discreta ed imponente, che sembra voler abbracciare l’altare maggiore e porsi al fianco del celebrante per dargli forza e rinfrancarlo nella sua missione pastorale.
Infatti, sebbene il nome faccia pensare in prima battuta alla funzione di ospitare i cantori che accompagnavano con salmi e titanie al celebrazione eucaristica e gli altri momenti della vita parrocchiale, la funzione del coro era anche quella di accogliere i prelati e gli alti dignitari ecclesiastici presenti, e non casualmente quindi era posto in posizione focale rispetto all’assemblea dei fedeli e costituiva spesso il mobilio più prezioso dell’edificio di culto.
I primi esempi di cori provengono dall’ambito del monachesimo, poi si estesero all’uso delle comunità non monastiche, quali i canonici di una collegiata o il clero di una cattedrale, tanto che a Grottaglie ne abbiamo un esempio altrettanto pregevole all’interno della chiesa matrice.
Nello spazio destinato al coro è anche ubicato il seggio del capo della comunità che – nel caso di una cattedrale – può prendere anche le forme maestose di un trono episcopale.