San Francesco de Geronimo è nato a Grottaglie, ha svolto la sua missione a Napoli ma è conosciuto in tutto il mondo.
In questa frase è racchiusa – in maniera breve ma esaustiva – la vita di un uomo che obbedì a Dio prima che agli uomini e seppe portare la fede tanto ai nobili quanto ai poveri ed agli emarginati.
Un santo cosmopolita
San Francesco de Geronimo non è solo compatrono di Grottaglie, città in cui è nato, ma anche di Napoli, dove ha svolto il suo apostolato e fu conservato il suo corpo subito dopo la morte, prima che questo venisse traslato nella chiesa dei Gesuiti di Grottaglie il 26 agosto 1945, in seguito ad una “peregrinatio” organizzata dall’allora padre Provinciale Alberto Giampieri.
La fama di santità, già diffusa mentre Francesco era in vita, si diffuse rapidissima oltre i confini del Regno di Napoli, giungendo in Germania, Austria, Belgio, Olanda, Boemia e Polonia.
Alla devozione nei confronti del santo contribuirono negli anni anche i tanti emigrati meridionali che, alla ricerca di una miglior fortuna, portarono con loro anche la fede verco il santo che si fece ambasciatore e amico dei poveri e dei diseredati.
San Francesco, “il Santo delle 400 conversioni all’anno”
Alla figura del santo grottagliese ha dedicato un interessante ed approfondito articolo la rivista stagnola Alfa y Omega, settimanale di informazione cattolica che spazia su vari temi, dalla cronaca alle questioni più legate alla fede. Ad illustrare l’articolo, un bel ritratto del santo di autore anonimo, custodito nella chiesa di San Miguel e San Juliàn di Valladoid, ad ulteriore conferma della diffusione della devozione verso il santo grottagliese.
Nell’articolo, a firma di Juan Luis Vazquez Diaz-Butler, è tracciata la biografia di Francesco, dai suoi primi “miracoli”, compiuti quando era ancora bambino, alla previsione della santità di Alfonso Maria de Liguori, sino alle angustie causate da invidia e gelosia.
Francesco, contemporaneo ed attuale
Il messaggio di fede ed altruismo di Francesco appare oggi più attuale che mai, la sua vicinanza agli “ultimi”, il suo sacrificio quotidiano scevro da pregiudizi, la sua missione volta a salvare e non a condannare lo rendono un esempio limpido ed una guida splendente verso una missione abbracciata da subito e mai abbandonata.
“Finché avrò un respiro di vita andrò, anche se trascinato, per le strade di Napoli. E se cado sotto il carico, ringrazierò Dio: una bestia da soma deve morire sotto il suo carico.” Così l’articolo riporta le parole di Francesco, che si paragonava ad un asino, animale proverbialmente noto per la sua mitezza e capacità di sopportare pesi e percosse.
Così fu Francesco, che morì a Napoli a 74 anni, dopo una vita dedicata a Dio ed agli uomini.