San Francesco de Geronimo rappresenta l’istituzione del legame della figura di San Ciro alla città di Grottaglie. Nel Medioevo le spoglie di San Ciro furono portate a Napoli e nella città partenopea infatti, un gesuita grottagliese di nome Francesco De Geronimo, divenuto poi Santo e patrono della città di Grottaglie, divenne devoto al Santo d’Egitto portando con sé nelle missioni una sua reliquia attribuendo ad essa tutti i prodigi che si manifestavano durante le sue prediche.
San Francesco de Geronimo si fece quindi promotore del culto di San Ciro d’Alessandria, con eco anche nella sua patria, la città di Grottaglie, che ha imparato a venerare i due Santi in ugual modo. Nel ricco programma di festeggiamenti dedicato a San Francesco De Geronimo, patrono principale della Città di Grottaglie, i fedeli sono in fervida attesa della solenne processione del 5 settembre: insieme al simulacro di San Francesco De Geronimo, verranno portate in processione anche le sacre immagini degli altri Santi Patroni, e cioè della Madonna della Mutata e del glorioso medico, eremita e martire San Ciro. Ma non è l’unica occasione in cui i due Santi si trovano assieme: San Ciro e San Francesco de Geronimo, i due compatroni della città di Grottaglie, coabitano nella Chiesa del Gesù Nuovo a Napoli. Nella navata sinistra della Chiesa si trova la Cappella di Sant’Anna, successivamente dedicata a San Francesco de Geronimo, nella quale è possibile osservare sulle pareti laterali diversi reliquiari artistici di martiri e al centro una statua raffigurante il Santo in atto di predicare, opera del 1932 dello scultore Francesco Jerace.
Proseguendo sempre verso sinistra ci troviamo di fronte alla Cappella della Crocifisso, più nota come la cappella di San Ciro, al centro c’è l’altare con il crocifisso e ai lati dell’altare ci sono due nicchie ospitanti due statue in legno: a destra quella di San Giovanni Edesseno, e a sinistra, quella di San Ciro; in basso vi sono riposte le reliquie del Santo, conservate in un’ urna di marmo.
Sono centinaia le persone che in devoto raccoglimento quotidianamente si raccolgono nella cappella del Crocifisso. Il culto verso S. Ciro fu promosso proprio da S. Francesco De Geronimo, il santo gesuita grottagliese che svolse il suo ministero sacerdotale a Napoli e in altre zone del Mezzogiorno d’Italia negli anni 1675-1716. Fu un’opera di evangelizzazione, di catechesi dei “lontani” che andava a cercare nel loro ambiente per portarli poi nella Chiesa del Gesù Nuovo per i sacramenti della Confessione e della Comunione, solitamente la terza domenica del mese. La chiesa risultava non abbastanza capiente per contenere la folla che accorreva alle Messe. Vi partecipavano circa 22.000 persone.
Si deve a lui l’istituzione dell’annuale celebrazione religiosa del 31 gennaio (che ebbe inizio nell’anno 1693) in memoria del martirio di San Ciro; lo si rileva da un manoscritto di S. Francesco De Geronimo, nel quale è annotato: “Nella nostra chiesa è stato dato principio ad una nuova festa in onore di S. Ciro, medico, eremita e martire”.
Fu proprio S. Francesco De Geronimo che, verso la fine del 1675 prelevò alcuni frammenti delle ossa di San Ciro, li collocò in una teca di argento e con essa benediceva gli infermi che visitava nelle loro case, o che si recavano da lui presso la Chiesa del Gesù, invocando l’intercessione di San Ciro per la loro guarigione. Ne scaturivano vari eventi prodigiosi: conforto spirituale degli infermi, guarigioni fisiche di ogni genere e anche gli animali e i raccolti ne beneficiavano (parecchi testimoni coevi ritenevano che Dio operasse miracoli attraverso le virtù di San Francesco e che quest’ultimo, nella sua umiltà, si celasse dietro il potere taumaturgico di S. Ciro).
Da ogni parte grandi folle – come narrano le cronache del tempo – accorrevano alla chiesa del Gesù Nuovo per venerare il corpo di San Ciro. L’11 maggio del 1716 S. Francesco de Geronimo morì, ma la devozione a S.Ciro era ormai radicata nel popolo, e proseguì a lungo anche dopo la morte di San Francesco, senza registrare alcuna interruzione; la venerazione delle reliquie e la fiducia nella loro intercessione presso Dio suscitano tuttora grande ammirazione. Anche l’utilizzo, introdotto peraltro dallo stesso San Francesco De Geronimo, dell’olio e dell’acqua benedetti per ungere o segnare gli infermi, non è venuta meno.
San Francesco de Geronimo fu proclamato Santo da Gregorio XVI nel 1839. il suo corpo rimase nella Chiesa del Gesù Nuovo a Napoli fino a dopo la seconda guerra mondiale, successivamente fu trasportato nella sua patria, nella chiesa dei Gesuiti di Grottaglie