Una nuova frontiera diagnostica fondamentale per migliorare la vita e la salute dei pazienti talassemici, grazie ad un’innovativa applicazione della risonanza con sequenza T2* (Ti-Due-Star), ma anche la possibilità di ricevere una terapia personalizzata nel medesimo luogo di cura.
Ora queste due condizioni sono entrambe soddisfatte all’Ospedale “Di Venere” di Bari, con l’avvio dei primi esami di Risonanza magnetica che prevede l’applicazione, ad una sequenza già in uso, di un software specifico che consente di misurare in modo affidabile, rapido e non invasivo l’accumulo di ferro nel cuore, nel fegato e nel pancreas. Conoscere l’accumulo di ferro è, infatti, determinante per diagnosticare precocemente un problema cruciale per la sopravvivenza delle persone talassemiche e decidere la migliore terapia chelante, che permette l’eliminazione del ferro accumulato negli organi, su base individuale.
I vantaggi della Risonanza con sequenza T2*
«Un’eccellenza per la sanità della Puglia – ha commentato il presidente della Regione, Michele Emiliano – e una nuova speranza per i circa 800 pazienti talassemici pugliesi, i quali non dovranno più andare fuori regione per effettuare un esame così importante per la salute ma anche per la qualità della loro vita. Potenziamo così la capacità della Puglia di dare risposta a questo enorme bisogno di salute».
Soddisfatto l’assessore regionale alla Sanità, Rocco Palese: «E’ stato un investimento molto importante compiuto da Regione e ASL Bari – ha detto Palese – si aggiunge un altro elemento di eccellenza nel contesto della malattia, sia dal punto di vista della prevenzione delle complicanze sia dal punto di vista della sopravvivenza e qualità della vita dei pazienti talassemici”.
La possibilità di utilizzare la risonanza con sequenza T2 Star, rappresenta un traguardo per la rete Thalassemia ed Emoglobinopatie della Regione. Infatti, con apposito atto di Giunta regionale era stata prevista la possibilità di dotarsi di una risonanza magnetica in grado di effettuare prestazioni specifiche, necessarie soprattutto alla valutazione della stato di salute dei pazienti thalassemici. «Tale percorso – ha rimarcato Antonella Caroli, dirigente Servizio Strategie e Governo Assistenza Territoriale della Regione Puglia – consente di qualificare ulteriormente la rete regionale, ma si inserisce perfettamente nella complessiva strategia di recupero della mobilità passiva, evitando così ai pazienti il ricorso a strutture sanitarie extra- regionali».
I primi esami sono il risultato di un lungo percorso, avviato dalla Regione Puglia nel 2020 e concretizzato dalla ASL Bari sottoscrivendo una convenzione con la “Fondazione Toscana Gabriele Monasterio-CNR” di Pisa: “Questo è stato – – ha commentato il dg ASL Antonio Sanguedolce – il punto di partenza per poter disporre dei sistemi tecnologici necessari e formare un gruppo di specialisti, medici e tecnici di radiologia, la cui attività consente oggi di poter effettuare esami di elevata qualità diagnostica e somministrare terapie mirate in uno stesso luogo di cura, l’ospedale “Di Venere”, con indubbi benefici per i pazienti baresi e pugliesi e, dettaglio non trascurabile, anche sui conti della sanità regionale».
Il progetto per la risonanza con sequenza T2*
L’unità operativa di Radiodiagnostica e il Servizio Immunotrasfusionale fanno entrambi parte – ed è questo il valore aggiunto del “Di Venere” – della rete nazionale del progetto E-MIOT (Extension-Myocardial Iron Overload in Thalassemia), studio multicentrico e sperimentale sull’Anemia mediterranea partito nel 2007 con la finalità di diagnosticare precocemente eventuali coinvolgimenti cardiaci nei pazienti talassemici sottoposti in maniera sistematica a terapia trasfusionale. Il progetto ha come capofila la Fondazione Monasterio-CNR di Pisa e comprende un Centro coordinatore, 12 Centri di Radiologia (tra cui, oltre al Di Venere, anche il Santissima Annunziata di Taranto) e 67 Centri di Talassemia in tutta Italia.
«Le nostre agende dedicate – ha spiegato il direttore della Radiodiagnostica del “Di Venere” Michele Tricarico– sono a disposizione dei servizi immunotrasfusionali dell’intera Puglia per i propri pazienti talassemici, ma grazie alla rete, anche a pazienti provenienti da fuori regione. La risonanza con sequenza T2* è un esame in grado di individuare e quantificare la presenza di ferro nel cuore, nel fegato e nel pancreas attraverso sofisticati software e l’analisi dei dati da parte dei nostri specialisti.
Ogni esame porta via tra i 50 e i 60 minuti e a breve potremo garantire anche lo standard quantitativo in uso nei centri maggiori, a partire del centro di coordinamento CNR di Pisa, che in fase di formazione ha validato gli esiti dei primi esami effettuati sui pazienti, prima in ospedale a Pisa e poi da noi al “Di Venere”. L’attività del gruppo di lavoro, coordinato dalla dott.ssa Stefania Bruni, ha una valenza clinica evidente ma anche un valore strategico notevole, potendo ridurre – e speriamo anche eliminare – la mobilità passiva che per anni ha imposto a tanti nostri pazienti di doversi spostare altrove per eseguire questo tipo di esame così specialistico».
Per Domenico Visceglie, direttore del Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale (SIMT) del “Di Venere” che ha in cura i pazienti talassemici, la prospettiva è ancora più ampia: «L’esame è fondamentale – ha sottolineato – per monitorare l’efficacia della terapia e per costruire il dosaggio giusto per ogni paziente in base all’accumulo documentato dalla risonanza. Abbiamo già un bacino di potenziali utenti di oltre 100 persone, baresi e di altre province, che riteniamo possa allargarsi anche ad altre regioni vicine.
Per le persone affette da morbo di Cooley, o Thalassemia major, tutto ciò significa poter affrontare meglio la malattia e garantirsi una vita migliore, evitando gli effetti collaterali che l’accumulo di ferro crea: non solo la patologia disfunzionale del miocardio, che può portare alla morte, ma anche altre patologie conseguenti come cirrosi, fibrosi e cancro-cirrosi.
In più, l’esame è utile anche nelle mielodisplasie e in tutte le patologie trasfusione-dipendenti che prevedono accumulo di ferro parziale. Ulteriori sviluppi – ha concluso – potranno esserci con la possibilità di studiare, oltre a cuore, fegato e pancreas, anche l’accumulo nell’ipofisi, nei surreni e nelle gonadi».