Pentecoste
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In tutta la Chiesa oggi si celebra la solennità di Pentecoste. Questa festa ha origini molto antiche e l’episodio che vuole ricordare lo troviamo nella Bibbia, nel libro degli Atti degli apostoli. Prima di arrivare a questo punto vediamo insieme quali sono le sue origini nel tempo e il legame con la tradizione cristiana.

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La festa di Pentecoste è più antica della cristianità stessa avendo una accezione differente da quella odierna. Nel mondo ebraico infatti essa era già celebrata come festa in onore del Signore per ringraziare dei frutti della terra; in altre parole era la festa delle primizie. Ha dunque origini di tipo agricolo-pastorale. Nella Bibbia, soprattutto nell’Antico Testamento, troviamo che insieme alla Pasqua e ad altre feste è parte integrante del calendario ebraico.

Mentre la Pasqua cadeva in genere in primavera, la Pentecoste coincideva con la fine del raccolto e da qui nasceva la necessità di ringraziare per i frutti della terra. Il nome Pentecoste deriva dal greco e significa “cinquantesimo” giorno.

Quando questa memoria entrò a far parte della tradizione cristiana l’evento che si volle ricordare divenne un altro: il dono dello Spirito Santo alla Chiesa riunita in preghiera a Gerusalemme e costituita ancora dalla sola comunità apostolica. Nel capitolo 2 degli Atti troviamo il racconto dell’avvenimento. Quello che accadde fu la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli riuniti nel cenacolo, avvenimento che fece cambiare molte cose. Anzitutto si racconta che discepoli ebbero il coraggio di uscire di casa per annunciare che Cristo è realmente figlio di Dio.

A tal proposito, cioè in merito alla predicazione, si racconta un miracolo di “audizione”: tutta la gente che ascoltava le parole degli apostoli, pur venendo da diverse regioni dell’Asia Minore e dei dintorni era in grado di comprenderli come se parlassero la stessa lingua di ciascun uditore. Un dettaglio molto importante è che il brano biblico prova a darci un’indicazione temporale di quando avvenne il tutto: “mentre stava compiendosi il giorno di Pentecoste” (v. 1).

Ad una prima lettura potrebbe sembrare che questa sia realmente un’indicazione cronologica e che dunque siamo sul far della sera. Invece non è così perché più avanti al v. 15 si dice che erano le nove del mattino. Perché è importante sottolineare questo dettaglio? Perché l’indicazione che da l’autore del libro degli Atti è che a compiersi, ovvero a tramontare, era tutta un’epoca intera. Infatti, con il dono dello spirito Santo tutte le promesse di Dio si sono compiute e realizzate tramite Gesù Cristo.

Dunque con Cristo è nata un’era nuova in cui abbiamo una certezza: Dio, che si è fatto come noi, ci ha resi partecipi della sua stessa natura divina e per mezzo del suo Spirito Santo, dono che avviene con ogni Battesimo, siamo resi figli suoi. Da un punto di vista storico-liturgico la solennità di Pentecoste probabilmente si iniziò a celebrare già tra il III e il IV secolo e con un’ottava (otto giorni) collegata. Alcuni Padri della Chiesa ce ne danno testimonianza per quanto riguarda l’Oriente (Sant’Ireneo di Lione e Tertulliano), mentre non sappiamo con precisione quando entrò a far parte anche della tradizione occidentale.

Ma che cosa ci dice oggi la memoria della Pentecoste? Per il credente è una solennità che non può passare senza lasciare traccia nel cuore e nella vita spirituale. Infatti non è poca cosa riconoscere che Dio dona il suo stesso Spirito, rendendoci figli suoi e con la certezza che per mezzo di questo Spirito noi siamo certamente legati a Lui.

Così si esprime San Cirillo di Alessandria “Quanti comunichiamo alla santa umanità del Cristo, veniamo a formare un solo corpo con lui… e quanto all’unione spirituale diremo ancora che come tutti, avendo ricevuto un unico e medesimo Spirito Santo, siamo, in certo qual modo, uniti sia tra noi, sia con Dio. Infatti, sebbene, presi separatamente, siamo in molti, e in ciascuno di noi Cristo faccia abitare lo Spirito del Padre e suo, tuttavia unico e indivisibile è lo Spirito. Egli con la sua presenza la sua azione riunisce nell’unità spiriti che tra loro sono distinti e separati. Egli fa di tutti in se stesso un’unica e medesima cosa” (Patrologia Greca 74, 559-562).

In altre parole è qui la grandezza e la bellezza dell’essere Chiesa: nella diversità personale, come diverse sono le membra di un unico corpo, poter essere una cosa sola con Dio e con i fratelli. Questo mistero dell’unità, nonostante le separazioni, è il dono grande dello Spirito Santo alla sua Chiesa.

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