«A fronte della gravissima crisi economica che investe l’Italia e che riflette le enormi difficoltà attraversate dall’Europa e dall’intero sistema economico dei paesi industrializzati, i sindacati hanno “compreso” la politica di sacrifici e la linea di rigore dettata dai governi.» Lo scrive la segreteria della UILM di Taranto in un appello indirizzato al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, oltre che – per conoscenza – ai Segretari generali di CGIL, CISL e UIL.
«Come Uilm tarantina – si legge nell’appello, rispettando la politica di difesa dei lavoratori che ha sempre contraddistinto la nostra azione, riteniamo, tuttavia necessario, porre alla Vostra attenzione il problema dell’allungamento dell’età pensionabile per i lavoratori soggetti ad attività usuranti, poiché è inaccettabile la scelta dello stesso governo di tardare ulteriormente il diritto per tali soggetti. Lavorare su una catena di montaggio, in notturno, su un altoforno, su un piano di colata a temperature altissime mette a dura prova il fisico di un lavoratore, pertanto è inconcepibile che tali attività possano essere valutate alla stregua di un’attività professionale o impiegatizia.
Chi conosce lo stress del lavoro dell’industria, chi ha respirato per anni l’aria di un’azienda siderurgica, chi porta il pane a casa lavorando su impianti del genere, sa benissimo che quarant’anni di lavoro sono un peso che usura e logora la persona, queste ragioni allungare la permanenza in fabbrica risulta essere una misura iniqua e socialmente insostenibile.
Nel momento in cui l’INPS introduce l’ipotesi di “flessibilità d’uscita” dal lavoro mediante norme ancora tutte da scrivere, riteniamo necessario e non più rinviabile – prosegue l’appello della segreteria della UILM di Taranto – la discussione di “un’unica flessibilità possibile”, ovvero un trattamento differenziato tra le diverse categorie di lavoratori.
Con questo la Uilm non intende innescare meccanismi di privilegio o creare disparità di sorta. Chiediamo di riflettere sulla necessità di riconoscere, a chi ha svolto determinate attività lavorative, il giusto trattamento, proprio in ragione della fatica di una vita. Una riflessione, questa, che speriamo venga fatta con lo stesso senso di responsabilità tenuto fino ad oggi dalle parti sociali.
La Uilm si batte e si batterà, con tutte le iniziative possibili – conclude l’appello, perché sia ripristinato almeno il regime pensionistico precedente alla riforma Monti. In siffatto contesto, la Uilm avvierà un petizione tra tutti i lavoratori dell’industria a sostegno di quello che ritiene un sacrosanto riconoscimento alla fatica dell’industria.»