«Un territorio, quando ben amministrato, sfrutta tutte le opportunità di sviluppo legate sia alle proprie naturali vocazioni e potenzialità che al trend di mercato nei settori strategici delle attività produttive che lo caratterizzano. Attirare economie nell’ottica di uno sviluppo sostenibile è, poi, un dovere imprescindibile, perché la crescita economica dovrebbe sempre essere coniugata con un’equa distribuzione delle risorse e con la tutela e la salvaguardia dei patrimoni e delle risorse naturali. » Lo affermano i Meetup ionici (amici di Beppe Grillo di Taranto e provincia) in un comunicato, che prosegue: «Purtroppo, però, se consideriamo uno dei più potenti volani della nostra economia, ovvero l’aeroporto “Arlotta” di Grottaglie – Taranto, anche solo per l’indotto che può generare, non possiamo di certo sentirci grati nei confronti della Regione Puglia che lo ha sempre trascurato non garantendo, quindi, uno sviluppo omogeneo ed equitativo di tutti e quattro gli aeroporti pugliesi.
Una reiterata mancanza di rispetto di leggi e regole sottoscritte e violate per anni impunemente hanno contraddistinto l’azione di una Regione che, per la sua politica poco lungimirante e la sua indifferenza verso la città di Taranto, continua a farla ricadere nel baratro ogni volta che tenta di risollevarsi, credendo nella sua possibile rinascita.
Per fare una breve storia – ricorda il comunicato del Meetup ionici – ricordiamo che i quattro aeroporti pugliesi sono gestiti da una società “l’Aeroporti di Puglia”, detenuta per il 99,4% dalla Regione e questo rappresenta un unico caso anomalo in Italia, perché in ogni regione ci sono più società, una per ogni aeroporto. Solo in Puglia c’è questa situazione anomala che vede 4 aeroporti gestiti da un’unica società, tra l’altro sotto l’egida della Regione.
La gestione dei quattro aeroporti pugliesi di Bari, Brindisi, Foggia e Taranto Grottaglie è stata assegnata, in regime di un’unica concessione quarantennale, con Convenzione n. 40 del 25/01/2002 e successivo Decreto interministeriale n. 4269 del 6/03/2003, ad Aeroporti di Puglia S.p.A.; ed è proprio tale Convenzione a non esser rispettata ormai da 11 anni.
Per citare solo qualche grave inadempienza, ricordiamo che la Convenzione di concessione attribuisce alla Concessionaria, tra gli altri, i seguenti obblighi:
art. 2 comma 5:
a. “La concessionaria definisce e attua le strategie e le politiche commerciali più opportune per lo sviluppo di ciascun aeroporto, anche in relazione alle esigenze del bacino di traffico servito”;
(A tal proposito, è infatti da considerare la collocazione di Taranto in area strategica per le comunicazioni intermodali, a ridosso di due Regioni (la Calabria e la Basilicata) che, non avendo aeroporti vicino, potrebbero sostenere la domanda di una notevole utenza per i voli passeggeri di linea; l’ampiezza del bacino di utenza è di 681.983 unità, quadrilatero compreso nelle province di Taranto, Matera e Cosenza situate a distanze maggiormente favorevoli rispetto agli aeroporti di Bari e soprattutto Brindisi. L’Arlotta può considerarsi, con facili collegamenti stradali e ferroviari, complementare agli aeroporti di Bari e Brindisi, potendo ospitare anche aerei intercontinentali, essendo con i suoi 3200 metri di estensione la terza pista più lunga d’Italia, potendo richiamare così anche le vivaci economie dell’estremo Oriente, dell’India, della penisola arabica);
art. 4:
a. “La concessionaria provvede, con onere a proprio carico, quale complesso di beni, attività e servizi organizzati destinati direttamente o indirettamente alle attività aeronautiche, adottando ogni opportuna iniziativa in favore delle comunità territoriali vicine, in ragione dello sviluppo intermodale dei trasporti e adottando altresì le iniziative dirette ad assicurare, d’intesa
con l’E.N.A.C., anche mediante provvedimenti di ricollocazione all’interno del sedime aeroportuale, lo svolgimento delle attività di aviazione generale comunque compatibili con l’operatività aeroportuale;
b. “organizzare e gestire l’impresa aeroportuale garantendo l’ottimizzazione delle risorse disponibili per la produzione di attività e di servizi di adeguato livello qualitativo, nel rispetto dei principi di sicurezza, di efficienza, di efficacia e di economicità e di tutela dell’ambiente”;
(L’eventuale problema di sostenibilità economico-finanziaria sarebbe ampiamente controbilanciato dai ragguardevoli benefici che l’aeroporto genererebbe a livello economico-sociale per la collettività, considerando gli effetti propulsivi sull’economia, sul turismo e sull’indotto occupazionale che conseguirebbero);
art. 14:
“Nei casi previsti dal Codice della Navigazione, nel caso di gravi ovvero reiterate violazioni della disciplina relativa alla sicurezza, in caso di mancata presentazione del Piano Regolatore Generale di ciascun aeroporto nei termini indicati, di mancato ed immotivato rispetto del programma di
intervento e del piano degli investimenti o di grave e immotivato ritardo nell’attuazione degli stessi o al verificarsi di eventi da cui risulti che la concessionaria non si trova più nella capacità di gestire gli aeroporti, l’E.N.A.C., con provvedimento motivato, dispone la revoca della concessione e contestualmente nomina un commissario per la gestione operative dell’aeroporto”.
Inoltre – affermano i Meetup ionici – diversamente da quanto disposto dall’art. 5, comma 1 lettera B) della menzionata Convenzione di concessione, dall’art.704 del Codice della Navigazione e dall’art. 7, comma 3, del D.M. 521/1997, alcun Contratto di programma sembra essere stato sottoscritto tra l’ENAC e Aeroporti di Puglia S.P.A. per l’Aeroporto di Taranto; quando, invece, l’affidamento in concessione è subordinato alla sottoscrizione della convenzione e del contratto di programma.
Gli unici Accordi di programma, al contrario regolarmente sottoscritti per gli Aeroporti di Bari e di Brindisi, non prevedono alcun riferimento alle linee programmatiche di sviluppo per l’Aeroporto di Taranto e di Foggia. Pertanto, non essendo stato sottoscritto alcun unico contratto di programma per i quattro scali pugliesi, a far data dalla sottoscrizione della Convenzione (2002) ad oggi, si evidenzia una grave irregolarità perpetrata nel tempo da parte di Aeroporti di Puglia S.P.A. e dall’ENAC.
Ciò che inoltre viene spontaneo chiedersi è come sia possibile che la società ADP, oltre a non rispettare una convenzione da lei sottoscritta, possa anche agire in deroga alle disposizioni della Comunità Europea che, tra l’altro, ha chiesto di migliorare le infrastrutture e le vie di accesso per gli aeroporti e ai principi della nostra Costituzione (art.16) che garantisce il diritto alla mobilità e alla libera circolazione.
Sembra invece che il “sistema aeroportuale” che la Regione Puglia vanta di amministrare abbia invece significato finora possibilità per un unico soggetto amministrativo di scegliere quali aeroporti pugliesi sviluppare e quali dimenticare.
Ma noi vorremmo ricrederci – dichiarano i Meetup ionici. E’ infatti con nuova speranza che leggiamo delle nuove linee guida adottate dalla Commissione europea che prevedono oltre ad aiuti di stato per la costruzione e l’ampliamento di infrastrutture per gli aeroporti, anche aiuti al funzionamento degli aeroporti regionali con numero di passeggeri inferiori a 3 milioni (ai quali sarà concesso un periodo di transizione di 10 anni per permettere l’aggiustamento del modello di business in modo che al suo termine possano essere finanziariamente autonomi) e ad aeroporti regionali con meno di 700mila passeggeri per i quali ci sarà, invece, un regime speciale con più aiuti consentiti e un riesame della situazione tra 5 anni.
Inoltre saranno permessi, anche se per un limitato periodo di tempo, aiuti pubblici alle compagnie aeree per avviare nuove rotte. Queste nuove misure di politica economica a vantaggio della mobilità dei cittadini, in Puglia, possono essere applicate per buona parte solo per l’aeroporto di Grottaglie-Taranto; se non si vorrà aprire l’Arlotta ai voli passeggeri di linea, conclude il comunicato dei Meetup ionici – molti di questi finanziamenti saranno persi, perché non possono essere dirottati o utilizzati per altri scali.
Allora, se la Regione Puglia volesse dimostrare concretamente il suo impegno per lo sviluppo dell’area jonica, non potrà non sfruttare questa preziosa opportunità di sviluppo e crescita di una provincia che da tanto attende un meritato riscatto.»