“È stata una giornata importante per mettere a punto il meccanismo che è stato progettato l’anno scorso e che ha cominciato a funzionare. Sono contento che il sindacato e gli operatori siano soddisfatti dell’efficacia della nuova legge sul caporalato,
soprattutto nei suoi aspetti repressivi, e adesso dobbiamo fare in modo che l’offerta e la domanda di lavoro in agricoltura si incontrino senza l’interferenza del caporalato mafioso e, più in generale, di coloro che intendono violare i diritti dei lavoratori e delle imprese”. Così il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, a margine della riunione convocata questa mattina presso il Ministero delle Politiche Agricole ad un anno esatto dall’approvazione definitiva della Legge per il contrasto al caporalato e al lavoro nero in agricoltura. Una riunione operativa a cui hanno preso parte il Ministro delle Politiche Agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, il Ministro dell’Interno, Marco Minniti, il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando e il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti. Con il presidente Emiliano, presente alla riunione anche l’assessore all’Agricultura, Leonardo di Gioia. Secondo Emiliano “l’aspetto repressivo della legge sta funzionando, quello che non è ancora a regime è il meccanismo residenza, trasporto pubblico e salari e naturalmente c’è il rischio che ad ogni sgombero di queste aggregazioni illegali corrisponda lo spostamento del campo in un altro luogo”. “Io escludo – ha continuato il Presidente della Regione Puglia – che un’impresa si diverta a fare riferimento ad un meccanismo di caporalato. Spesso questa cosa avviene perché il caporale ha una forza tale da imporre anche alle imprese il ricorso al collocamento illegale. La Regione Puglia e le altre regioni italiane che si aggregheranno metteranno appunto un sistema di collocamento legale, non quelli formali che negli scorsi venticinque anni hanno fallito, ma quelli che funzionano, quelli che hanno dentro le foresterie e il trasporto dei lavoratori. Rispristinare la legalità in questo settore è fondamentale non solo per ragioni evidenti di rispetto dei diritti, ma soprattutto per la qualità delle nostre produzioni. Non si possono vendere prodotti agricoli nel mondo, se su questi prodotti grava il peso dell’illegalità. È una battaglia dura, difficile, complicata, ma è necessario combatterla con tutte le forze”.