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Si è tenuto ieri presso la CNA Puglia il seminario sul DDL sul REDDITO DI DIGNITÀ proposto dalla Giunta regionale.

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La CNA, ha detto il segretario regionale, è impegnata nel sostegno al DDL e intende anche dare una mano per fare si che la legge che ne deriverà sia la più efficace possibile.
L’Italia è fanalino di coda nel mondo occidentale su tale strumento, introdotto altrove da regimi politici i più diversi, disegnando importanti modelli di flessibilità, con una conseguente minore presenza di lavoro nero, di truffe e raccomandazioni, e addirittura favorendo una saggia meritocrazia.
E’ dal 1992 che l’Europa esorta l’Italia ad adottare il reddito di cittadinanza. E con le regole dei nuovi fondi strutturali 2014-2020 ne ha fatto uno dei tre pilastri dell’intervento, sancendo la centralità delle politiche inclusive.

Quello che manca in Italia è quella sicurezza economica che viene dalla rete dei sussidi e che permette alle persone di cambiare lavoro con relativa tranquillità soprattutto da giovani. Questa è la vera “flessibilità”.
Ma importante è anche l’effetto anticiclico che, in un periodo di crisi, mantiene uno stato sociale efficace, consentendo il sostegno alla domanda interna e, il tal modo, agendo da stabilizzatore. Ed è proprio questo che manca in Italia. Il passaggio dagli ammortizzatori agli stabilizzatori sociali

La CNA sostiene la proposta della Regione, quindi, magari proponendo anche un periodo di sperimentazione e di test che non precluda la possibilità di modificare o migliorare la legge.
Il dibattito sulle relazioni dell’on Titti De Simone, di Anna Maria Candela e di Vito Peragine ha visto un alto numero di interventi del gruppo dirigente allargato della CNA pugliese, preoccupato soprattutto di verificare le concrete condizioni di applicabilità delle norme, nonché di suggerire aggiustamenti che ne incrementino l’efficacia.

L’incontro si è concluso con la comune volontà di sperimentare nuove forme di welfare e con la conferma della CNA di volere stare all’interno di questo importante percorso.

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