Molti di voi non più giovanissimi ricorderanno il vecchio caro “carrozzone”. “Lu carruzzone” che non trova riscontro nella traduzione italiana di “carrozzone” che era il grosso carro mobile all’ interno del quale suonava la banda, altri non era che una specie di slitta con le ruote che dilettava i ragazzini in un epoca in cui non c’erano le molteplici alternative di carattere ludico che ci sono oggi.
Ma come veniva costruito un carrozzone? La parte più importante era il piano, costituito da alcune tavole messe una accanto all’ altra tenute insieme da due fasce di tavole perpendicolari ad esse. Da esso fuoriusciva centralmente e con asse maggiore parallelo all’asse maggiore del piano una tavola detta asta di sostegno del manubrio che tramite un bullone metallico di manovra veniva fissato al manubrio permettendo ad esso di avere una certa manovrabilità. Al di sotto del piano c’erano poi 6 tacchetti di supporto in legno ai quali venivano attaccati gli assi dei cuscinetti. Questi erano anch’ essi in legno ed erano tre, due dietro ed uno avanti, sotto il manubrio. Agli assi venivano infilati i cuscinetti a sfera, in acciaio cromato, due dietro e uno avanti. Infine alle dalle due estremità del manubrio veniva fatta uscire fuori una grossa ansa di corda che costituiva il filo di orientamento del carrozzone e che serviva ai ragazzini per dirigersi. E’ inutile aggiungere che la qualità dei pezzi usati per costruirlo erano scadenti ivi compresi i cuscinetti a sfera che erano chiaramente sgranati perché frutto degli scarti delle botteghe a cui si rivolgevano i ragazzini.
“Lu carruzzone” veniva in genere posizionato in cima a strade con un certo dislivello per raggiungere adeguate velocità e considerando la sua instabilità spesso era soggetto a fuoriuscite di strada e scontri che comunque rendevano questo tipo divertimento ancora più emozionante, con conseguenti cadute e risate dei ragazzini che vi salivano a bordo e la comprensibile preoccupazione degli adulti, che si preoccupavano non solo per l’incolumità degli incoscienti ragazzi, ma temevano anche di essere investiti all’improvviso da un “carruzzone” senza controllo e lanciato a tutta velocità.