In questi giorni ci si chiede se e come verrà prorogato il servizio di raccolta differenziata dei rifiuti a Grottaglie, un servizio che al momento interessa solo alcune zone della città e che sembrerebbe aver raggiunto sostanzialmente gli obbiettivi minimi previsti, trovando una buona accoglienza tra i cittadini che ne usufruiscono.
Aldilà dei risultati e della eventuale nuova proroga dell’affidamento del servizio alla società che lo svolge attualmente, l’occasione si presta ad una riflessione che potrebbe toccare anche altri aspetti della vita sociale e quotidiana della città, ovvero l’opportunità – per non dire la necessità – di programmare per tempo determinate attività. L’Italia, lo sappiamo, pare essere il paese dell’eterna emergenza; tanti provvedimenti vengono adottati solo quando oramai è avvenuta una disgrazia o la necessità è così impellente da non poter essere ulteriormente rimandata. Pare quasi impossibile progettare e predisporre a tempo debito azioni anche semplici, che avrebbero il vantaggio di non creare disservizi, malumori e azioni approssimate. Gli esempi sono tanti e sotto gli occhi di tutti, apparirebbe quasi un sadico accadimento snocciolare l’ennesima lista di cose che non vanno, così questa volta vogliamo proporre una “best pratice”, un esempio che smentisce con i fatti e con i numeri coloro che credono, ingenuamente o in mala fede, che certi servizi offerti al cittadino siano costosi e poco remunerativi.
L’esempio di cui parliamo viene da molto lontano nel tempo e nello spazio, più precisamente dal Brasile, dove da più di quaranta anni la città di Curitiba (http://www.curitiba.pr.gov.br) offre al mondo una delle più esaltanti esperienze di “rivoluzione sociale” che sia mai stata realizzata nei tempi moderni.
C’è chi sostiene che certi servizi come la manutenzione urbana o la raccolta dei rifiuti porta a porta siano fattibili solo in piccoli agglomerati urbani… Curitiba è li a smentirlo, essendo l’ottava città più popolata del Brasile, con una popolazione urbana che ammonta a più di un milione e settecentomila abitanti, che diventano oltre tre milioni considerando la regione metropolitana. La “nostra” storia comincia nel 1971, quando una serie di circostanze portarono la città ad una sorta di stallo amministrativo, in cui nessuno dei partiti riusciva a prevalere sugli altri. Si decise così di eleggere il classico “Papa di transizione”, un personaggio politicamente neutro che non scontentasse nessuno e che non costituisse un pericolo per i gruppi di potere che comandavano nella città. La scelta cadde su Jaime Lerner, un trentenne esperto di architettura e di urbanistica figlio di immigrati polacchi, che viene eletto sindaco di Curitiba senza essersi mai impegnato in politica prima di allora.
Quello che però sembrava un mite intellettuale si mostrò ben presto un amministratore pragmatico e sorprendente; la prima sua “rivoluzione” fu quella di creare nel 1972 la prima isola pedonale del mondo. Lerner sapeva che gli automobilisti ed i commercianti non avrebbero accolto con favore la proposta e così – tra storia e leggenda – si racconta che i lavori iniziarono di venerdì, un’ora dopo la chiusura del tribunale a cui gli oppositori si sarebbero potuti rivolgere per ottenere il blocco dei lavori. Per due giorni gli operai lavorarono ininterrottamente e quando il lunedì mattina il tribunale riaprì i lavori erano finiti ed il centro cittadino era abbellito da lampioni e aiuole, ricche di fiori che furono immediatamente strappati dai cittadini che egoisticamente se li portarono a casa. Era una reazione prevista e non appena un fiore o una pianta veniva strappato, era immediatamente sostituito finchè tutti si convinsero che era meglio e più bello lasciarli dove erano.
Neppure gli automobilisti si arresero subito, ed il sabato successivo un corteo di auto tentò di invadere l’isola pedonale ma si trovò bloccato e circondato da migliaia di bambini che stavano dipingendo grandi strisce di carta stese sull’asfalto, un appuntamento che è poi diventato un classico nella vita cittadina e che mette insieme adulti e bambini in una esplosione di creatività.
I commercianti constatarono con stupore che i loro affari miglioravano, perché un ambiente più allegro e sereno invogliava i cittadini a fare acquisti e così a poco a poco nessuno volle più tornare alla situazione precedente. Ma la rivoluzione di Lerner non riguardò solo l’isola pedonale; nel giro di poco tutta la vita cittadina venne stravolta: fu creato un sistema di piste ciclabili e trasporti pubblici che ha fatto si che la maggior parte dei cittadini rinunciasse ad utilizzare le auto private, un sistema di trasporti economico ed efficiente che si autofinanzia con i biglietti che i cittadini son ben contenti di pagare.
Un’altra innovazione ha riguardato l’assistenza alle fasce di popolazione meno abbienti, che sono state assistite da servizi di distribuzione di pasti gratuiti, assistenza sanitaria ed edilizia agevolata; sono state costruite decine di migliaia di case popolari e assegnati piccoli appezzamenti di terra per realizzare orti familiari. In più, ogni nuova casa riceve in regalo dal comune un albero da frutta e uno ornamentale oltre che un’ora di consulenza di un architetto che aiuta le famiglie a costruirsi case più comode e belle. Esiste un servizio di raccolta differenziata dei rifiuti effettuato porta a porta che in cambio di immondizia offre buoni acquisto per cibo o materiale scolastico; ci sono decine di ospedali e altrettante biblioteche di quartiere, insieme a teatri, musei, centri culturali e scuole.
Gli esempi potrebbero continuare e la storia di Curitiba è facilmente approfondibile in Rete. Da quaranta anni questa città del Brasile dimostra al mondo che – citando una nota canzone – se “i sogni son desideri” questi possono avverarsi con beneficio di tutti. Noi tra poco vedremo accendersi le campagne elettorali regionali prima ed amministrative poi, ascolteremo decine di comizi, centinaia di proposte, migliaia di promesse; ci piacerebbe che almeno una di queste offrisse la speranza che sdi vuole copiare l’esperienza di Curitiba, per offrire un futuro migliore a tutti noi.