I pugliesi hanno una “percezione” positiva della propria salute (il 72,6) ma continuano ad avere cattivi stili di vita. Un pugliese su due è in sovrappeso mentre il 38,4% non fa attività fisica. Solo l’8% della popolazione consuma 5 o più porzioni di frutta o di verdura al giorno e purtroppo la media regionale non si è modificata dal 2008 al 2014. Il 47% dei pugliesi consuma alcolici e il 26,6% fuma. Si conferma la correlazione tra cattivi stili di vita e disagio socioeconomico.
Questa è la radiografia dello stato di salute dei pugliesi al 2014, dei loro stili di vita e delle buone pratiche per la salute messo a punto dal Report del sistema di sorveglianza PASSI (acronimo di Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) presentato questa mattina, presso l’aula magna “De Benedictis” del Policlinico di Bari, dal Direttore del Dipartimento delle Politiche della salute della Regione Puglia Giovanni Gorgoni, dalla responsabile dell’Osservatorio Epidemiologico della Regione, Cinzia Germinario e dal presidente della Scuola di Medicina dell’Università di Bari Loreto Gesualdo.
In quattro anni di osservazione a livello regionale (hanno aderito al progetto tutte le Asl pugliesi), sono state intervistate oltre 8.500 persone tra i 18 e i 69 anni di età.
“Partiamo dal dato positivo – ha detto Giovanni Gorgoni introducendo il report PASSI – il 72 per cento dei cittadini pugliesi ha una percezione positiva della propria salute, dichiara cioè di sentirsi bene. E questo è uno dei dati migliori di tutta Italia, ben al di sopra della media nazionale che si attesta sul 69%. Poi indubbiamente ci sono alcune criticità, tra queste gli stili di vita e gli screening. In alcuni casi siamo andati in miglioramento ma resta il fatto che le problematiche di salute della regione Puglia risiedono nei nostri stili di vita. La prima vera causa dei nostri disagi sono negli stili di vita che si autoalimentano tra di loro e che sono sempre gli stessi, e cioè fumo, sedentarietà, cattiva alimentazione, diabete, ipertensione. In alcuni casi, i cattivi stili di vita hanno a che fare anche con l’insorgenza dei tumori e delle demenze senili”.
Per Gorgoni è quindi necessario “ripartire per l’ennesima volta sulla questione della prevenzione primaria e prevenzione secondaria”.
“Per quanto riguarda la prevenzione primaria – ha continuato il direttore del Dipartimento – occorre soprattutto promuovere una cultura della prevenzione relativamente agli stili di vita. C’è una scarsa attenzione dei pugliesi ai classici grandi fattori di deterioramento della salute.
Occorre far capire loro che la salute comincia a casa propria con una sana condotta di vita. E’ anche vero però che dalla lettura del Report si evince chiaramente che i peggiori stili di vita si registrano nelle classi più povere, meno istruite. E’ lì che dobbiamo intervenire. Il nostro obiettivo è raggiungere tutti i cittadini perchè tutti devono essere messi nelle condizioni di poter tutelare la propria salute”.
Poi c’è la prevenzione secondaria che chiama in causa principalmente i servizi della Regione Puglia, ossia quello degli screening.
“Non è una novità – ha aggiunto Gorgoni – il monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza del Ministero ci conferma che la strada da fare è ancora lunga e, al di là delle carenze organizzative, la pecca principale è a monte, nella capacità e nella motivazione a promuovere la cultura della prevenzione, intensificando il reclutamento della popolazione target dei tre principali screening (mammografia, cervice uterina e colon retto). C’è una mancata adesione da parte dei cittadini. Nel nuovo programma operativo 2016/2018 stiamo inserendo il rilancio degli screening per la prevenzione oncologica”.
Per Gorgoni infine occorre trovare un altro modo di fare comunicazione, “non è più la stagione degli opuscoli. In Italia e in Puglia si sono fatti troppi volantini che lasciano il tempo che trovano. Occorre utilizzare il linguaggio nuovo dei media e quello dei social, oppure fare un uso diverso della tv tradizionale che è stata utilizzata molto poco per le campagne di prevenzione”.
“La situazione della Puglia che emerge dal report PASSI – ha detto Cinzia Germinario, responsabile OER – non è bellissima perché a causa del basso reddito, a causa di cattivi stili di vita, a causa di screening non eseguiti, abbiamo una fascia di popolazione che resta completamente scoperta. C’è una fascia di persone che non accede mai alla prevenzione. Grazie a questo sistema di sorveglianza che valuta le abitudini e gli stili di vita, l’attitudine alla prevenzione e ciò che si fa per la prevenzione, abbiamo un quadro ben chiaro. Abbiamo un documento che, mostrando numericamente la situazione della Puglia, ci permette di organizzare le scelte strategiche della Regione Puglia”