«Un progetto che prevede l’estrazione di greggio dalla località “Tempa Rossa” in Basilicata che verrà trasportato tramite l’oleodotto a Taranto, in aggiunta a quello proveniente dalla Val d’Agri ma che, a differenza di quest’ultimo, non si conosce dove sarà raffinato. Sono, inoltre, previsti nuovi lavori nella raffineria del capoluogo tarantino dove si costruiranno due serbatoi da 180.000 metri cubi, verrà ampliato il pontile esistente per l’aumento del traffico di petroliere nel Mar Grande nonché costruite nuove linee e sistemi di pompaggio.» In una nota del deputato del M5S Diego De Lorenzis così viene descritto il progetto che in questi mesi è tornato a far parlare di sé.
«Il “Tempa Rossa”, però, – ricorda De Lorenzis – vede l’opposizione dei deputati 5 Stelle lucani e pugliesi, uniti per fermare quella che loro stessi definiscono “l’ennesima colonizzazione del territorio, con ricadute negative per i cittadini”». Con una interrogazione parlamentare, a prima firma del deputato salentino Diego De Lorenzis, il M5S chiede al Ministro dell’Ambiente Galletti di sospendere il progetto “Tempa Rossa.
«Le due splendide regioni, Basilicata e Puglia, non possono continuare a pagare in termini ambientali e di salute, l’alto prezzo dovuto ad un modello di sviluppo ormai inconciliabile con i territori interessati – dichiarano deputati e senatori di Puglia e Basilicata del MoVimento 5 Stelle – Il Governo Renzi, al di quello Berlusconi che ha rilasciato il parere di compatibilità ambientale, continua a basare sulle fonti fossili le scelte in campo energetico. Un modello che ha risvolti terrificanti.
Le criticità ambientali già presenti su questi territori – continuano i 5 Stelle – sono troppo preoccupanti per permettere di avallare l’espansione delle attività inquinanti della raffineria di Taranto, città simbolo del sacrificio insostenibile e disumano, per un presunto e mai verificato interesse nazionale. Non dobbiamo dimenticare gli altissimi rischi di incidente e l’effetto domino che potrebbe scaturire, per nulla considerati sia dall’ENI sia dall’allora Ministro Prestigiacomo.
Criticità già evidenziate – prosegue De Lorenzis – dal comitato cittadino “Legamjonici” che, in assenza di amministrazioni attente a questi eventi, ha presentato da tempo una petizione al Parlamento Europeo per una probabile violazione della direttiva “Seveso”.
“Dobbiamo attendere che l’Ue apra una nuova procedura d’infrazione? – commentano i 5 Stelle – Oppure l’ennesimo incidente nella raffineria? Occorre ricordare che, nonostante le royalties dovute alle estrazioni petrolifere in Basilicata, queste non solo non hanno portato ricchezza e benessere sul territorio lucano, che rimane una delle regioni più povere d’Italia, ma ne stanno mettendo a repentaglio il delicato equilibrio ecologico. E rappresentano anche un grande rischio per la salubrità dell’acqua delle sorgenti, delle falde e degli invasi: la stessa acqua che serve a garantire l’approvvigionamento idrico potabile per le due regioni. Come per il gasdotto TAP e per le trivellazioni nello Jonio e nell’Adriatico – concludono i pentastellati – ci opponiamo fortemente al progetto ‘Tempa Rossa’, il cui greggio verrà stoccato franco frontiera, si sospetta per non pagare tasse. Chiediamo di cambiare radicalmente il modello di sviluppo per i territori interessati e di puntare immediatamente su una politica energetica basata su produzione diffusa dell’energia da fonti rinnovabili».
Nell’interrogazione parlamentare, il deputato Diego De Lorenzis (M5S) chiede al Ministro dell’Ambiente Galletti in quali località verranno raffinati gli idrocarburi provenienti da “Tempa Rossa” e dove, invece, verrebbero smaltiti i rifiuti prodotti, i terreni ed i sedimenti contaminati movimentati dello stesso progetto.
«Oltre a rispondere su quali provvedimenti intende prendere il Ministero dinanzi all’inottemperante ENI sulle prescrizioni AIA impartite per la raffineria di Taranto, Galletti – conclude De Lorenzis – dovrà chiarire se la direttiva “Seveso”, sulla “valutazione di rischio di incidente rilevante”, sia stata violata o meno nonché l’assenza di uno studio sull’effetto domino dei due nuovi serbatoi. Infine, il Ministero dell’Ambiente dovrà esprimersi sull’opportunità di sospendere il progetto stesso.»