«Più che inutili tavoli regionali, serve un prezzo del latte di riferimento, capace di registrare gli andamenti del mercato in maniera equa anche per i produttori». Gli allevatori di Confagricoltura, riunitisi recentemente a Mottola, tornano sul piede di guerra: pronti a disertare le riunioni indette dalla Regione e a battere strade nuove.
E’ la proverbiale saggezza del “meglio soli che male accompagnati” a suggerire la sterzata, ma anche considerazioni oggettive che non trovano riscontro nella realtà quotidiana: «Il trend del prezzo del latte fresco – spiega Donatello Schiavone – nel 2017 è tornato a crescere, dopo gli anni bui recenti. Il problema è che l’aumento medio dell’11,52% registrato sino ad ottobre è avvenuto nelle stalle lombarde, mentre da noi si fatica a trovarne traccia».
Il litro di latte viaggia oltre i 39 centesimi, quasi quattro cent in più rispetto ad un anno prima: «Ma questo succede al Nord – insiste l’allevatore mottolese – mentre da noi raccoglitori e trasformatori continuano a dettare legge e a imporre il prezzo, il loro prezzo, senza che vi sia equilibrio tra offerta e domanda».
Il mercato, invece, continua a viaggiare a due velocità, molto elastico in discesa e rigido in salita: «Bisogna aprire una trattativa seria sul prezzo del latte – spiega Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Taranto – in cui tutti gli attori abbiano pari dignità, a partire dagli allevatori, troppo spesso trattati come l’anello debole del sistema, mentre ne sono il fulcro». Per la Federazione Latte di Confagricoltura, però, quello del prezzo è solo il primo passo di un percorso più lungo e profondo: «Gli allevatori – rimarca Lazzàro – vogliono intraprendere un percorso di conoscenza del mercato, degli strumenti per misurare domanda e offerta, per valutare le dinamiche dei prezzi e giungere a soluzioni che, come l’etichettatura d’origine obbligatoria, hanno riconosciuto il valore del prodotto italiano e stanno dando buoni risultati. Del resto, solo gli allevatori di Confagricoltura Taranto rappresentano una produzione di circa 50mila quintali di latte al mese e vogliono avere lo stesso “peso” di compratori e trasformatori, in un’ottica di condivisione e non di sottomissione».
La conferma che c’è margine per spuntare prezzi migliori, arriva ancora da Schiavone: «La richiesta del nostro latte sta aumentando, tant’è che non riusciamo a soddisfare la domanda pugliese per intero: ma resta il nodo del prezzo, che non segue questa dinamica al rialzo». Sullo sfondo c’è l’idea di giungere ad un “prezzo di riferimento” capace di inglobare i costi di produzione che, ricorda Angelo De Filippis, «qui da noi sono più alti perché facciamo latte fresco di altissima qualità». Anzi, di più – spiega Teodoro Ripa, veterinario di lunghissima esperienza – «perché la forza del latte della Murgia pugliese sta nel valore aggiunto che già oggi richiama le nuove e più avanzate normative. Qui abbiamo da tempo stalle e latte etici, non solo per la qualità igienica e sanitaria, ma perché si produce latte da vacche che non soffrono. Latte etico significa rispettare il benessere animale oltre che tutelare il consumatore da ogni punto di vista».
E allora dov’è l’intoppo? Per Giuseppe Tagliente «bisogna andare ben oltre i 36-38 cent/litro attuali e sfondare il tetto dei 40, posizionandosi almeno di un 5-10% sopra al prezzo di riferimento lombardo». Questo, a ben vedere, è l’altro corno del problema: «L’allevatore lombardo – dice Schiavone – quando si alza la mattina può valutare il prezzo Clal e quello di riferimento regionale. Qui in Puglia, invece, non abbiamo nulla, siamo completamente al buio e perciò alla mercé dei commercianti». Più che l’ennesimo tavolo regionale al quale c’è chi si siede comodamente e chi resta in piedi, allora, servirebbe uno scossone: «Dobbiamo riqualificare l’azione dell’associazionismo degli allevatori – è l’idea di Lazzàro – riportandolo al servizio degli allevatori e non al seguito di una associazione di categoria e, nello stesso tempo, liberarci di tutto ciò che ostruisce la possibilità che il prezzo del latte pugliese diventi un punto di riferimento per tutto il Sud.
Per questo – conclude il presidente di Confagricoltura Taranto – vogliamo lanciare un progetto di ampio respiro, chiamando esperti e accendendo una luce sulle troppe opacità di un sistema squilibrato e sulla miopia di chi non vuol capire che il mercato del latte ha bisogno anche di un prezzo etico».