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«Dal momento in cui una cicca di sigaretta viene gettata dal finestrino di un auto in corsa, quel fumo diventa un fatto di tutti; e non è cosa meno grave di un fuoco appiccato di proposito.» Lo scrive Pier Giorgio Farina in una lettera aperta al neo sindaco di Taranto.

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«Il delitto è il medesimo – afferma l’esponente di “Ali Ponti e Pontili”, poiché equivale a togliere vita ed insieme opportunità di ordine, bellezza, futuro. Ogni sottovalutazione, dalla più piccola sino alla stessa negazione che esista un “problema ambiente”, proprio perché sottrae ossigeno a un domani migliore per tutti, è un fatto criminale, oltretutto con buone possibilità di restare impunito. Così, anno dopo anno, estate dopo estate, si assiste allo stesso copione che alcuni sciagurati scrivono per tutti, fatto di devastazione, di impoverimento e di degrado che si aggiunge ad altro degrado. Si tratta di una perdita grave, scompare poco per volta ciò che abbiamo di più prezioso. Che siano semplici cespugli, pochi alberi o interi boschi, poco importa nel mosaico generale. Ma il fumo che costella a macchia di leopardo i caldi pomeriggi del nostro Sud, può anche essere visto come ultimo anello di una lunga catena di noncuranza, di superficialità, insomma di non-consapevolezza dell’enorme danno che ne deriva. Quel fuoco, ripresentandosi, spesso mette a nudo la mancanza di una educazione, forte, diffusa e radicata, circa il rispetto che si deve avere dell’ambiente perché “casa propria”. Lo si deduce osservando ciò che resta a destra e a sinistra di certe strade: bottiglie di vetro a centinaia tra la cenere, che facendo da lente, possono anche essere innesco per il fuoco; visioni di discariche che descrivono ineluttabilmente una insensibilità di fondo su cui c’è molto da lavorare, e che potrebbe dare lavoro.

Un tempo c’erano i cantonieri ad occuparsi della pulizia delle cunette, oggi c’è la sovrapposizione di competenze e la carenza di fondi: mix micidiale che produce inerzia.
Tutto questo abbandono, così come lo vediamo noi è visto anche dai turisti che vorremmo poter ospitare a frotte, ma che inevitabilmente traggono conclusioni sommarie, ed ingrate per il potenziale che c’è. Questi indizi costellando le nostre strade sono indici di una desertificazione che avanza, etica, comportamentale, oltre che climatica. E’ importante diventare consapevoli di tutto ciò per smettere di considerarci non-colpevoli. E’ un punto di partenza essenziale anzi è proprio questo il nocciolo della questione. La nostra innata propensione a sentirci sempre in qualche modo “non-responsabili” di ciò che avviene intorno a noi, perché è sempre colpa di altri, soprattutto di chi, mandato ad occupare posti in alto, dovrebbe svolgere anche il nostro ruolo di cittadini. Queste premesse erano d’obbligo prima delle riflessioni che seguono, sugli incendi fisicamente a noi più vicini, tra i tanti che vanno trafiggendo questa estate. Lungo la strada che circonda il Mar Piccolo, già da vari giorni si moltiplicavano i fuochi innescati sui bordi della strada. Facile prevedere che l’avanzare del fenomeno avrebbe raggiunto anche la Riserva Regionale Orientata “Palude La Vela”. Una “previsione di pericolo” fin troppo facile da fare ma, a quanto pare, non è bastata ad adottare precise misure, per esempio incrementando la sorveglianza, il pattugliamento, attivando forze ed enti presenti sul territorio. Ed il fuoco, purtroppo è arrivato, a partire dalla prima mattina del 5 luglio 2017, e ha nuovamente lasciato la cenere in quel polmone verde di inestimabile valore. Un patrimonio enorme andato in fumo di cui cicche, piromani e vento sono solo strumenti attraverso cui lo scempio si è perpetrato. E’ mancata proprio la “previsione”, seguita da una efficace “prevenzione”, un piano che dirigesse ed unisse le forze oltre ogni diatriba e divisione. Triste poi leggere di un tempestivo rammarico a cose avvenute, ed oltretutto con inesatta descrizione dei fatti e menzione di chi si stava effettivamente prodigando per scongiurare una più grande tragedia. Per onore di cronaca va ribadito che quel 5 luglio, una base intera dell’Aeronautica Militare, ovvero tutti gli uomini disponibili o fatti rientrare del 65° Deposito Territoriale, era sul rogo per salvare il salvabile. Loro insieme con gli altri operatori e volontari accorsi e con lo stesso ex Direttore della Riserva, Dottor Vito Crisanti. Quest’ultimo aveva tentato di fermare il fuoco sul canale D’Aiedda. E’ importante ribadirlo sia per dare merito a quegli uomini, sia per sottolineare che proprio il presidio, la presenza continua di sorveglianza e capacità di azione tempestiva sono state nel tempo la migliore garanzia di salvezza di quei luoghi.

E’ importante ricordare che la tragedia era stata scongiurata con la stessa perizia, altre volte, affiancando i Vigili del Fuoco, spesso sotto organico e in carenza di mezzi. Oltre alla presenza dell’Aeronautica l’altra fortuna è stata data dal Canadair, disposto a livello centrale, e non sempre disponibile quando le richieste sono molteplici. Queste cose vanno sottolineate perché si facciano opportune riflessioni. Va anche detto, anche se qui si può solo farne cenno, che erano stati pensati, redatti e presentati alcuni progetti miranti proprio a realizzare la massima valorizzazione e tenuta in sicurezza della Riserva. Queste azioni erano state intraprese dai responsabili del 65° e dalla Direzione dell’Oasi Palude La Vela, ed avevano portato a presentare ad Autorità Governative su Taranto un progetto specifico, denominato “Terra, Mare, Cielo, Spazio”, in cui si contemplava proprio il potenziamento degli idranti perimetrali verso l’area est della base, una zona al momento non servita, rete da estendere anche oltre i confini attuali sino a spingersi nell’interno della Palude stessa. Nella proposta si prevedeva inoltre la raccolta delle acque piovane e l’autosufficienza energetica, volte a incrementare la valorizzazione e salvaguardia del bene senza gravare sulle bollette. E’ un vero peccato alla luce di quanto accaduto che tale progetto, detto integrato perché intendeva unire e riunire, non abbia destato l’atteso, ed almeno parziale, interesse. Ma tant’è. E’ altrettanto emblematico constatare che, decaduto il mandato del Direttore della Riserva il 3 maggio, non si fosse provveduto a risolvere tale vacanza a cura del Comune di Taranto, evitando possibili ambiguità puntualmente presentatesi.

A riprova della preoccupazione sempre nutrita verso la valorizzazione e tutela di tutta l’area comprendente il 65° Deposito Territoriale AM e l’adiacente Riserva, chi scrive, avendo avuto sino al 21 febbraio 2017 la responsabilità dell’Ente militare, propose che il Comune di Taranto, in qualità di unico gestore ufficiale della Riserva Orientata Regionale e responsabile, avanzasse due manifestazioni di interesse miranti ad inglobare nella Riserva buona parte delle aree pinetate. Questa azione si rese possibile in virtù di due fattori favorevoli: la prossima uscita di scena dell’Aeronautica Militare, con la dismissione dell’ Ente e la chiusura della base entro il 2018, e la possibilità di interloquire con un tecnico qualificato in materia forestale, ovvero il Direttore pro tempore Dottor Crisanti che, quale esperto forestale, compilò prontamente un proposta di massima. Questi tempestivi documenti, firmati dal Sindaco uscente, vennero portati subito a Roma sui tavoli decisori dell’Aeronautica Militare e quindi della Difesa, ed ora attendono i passi della nuova Amministrazione comunale per potersi concretizzare. Le attenzioni dunque, come le concrete proposte onde preservare e valorizzare il nostro Ambiente, c’erano, ma il fuoco è arrivato più veloce. Peccato, davvero, per quella auspicata cooperazione che poteva esserci e non c’è stata, per quella collaborazione tra singoli, Enti ed Associazioni così difficili da tenere allo stesso tavolo. Peccato per aver perso ancora una volta occasione per farlo davvero quel fatidico “gioco di squadra”. L’idea portante era quella di fare di quei luoghi un Centro polivalente di studio, basato sulla concordia e sulla fattiva cooperazione, per dare nuove opportunità al nostro Territorio. Peccato… per non aver saputo riconoscere buone idee, buoni intendimenti e buone competenze, omissioni che hanno alimentato sterili polemiche e rivalse.

Peccato davvero, perché è certo che fino a quando esisteranno questi comburenti, i “fuochi” divamperanno, e tutti perderemo molto. Un rammarico cocente è quello di non aver avuto il tempo di condurre al raggiungimento di posizioni più certe prima di passare le consegne al nuovo Comandante, il T.Col. Rossano Rocco Coppari. A lui ora il compito di portare tutto all’attenzione del nuovo Sindaco di Taranto ed al nuovo Direttore della Riserva, quando verrà nominato. Nelle loro mani, e di coloro che sapranno cooperare, è ora il futuro di quei luoghi.

La speranza – conclude Pier Giorgio Farina – è che il Sindaco Melucci, consideri urgente il dare seguito alle azioni già intraprese e precedenza per la salvaguardia di quell’area, prima che una nuova emergenza possa mettere a rischio definitivo un patrimonio così faticosamente costruito e preservato. Ricordo a me stesso ed a coloro con cui ho lavorato negli ultimi tre anni, che la speranza non può essere mortificata da niente e da nessuno. E’ l’augurio che faccio a me e tutti coloro che ci hanno creduto, che ci credono e ci crederanno, con gli atteggiamenti più efficaci, quelli che prevedono umiltà, rispetto delle competenze e capacità di unire, ovvero di lavorare “in squadra”

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