Nell’ambito delle iniziative di “Terrazza Nardina”, si è svolta a Grottaglie la presentazione del libro “Bellissime” di Flavia Piccinni.
L’evento è stata l’occasione non solo di affrontare le varie problematiche del mondo della moda infantile e delle baby modelle, un mondo che all’esterno proietta una immagine di luce e leggerezza, ma che ha nel suo intimo una notevole “parte oscura” ancora oggi sostanzialmente inesplorata. Un mondo dal notevole peso economico, poiché muove cifre di diversi miliardi l’anno, ed intorno al quale si consumano vite, speranze, sogni, progetti ed illusioni.
Il tema è stato affrontato da Flavia Piccinni con passione e senza falsi pregiudizi, consentendo ai presenti di prendere contezza di una realtà che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni ma che – forse proprio per questo – sembra invisibile ai più. Quello dell’impiego dei bambini di pochi anni di età in veri e propri tour de force con sfilate e hosting fotografici che possono durare anche sei o sette ore, senza bere, senza riposare, senza fare nulla che possa sgualcire o sporcare i vestiti indossati o rovinare trucco o acconciatura è la punta di un iceberg che – se non rischia di mandare a fondo il Titanic della società come la conosciamo – certamente deve farci riflettere sul tipo di futuro a cui stiamo preparando i nostri figli. Vuoi per un malinteso senso di dovere sociale, vuoi perché sempre più l’apparenza sembra dominare sulla sostanza, oramai i bambini sono sempre più considerati e trattati come piccoli adulti. Li si veste da adulti, hanno telefoni e computer da adulti, vedono celebrare gli eventi della loro vita quali battesimi, compleanni, prime comunioni come fossero matrimoni, vengono addirittura curati con psicofarmaci per quelle che sino a pochi anni fa erano considerate delle caratteristiche comportamentali della loro età ed ovvi vengono terapeutizzate come vere e proprie malattie.
[amazon_link asins=’8860445086′ template=’ProductCarousel’ store=’gg05c-21′ marketplace=’IT’ link_id=’7c43b773-9e0f-11e7-ad25-e31346840d10′]
Privare un bambino del suo percorso naturale di crescita e maturazione, eliminare alcune tappe e anticiparne altre, trattarlo come se fosse un nostro coetaneo crea il lui delle conseguenze che ad oggi non sono state ancora del tutto studiate scientificamente, ma i cui effetti possiamo empiricamente constatare nella vita di ogni giorno. E è vero che ogni generazione si lamenta di quella che la segue, è altrettanto vero che nei cosiddetti “millenials”, ovvero in coloro nati negli anni 2000, si è creato un solco generazionale che diventa sempre più ampi o profondo. I cambiamenti in atto nella famiglia e nelle istituzioni deputate all’educazione sembrano aver amplificato – quando non causato – un senso di straniamento e ribellione che non trova argini solidi contro cui magari scontrarsi, ma che comunque costituiscono un riferimento ed una guida, quanto piuttosto dei veri e propri muri di gomma che rimbalzano il bambino e l’adolescente dall’uno all’altro come una pallina da flipper, lasciandolo sostanzialmente solo con se stesso e con pochi o nessuno punti fermi in grado di orientare la sua crescita emotiva e psicologica in modo sano e coerente.
Il risultato di una tendenza cominciata più o meno in sordina nel secolo scorso (non a caso il libro di Flavia Piccinni ha un titolo che richiama quello di un famoso film di Luchino Visconti con Anna Magnani e Tina Apicella) è quella di vedere sempre più bambini che si comportano come fossero degli adulti in miniatura e – di converso – sempre più adulti affetti dalla “sindrome di Peter Pan”, che sembrano voler recuperare – a volte in maniera francamente grottesca ed inopportuna – una giovinezza oramai cronologicamente passata.
Durante la presentazione è stato ricordato che “si diventa adulti quando si perdonano i genitori per il male che ci hanno fatto”, sta a ciascuno di noi, ogni giorno, fare in modo che i propri figli diventino adulti al momento giusto e nel modo giusto. E’ un loro diritto ed è un nostro dovere.