Oltre 4 ore di lavoro, 2.500 accessi costanti per la diretta streaming e 29 interventi di sindaci e parti sociali per “un’assemblea qualificata” così come l’ha definita il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano al termine del confronto con i sindaci e le parti sociali sul Piano di riordino ospedaliero che si è svolto sabato mattina presso il Policlinico di Bari.
“Siamo riusciti a creare un percorso di conoscenza – ha detto Emiliano a conclusione della giornata di lavoro – Questa è una gigantesca istruttoria cominciata molte settimane fa che ha consentito a tutti di avere occasioni strutturate di ascolto, collettive e individuali. Sono molto soddisfatto di questa istruttoria che non ha precedenti nella storia della sanità pugliese, non era mai avvenuto un approfondimento simile”.
“Mi sarei aspettato oggi, all’interno di questa assemblea – ha sottolineato il Presidente – anche delle critiche al piano di riordino, ma sempre dentro questa assemblea qualificata alla quale certamente non si possono raccontare panzane, perché conosce il tema che stiamo trattando anche dal punto di vista normativo. La scomparsa degli interventi dell’opposizione è un fatto rilevante: forse preferisce fare i suoi interventi con platee meno qualificate, ma questa mi pare una mancanza di rispetto nei confronti degli amministratori locali e dei soggetti del mondo della sanità oggi qui presenti (al confronto di questa mattina sono stati invitati tutti i consiglieri regionali ndr)”.
Emiliano ha anche annunciato che da questo momento comincia una permanente riunione di giunta che terminerà lunedi con l’approvazione della delibera sul Piano di riordino.
“Noi stiamo riflettendo su una questione – ha aggiunto Emiliano – e cioè quali ospedali dobbiamo considerare di base e quali di primo livello mentre su quelli di secondo livello non ci sono dubbi perché restano essenziali nel percorso immaginato dal Ministero. Se un ospedale è di primo livello senza però averne le relative strutture dichiarate, noi rischiamo di strutturare una condizione di imprudenza e di responsabilità di tutto il sistema con riferimento al mancato rispetto dei parametri previsti. Il primo livello è un cammino verso il quale far tendere tutte le strutture ospedaliere”.
Emiliano ha anche anticipato l’ipotesi sulla quale intende lavorare in giunta.
“L’ipotesi è quella di avere un ospedale di base, forse anche in numero superiore rispetto al previsto, con una struttura rafforzata, in modo tale da rispettare la storia di ciascuno. Così, pur rimanendo nel classamento di base, l’ospedale potrà tendenzialmente avere una strutturazione di servizi che possiamo poi nel tempo eventualmente riconoscere. Questa non è una fotografia, è una visione, consapevoli che non possiamo determinare adesso tutte le sfide del futuro. Chi ha il dovere di organizzare queste strutture, è giusto che lanci anche delle sfide”.
Emiliano poi è entrato nello specifico sui punti più critici.
“A Foggia ci sono già troppi posti letto e dobbiamo ridurli. Bisogna ragionare invece sull’ospedale di Lucera, che era già programmato per essere chiuso ma le stesse norme potrebbero consentire – in ambiti molto prudenti – di tutelare. Poi ci sono le strutture di San Severo, Cerignola e Manfredonia: nessuno dei tre ha totalmente il requisito di primo livello, e dunque potrebbe verificarsi l’ipotesi di diventare ospedali di base rafforzati”.
Passando alla provincia di Taranto, il Presidente ha ribadito che sul Santissima Annunziata non c’è alcuna discussione, essendo struttura di secondo livello (qualche criterio manca ed è per questo che c’è la costruzione del nuovo ospedale). Mentre per gli altri (nessuno dei quattro può essere di primo livello) non si esclude di adottare la strada di Foggia, cioè quella degli ospedali di “base rafforzati”.
“Mentre a Foggia ci sono due hub di secondo livello – ha detto Emiliano – a Taranto ce n’è uno solo e questo potrebbe costringerci a individuare un ospedale di primo livello, ma sul punto i sindaci hanno vedute diverse e questo rende più complicata la nostra scelta”.
A Lecce c’è una situazione particolare dovuta dalla struttura della provincia, alla rete stradale e ad altri aspetti storici.
“Stiamo tentando una sfida, quella di salvare tutti gli ospedali – ha detto il presidente – ai sindaci dico che cercheremo di trovare un livello di compensazione complessivo per salvaguardare tutte le strutture. Anche a Lecce vale lo stesso discorso di Taranto.
Per quanto riguarda la provincia di Bari, è stato di grande aiuto l’intervento del sindaco di Triggiano che è anche un medico, che è riuscito a comprendere e spiegare che le conversioni degli ospedali claudicanti e insicuri possono essere delle opportunità sotto diversi punti di vista, in termini di PIL, di addetti, di servizi. La conversione non è una chiusura e non è un taglio. Nessuno degli investimenti in corso può essere considerato inutile e tutte le disponibilità di denaro per finanziamenti già assegnati saranno rese coerenti con la definizione della mission delle strutture”.
Emiliano ha fatto un cenno anche a tutte quelle strutture già chiuse negli anni passati e non riconvertite nell’ottica del pubblico-pubblico, domandandosi: “possono essere oggetto di una discussione con il Sistema sanitario nazionale per capire se possono essere gestite dai privati? È possibile lanciare una sfida? Questo elemento dal punto di vista strategico sarà importante e sarà oggetto di una futura discussione”.
La Bat consolida la vocazione ospedaliera articolata su due ospedali maggiori (Andria e Barletta) che contiamo di candidare come nodi di primo livello e su un ospedale di base. Il limite principale del territorio è la risicata capienza delle strutture presenti, nessuna delle quali riesce ad avere più di 250 posti letto che consentirebbero uno sfruttamento migliore della buona viabilità.
A Brindisi, i numeri sono chiari, Francavilla ha una dimensione che non può esserle negata mentre l’ospedale di Ostuni resta di base e gli altri saranno riconvertiti. Vorrei ringraziare il sindaco di Ostuni che ha ben compreso la chiarezza delle strutture e dei numeri.
Emiliano ha anche annunciato che tutti “i luoghi da riconvertire avranno priorità nell’investimento dei fondi Fesr (i 400milioni di euro per ristrutturare la medicina del territorio) e che nella delibera che sarà approvata lunedì ci saranno accenni a come queste novità saranno innestate nella costruzione delle reti di garanzia”.
“Il processo è in continuo divenire – ha concluso Emiliano – questo non è un piano urbanistico, è un piano strategico. Dobbiamo avere la capacità di aggiornala sempre la vision, questo è un focus group per aggiornamento permanente. Io credo che questo lavoro sia necessario per gestire la complessità e, vi assicuro, che lo faremo sempre in questa formazione”.
29 gli interventi nel corso del confronto di questa mattina: Donato Baccaro (sindaco di Cisternino), Roberto Massafra (sindaco di Manduria), Nicola De Tullio (sindaco di Spinazzola), Ciro Alabrese (sindaco di Grottaglie), Biagio d’Alberto (FP Cgil Puglia), Giovanni Gugliotti (sindaco di Castellaneta), Antonio Uricchio (Rettore Università di Bari), Michele Battaglia (direttore Urologia Policlinico Bari), Vito Di Carlo (sindaco di Rignano Garganico), Gianfranco Coppola (sindaco di Ostuni), Massimo Mincuzzi (Fials Puglia), Domenico Montagna (sindaco di Galatina), Sandrina Schito (sindaco di Copertino), Paola Natalicchio (sindaco di Molfetta), Carmela Marseglia (collegio infermieri Bari), Vincenzo Denicolò (sindaco di Triggiano), Nicola Ruccia (presidente associazione ACTI), Francesco Miglio (sindaco di San Severo), Antonio Tutolo (sindaco di Lucera), Guido Aprea (commissario prefettizio di Gallipoli), Filippo Anelli (presidente Ordine dei medici Bari), Ernesto La Salvia (sindaco di Canosa), Giuseppe Bizzarri (consigliere comunale di Lucera), Domenico Giannandrea (sindaco di Putignano), Carlo Marzo (USSPI medici), Ninni Gemmato (sindaco di Terlizzi), Vito Troiano (presidente nazionale AOGOI), Nicola Azzizzi (segretario Nursind Bari), Donato Sivo (Asl BT).