«Mentre a Roma perdono tempo per la composizione del Governo, qui a Taranto l’indotto Ilva sta fallendo.» Lo dichiara il consigliere regionale Renato Perrini.
«E mi fa una rabbia – prosegue l’esponente ionico di Dit-NcI – vedere che da mesi provo a parlare, inascoltato, di un problema che oggi si è trasformato in emergenza per centinaia di famiglie. Nessuno, e dico nessuno, si è degnato di mettere mani ad una vertenza dalle enormi proporzioni. Il grido di allarme lanciato dagli autotrasportatori pochi giorni fa, che minacciano una nuova protesta a causa di fatture abbondantemente scadute e non pagate, riguarda l’intero comparto dell’appalto Ilva, che nel mese di dicembre ha ricevuto dalla gestione commissariale, solo una parte dei crediti accumulati. Poi il vuoto, il silenzio assoluto. Come se questa grande vertenza non esistesse, come se queste aziende e questi lavoratori, non fossero degni di ascolto. Le somme che avanzano dall’Ilva sono esorbitanti, il pagamento del corrente non è mai puntuale, ma ciò che più di ogni altra cosa mi spaventa è che non esiste per loro una vera programmazione. Si naviga a vista, in attesa che qualcuno si svegli una mattina e si accorga di un comparto che ripeto sta fallendo. Sì, perché non solo il lavoro è poco, anche questa è un’amara verità, ma quel poco viene pagato non si sa quando.
Le conseguenze – denuncia Perrini – sono aziende chiuse, oppure cassa integrazione per i dipendenti, ma solo per le imprese che vi possono accedere, o come sta capitando da tempo, stipendi pagati male e in ritardo. E’ diventato un circolo vizioso dal quale non se ne viene fuori. La parola che prevale è “ansia”, ansia per le aziende che sfiorano il crack ogni mese, ansia per i lavoratori, che hanno davanti un futuro incerto e vacillante. Sarò al fianco dell’indotto e sosterrò ogni loro causa, persino le proteste di massa se necessario. E chiederò con assoluta urgenza che venga convocata una task force regionale per il lavoro per discutere di tale vertenza.
Ma sia chiaro – conclude Perrini – non uscirò dalla riunione, senza produrre un documento che abbia una forza e un valore politico concreto, perché di parlare sono stanco, e stanco è anche chi si deve barcamenare ogni giorno per tirare a campare.»