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In un Nazione come l’Italia che ha assorbito culture ed etnie, sin dalla sua origine, in un processo che è stato ed è linguistico, la proposta di istituire un Museo Nazionale delle Minoranze Etno – Linguistiche mi sembra un fatto non solo importante, dal punto di vista di una tradizione istituzionale nel contesto delle culture e delle identità culturali, ma diventa un fatto di estrema dialettica geopolitica soprattutto in una temperie in cui il valore delle “diversità” diventa un concetto forte tra modelli etnici, antropologici e linguistici stessi.

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Un Museo che possa essere testimonianza sia storica che profondamente radicata in una precisa eredità, che ha posto sempre al centro il dialogo tra Oriente ed Occidente con al centro i problemi del Mediterraneo. Le minoranze linguistiche storiche sono la vera eredità antropologica, e quindi etnica, di un popolo, attraverso le quali minoranze si è costituito un vero e proprio mosaico delle eredità, che hanno dato vita ad una idea di Italia.

Istituire oggi un Museo Nazionale delle Minoranze etno – linguistiche storiche in Italia è porre all’attenzione non solo quelle minoranze che sono tuttora tutelate secondo le normative del 1999, ma significa risistemare, grazie ad una mappa più cifrata e decodificata, quelle minoranze che si sono insediate in Italia dall’età pre Magno Greca. Ciò significa dare senso ad una Nazione che ha un vocabolario articolato non solo di lingue e di culture, ma, soprattutto, di codici di appartenenza nei quali i viaggi dei popoli sono diventati riferimenti di civiltà.

Il Museo dovrebbe partire, certamente, dalle realtà storiche etniche tutelate dalla normativa, compresa comunque l’etnia Armena, sia per i suoi legami storici, linguistici, etnici, letterari, antropologici, esclusa dalla Legge vigente, ma anche quelle etnie, che pur esplose soltanto in questi ultimi decenni, hanno un forte radicamento nei diversi territori della Nazione.

Un Museo Nazionale delle Minoranze etno – linguistiche deve avere come riferimento sempre il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, che diventerebbe elemento istituzionale di forte aggregazione strategica in termini culturali e politici, con un intreccio chiaramente in una progettualità in itinere, già consolidata, puntualizzando già in una visione multimediale i reali percorsi che interessano tutto il tessuto territoriale.

Il presupposto resta, e questo lo sappiamo già, che le minoranze storiche, nella loro valenza etnologica, linguistica, antropologica, letteraria, archivistica, sono dei beni culturali e, in un concetto di bene culturale come quello attuale, in una temperie come quella che viviamo, il legame bene culturale e minoranze storiche offre una chiave di lettura “strategica” per una comprensione tra popoli e civiltà sempre in un rapporto tra Occidente ed Oriente da approfondire proprio culturalmente.

Un Museo, dunque, che significa dialettica, didattica, l’aspetto pedagogico non può che essere garanzia di una metodologia educativa in una visione propriamente etno – pedagogica, laboratorio di idee, conoscenze, approfondimenti e valorizzazioni in una estetica delle antropologie dei popoli.

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