Papa Giro, la tragica storia di don Ciro Annicchiarico: passione e morte nel centro storico di Grottaglie

La legge degli uomini ha condannato Ciro Annicchiarico per le sue violenze, ma non sapremo mai se fu davvero lui ad uccidere il suo rivale in amore oppure se quell’accusa che cambiò drammaticamente la sua vita fosse falsa e pretestuosa.

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A Grottaglie è vivissimo il culto di San Ciro, medico eremita e martire, portato nella Città delle Ceramiche da San Francesco de Geronimo, ma c’è un altro Ciro che – per motivi completamente diversi da quelli del Santo di Alessandria, è tristemente famoso da secoli.

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Don Ciro Annicchiarico fu prete e maestro di canto gregoriano; negli anni a cavallo tra il 1700 ed il 1800, nonostante avesse pronunciato i voti religiosi, intratteneva una relazione amorosa con una giovane vedova.

Una tragica passione

La stessa donna però concedeva le sue grazie anche a don Giuseppe Motolese, e questo non poteva che creare disaccordo e malumori tra i due uomini. Quando questi venne pugnalato a morte in un vicolo buio da un uomo mascherato – il 16 luglio del 1803 – tutti i sospetti si indirizzarono su Ciro Annicchiarico e sulla vedova contesa, che vennero condannati ad una pesante pena.

Della donna la storia non serba alcuna memoria oltre al nome, se non il fatto che avesse circa ventisei anni, fosse madre di due figli, e fosse soprannominata “Curciola”, probabilmente come forma di disprezzo per la sua condotta giudicata dissoluta e lasciva.

Ciro Annicchiarico riuscì a fuggire dal carcere, e cominciò una vita errabonda, puntellata da rapine e violenze.

Bandito per scelta o per necessità?

“Papa Ciro”, questo il soprannome con cui tutti a Grottaglie identificano questo personaggio storico con un piede nella leggenda, diede vita alla banda “dei Decisi”, terrorizzando per quasi quindici anni il territorio tra Martina Franca e la sua città natale.

In tanti, in quegli anni, divennero banditi, pochi per scelta, molti quasi obbligati dalle decisioni di una Legge che spesso aveva ben poco a che fare con la Giustizia, e così Papa Ciro, come il quasi conterraneo Cosimo Mazzeo detto Pizzichicchio, divenne il terrore per chi aveva qualcosa da perdere, oltre la propria vita.

Catturato e ucciso

Ciro Annicchiarico venne infine catturato a febbraio del 1817 dopo un disperato conflitto a fuoco e venne condannato a morte dopo un processo in cui confesso circa settanta omicidi, dichiarandosi però innocente dell’uccisione del suo rivale in amore.

Giustiziato il giorno dopo la cattura, il suo corpo subì l’ultimo oltraggio di essere esposto in pubblico come monito per chi volesse contrastare l’ordine costituito.

Papa Ciro, martire o bandito?

La legge degli uomini ha condannato Ciro Annicchiarico per le sue violenze, ma non sapremo mai se fu davvero lui ad uccidere il suo rivale in amore oppure se quell’accusa che cambiò drammaticamente la sua vita fosse falsa e pretestuosa.

Anche su di lui, come per tanti altri protagonisti di quegli anni turbolenti, la memoria popolare ha intessuto racconti ed aneddoti a metà tra fantasia e realtà, molti dei quali noi ricordiamo ancora oggi, a memoria di quanto le passioni umane possano, in un attimo, cambiare per sempre la vita di ognuno di noi.

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