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Ogni parola ha bisogno di tre silenzi. Perché in ogni parola c’è il prima che è una pausa della pazienza, il dopo che è la comprensione della pazienza, la fine che è il tentativo di aver capito la parola. Siamo fatti di parole proprio quando gli sguardi diventano distrazione e gli occhi smarriscono le immagini perdendosi nella cerca del centro del vento.

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Non ci si mette in viaggio in un cammino fatto di passi se prima il viaggio non diventa metafisico e viaggio nella geografia dell’anima. Se il viaggio nella geografia dell’anima resta incompiuto non bisogna cercare altri viaggi fatti di passi nel deserto delle terre. La terra bisogna trovarla dentro la propria anima.
Quando la terra è avvistata e vissuta bisogna mettersi in viaggio cercando di rintracciare il mare dentro le proprie terre. Consapevoli che sia la terra sia il mare, dentro le vie della nostra anima, hanno scogli, rocce, dune. E viviamo nella parola quando lo sguardo non riesce a raccoglie il vento e il vento si disperde e si nasconde nella sabbia.

Viviamo di parole quando gli occhi pur incontrando altri occhi non riescono a penetrarsi. Ma la parola soffre di ambiguità, di retorica, di interpretazioni, di negazioni. Noi assistiamo il silenzio e siamo accolti dal silenzio, viviamo nel silenzio, ma chiediamo alla parola di darci un segno. Il segno però non è fatto di parola. Il segno è un simbolo. Il silenzio è un simbolo tra le cifre degli archetipi che dominano la vita e la morte.
Il mondo sciamano conosce poche parole. Anzi non conosce la parola ma i linguaggi. Sono i linguaggi che chiudono e spezzano e richiudono il cerchio. Conosce la preghiera del silenzio nella illuminazione della pazienza. Perché la pazienza conduce il dio del Sole e la danza della Luna tra i camminamenti che sono nell’anima. Anima e mente. Pensiero e cuore. L’amore non è una freccia che dall’arco parte per colpire eros. L’amore si agita tra labirinto e caos e tragico vissuto contemplante.

Nel viaggio al centro dell’anima la contemplazione è fuoco. È la fiamma della dimora abitata nell’isola del sogno. Perché la preghiera porta alla pazienza? Lo sciamano si interroga sul senso della preghiera e raccoglie ogni granello di sabbia per custodirlo nello spazio delle dita. Non è un gioco. È il senso del magico che si intreccia con la necessità del mistero di farsi alchimia. Si viaggia tra le vie dell’anima per capire cose è l’antico e cosa è la modernità che trafigge il contemporaneo. Siamo l’attesa ma siamo anche il provvisorio.

Si vive di infinito all’interno di una dimensione in cui la provvisorietà è “strumento” di contemplazione e il tutto delle vie dell’anima si fa ricerca. Più volte il termine di ricerca o di “cerca” si intreccia nelle parole e intrecciandosi nelle parole si creano dei sentieri dai quali è possibile vivere il senso della percezione. Gli sciamani sono degli antichi profeti che si raccolgono nel leggere la percezione.
Nessun viaggio può considerarsi compiuto. Nel momento in cui si ha la consapevolezza della compiutezza il vissuto il vivere e ciò che sarà si confondono e le carte si imbrogliano sino a restare in una assenza che non è più recuperabile in una presenza.
Bisogna vivere tra il senso di infinito, la provvisorietà e la incompiutezza. Solo così lo sciamano può porsi in ascolto di quel vento che riposa tra le terre e i mari dell’anima. E l’anima è nell’attraversamento delle sette stanze come da Avicenna a Tersa d’Avila sino ad Antoni Garcia o ad Abshu.
L’alchimia è una magia che non si serve del mito ma dei simboli e i simboli ci camminano dentro, si riposano, si addormentano e dialogano con il Sole e la Luna. Ogni amore è eros e inevitabilmente deve fare i conti con i luoghi dell’anima. La parola è meno del silenzio. Nonostante le ombre, le porte, i passaggi e gli infiniti vissuti e viventi tra la provvisorietà e l’incompiutezza.

Nessun viaggio può considerarsi finito sino a quando abbiamo tra le linee le eredità incompiute. Ma bisogna saper catturare il vento quando il vento ci permette di leggere i silenzi. Ed è così che gli sciamani, tra una letteratura che è esperienza dello spirito e le antropologie che sono testimonianza del tempo, amano il silenzio e vivono la pazienza.

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