Si sono consumati pensieri. Una storia ha sempre un destino anche se un destino è fatto di tante storie. Pazienze intrecciate ai ricordi, ma il tempo resta inafferrabile e insondabile.
Come in tutte le vite, anche nella mia, nelle nostre vite vissute tra silenzi e antiche nobiltà spesso si fanno i conti con le nostalgie che urtano contro i tentacoli della memorie.
Sono passate infanzie, giovinezze, maturità severe tra gli sguardi di un viaggio che pur restando imprendibile non smette di legarsi ai solchi del nostro esistere.
Adolfo (San Lorenzo del Vallo, 1912 -1997), Mariano (San Lorenzo del Vallo, 1914 – Cosenza, 1983), Virgilio Italo (San Lorenzo del Vallo, 1920 – 2012), Luigi (San Lorenzo del Vallo, 1923 – Terranova da Sibari, 2014), Pietro (San Lorenzo del Vallo, 1926 – Cagliari, 2013) sono i cinque fratelli che hanno segnato quella storia che la si è voluta far cominciare da Ermete Francesco Bruni (San Lorenzo del Vallo, 1884 – 1979) e da Giulia Gaudinieri (Spezzano Albanese, 1889 – San Lorenzo del Vallo 1949).
Una storia che ha raccontato e che non smette di raccontare attraverso una griglia di simboli e di ricordi. Ci sono eredità di spirito e di cuore che si sono fatte identità e ogni identità ha trasmesso nuove radici incastonate in antiche radici.
I cinque fratelli hanno vissuto di spazi di nobiltà perché la nonna Giulia Gaudinieri portava dentro sé i profili di quella nobiltà, che ha segnato la generazione non solo dei cinque fratelli, ma anche di altre generazioni in una decadenza in cui le civiltà hanno scavato le loro ombre.
Quella civiltà di valori è un principio che continua a segnare non solo la memoria, ma anche il presente. Se siamo qui a raccontare frammenti di una storia significa che la storia stessa di una famiglia ha un senso nel nostro tempo.
Adolfo (sposato con Teresa Fiore) e Virgilio Italo (sposato con Maria Caracciolo) non hanno mai lasciato San Lorenzo del Vallo e la loro attività imprenditoriale e commerciale ha una testimonianza che proviene da molto lontano, in un territorio che è stato antesignano proprio su una economia agricola – commerciale grazie soprattutto al loro spirito di investimento e alla loro capacità produttiva con le quali hanno segnato un’epoca.
Mariano (sposato con Maria Notti), l’intellettuale che amava la letteratura francese, si è formato nei salotti della aristocrazia e a Cosenza, aveva lasciato la residenza del paese già nel 1947, è stato un punto di riferimento sia nel mondo scolastico, docente di matematica, sia nella società bene.
Luigi (sposato con Adalgisa Tricoci), culture di lettere con capacità di esperienze sul diritto amministrativo e contabile, è stato insegnante, lasciando il paese nel 1956, e poi segretario comunale a Terranova da Sibari.
Pietro (sposato con Gabriella Inghilleri), attento conoscitore di storia e culture di fotografia, ha lasciato il paese nel 1953 stabilendosi a Cagliari dove ha svolto il lavoro di geometra con forti capacità tecniche e culturali.
Cinque fratelli che hanno consolidato il loro amore e il loro affetto proprio nel segno della coerenza, una coerenza che hanno trasmesso ai lori eredi che vivono il tempo della non dimenticanza. Non dimenticare: è un comandamento la cui religiosità è l’incontro costante nel segno di una armonia da non perdere.
Da Adolfo e Teresa sono nati Giulia, Pina, Antonella e Anna. Da Mariano e Maria sono nati Giulia e Giorgio. Da Virgilio e Maria sono nati Giulia e Pierfranco. Da Luigi e Adalgisa sono nati Alfredo e Giulia. Da Pietro e Gabriella sono nati Roberto e Susanna.
Le ore corrono lungo la sabbia dei nostri giorni e tutto si intreccia.
Anche nelle distanze non bisogna perdersi. O forse sono proprio le distanze che dovrebbero legarci sempre più. In nome di ciò che siamo stati. In nome di ciò che le nostre famiglie sono state e continueranno ad essere.
Restiamo gli eredi non solo di una storia composita e composta da tante storie. Siamo gli eredi di famiglie che hanno segnato il tempo di quella storia: da San Lorenzo del Vallo a Cosenza, da Terranova da Sibari a Cagliari in un intreccio, in cui le economie sommerse hanno sempre dialogato con le culture, che hanno fatto questa nostra terra del Sud.
Non dimenticare pur vivendo le nostre distanze, perché in queste distanze le nostre presenze sono legami di sangue.
Qui però non finisce né la storia né un destino.
I legami di sangue andranno oltre e saranno i nostri figli che dovranno conoscere le loro eredità e quell’appartenenza ad un ceppo, quello Bruni – Gaudinieri, che ha cesellato il nostro restare in questo presente con la forza di trasmettere valori, onore ed eleganza.
Nella nobiltà dei Bruni – Gaudinieri non si racconta una favola, ma si stringono destini e questi destini, in una aristocrazia di pensieri e di azioni, sono stati le voci, lo sguardo, il comportamento e l’amore che i cinque fratelli hanno tramandato nel segno della fedeltà alla tradizione.
Io ormai smetto di scrivere. Ascolto soltanto gli echi. Sono gli echi che mi giungono da un paese, ma sono anche i rumori di altre città custodite in quel cavo di conchiglia che ho sempre custodito osservando la palma del mio giardino agitarsi nel vento delle stagioni.
Quanti ricordi sono appesi ai nostri sguardi. Custodiamoli non solo per noi, e portiamoli in dono a chi non sa, a chi conosce, a chi sa leggere le linee sul palmo delle mani dei nostri viaggi.
Non viviamo di dimenticanze nelle nostre nobiltà… perché la vera nobiltà è saper scorgere il sole quando il sole è già tramontato, è saper catturare l’alba quando l’alba è già raccolta nel giorno, è saper raccogliere il silenzio quando lo spazio è stato completamente occupato dal chiasso, è saper ascoltare anche quando si pensa che non c’è più nulla da dire…
Nella nobiltà dei Bruni – Gaudinieri non si racconta una favola ma anche un destino…