«Il vento spira forte ed è un vento che non mi piace, arriva all’improvviso, gelido, violento, cieco, sta spazzando via il progetto di quell’Europa libera, riformista e solidale che abbiamo sognato e che con fatica tentiamo fin dal dopo guerra di realizzare.» Lo dichiara Walter Musillo, presidente provinciale del Partito Democratico di Taranto.
«I pericoli non vengono da destra – afferma Musillo; per un riformista il confronto e la contrapposizione politica sono indispensabili. L’avversario in politica è necessario, quando i principi sono sani, cresce il confronto, cresce il dibattito, si esalta il valore della politica.
Non sono preoccupato dei movimenti, si nutrono della cattiva politica, raccolgono il dissenso e le delusioni, sono necessari a chi governa e può fare meglio, a chi si è perso, in molti casi hanno il merito di aver riportato numerosi cittadini ad occuparsi di politica, altrimenti l’astensione sarebbe molto più ampia e, diciamolo, spesso pongono problemi seri a cui bisogna dare risposte.
Quindi l’avversario non mi spaventa, anzi mi fa crescere, mi arricchisce, “A paura mia” direbbe Eduardo si manifesta quando non c’è confronto, quando il dibattito si personalizza, quando le ragioni degli altri vengono banalizzate, perciò dovremmo pensare a rafforzarci, per competere nel confronto con gli avversari bisogna essere più bravi, la proposta va allargata, va completata.
Il mio partito – prosegue il presidente provinciale del Partito Democratico di Taranto – da quasi un anno non è più lo stesso, la scissione di una parte del PD è stata grave, non so quanto peserà in quota elettorale ma una cosa è certa, il livello intellettuale e la capacità di analisi che abbiamo perso è significativa, la rappresentanza si è ristretta, oggi il PD non è più lo stesso, si è lasciato andare spostando il dibattito sulle ragioni di incompatibilità caratteriale invece di analizzare i motivi veri del disagio.
Se una parte del partito, oggi ufficializzati in “Liberi e Uguali” , poneva delle questioni relative ad argomenti importanti nell’ambito del riformismo che vogliamo rappresentare, non si poteva far finta di niente. Le ragioni sulle politiche del lavoro, il welfare, la scuola, o una condivisione più ampia sula legge elettorale, (occasione mancata), andavano affrontate. Senza questo confronto vi sarà un unico risultato : la campagna elettorale diventerà una scontro tra forze politiche molto simili fra loro, con conseguenze catastrofiche e un elettorato disorientato, dove l’unica proposta da considerare sarà quella di un misero, mortificante, riduttivo “voto utile”.
Allora non c’è più tempo? Non credo – conclude Musillo, chiedo a tutti quelli che ricoprono responsabilità, di riaprire il confronto, di calarsi nei panni di chi come me da militante affronterà l’ennesima campagna elettorale, nei panni di chi dovrà raccogliere il consenso sulla visione del paese nel prossimo quinquennio, di chi ha voglia di misurarsi sulla base di differenze politiche nette. Per fare questo abbiamo bisogno di stare insieme, questa divisione è inaccettabile, non ha senso, deve essere ricomposta sulla base di un programma condiviso, in ballo c’è il futuro, il riformismo, l’Europa.»