«Si sta tornando a parlare, in questi giorni, dell’ipotesi, già ventilata qualche anno fa, di trasformare l’incrociatore lanciamissili “Vittorio Veneto”, oramai da tempo in disarmo a Taranto, in museo galleggiante.» E’ quanto si legge in una nota di Confindustria Taranto.
«L’occasione di riparlare del progetto – prosegue la nota dell’associazione datoriale ionica, suggestivo quanto oneroso soprattutto per le condizioni in cui versa la nave, all’interno della quale c’è una presenza massiccia di amianto, è stata fornita da alcune indiscrezioni apparse sulla stampa triestina.
Secondo quanto riportato dal Piccolo di Trieste, infatti, lo stesso progetto sarebbe ora passato al vaglio della Regione Friuli Venezia Giulia in quanto “avallato” dal Ministero della Difesa che potrebbe garantirne – sempre secondo quanto riportato dalla stampa – la copertura dei costi per la bonifica e la messa in sicurezza. Come dire, insomma, che alla Regione friulana, ovviamente dopo il trasporto della nave da Taranto a Trieste, andrebbero solo gli oneri della struttura museale.
Se così fosse – ma al momento tale ipotesi non sarebbe stata confermata dalla Marina Militare – si tratterebbe per Taranto, che la nave la ospita da quasi mezzo secolo, di una sorta di beffa, dal momento che erano stati soprattutto gli ingentissimi costi di bonifica della ex ammiraglia della Marina Militare, una decina di anni fa, a far accantonare un progetto che a molti sembrava – come è – un fiore all’occhiello per la città, per la sua tradizione marinara e per il turismo che ne sarebbe conseguito.
In attesa che tali indiscrezioni vengano confermate o rigettate – rimarca Confindustria Taranto, tuttavia, val la pena riaprire, come giustamente ha già fatto nei giorni scorsi il consigliere regionale Gianni Liviano, un dibattito sulla questione che possa partire però da punti certi, alla luce, come confermato dal consigliere regionale tarantino, dell’impegno finanziario che già a suo tempo la Regione Puglia aveva destinato al progetto e del potenziale intervento che sulla questione potrebbe arrivare dal commissario delle bonifiche per la parte relativa al risanamento della prestigiosa nave, in disarmo da molti anni.
Ci sono, insomma, rispetto a qualche anno fa, ulteriori condizioni di contesto che potrebbero spianare la strada rispetto al progetto: fra queste, va ricordato che il museo galleggiante sulla Vittorio Venero andrebbe a rafforzare le prospettive e quindi gli interventi di valorizzazione culturale e turistica dell’Arsenale Militare di Taranto già inseriti nel Contratto istituzionale di Sviluppo.
Ancor di più avrebbe senso un progetto tarantino se dovesse invece trovare conferma, nei prossimi giorni, l’indiscrezione riguardante una possibile assunzione degli oneri di bonifica da parte del Ministero Difesa.
Non si capisce infatti perché, in un’ipotesi di questo genere, il progetto dovrebbe trasmigrare a Trieste, ancor di più a fronte di un trasporto certo non di semplice realizzazione.
A quel punto – conclude Confindustria Taranto – dovrebbe essere la stessa Regione Puglia a riprendere nelle mani l’iniziativa e a farla propria portando avanti le istanze di una città che a pieno titolo potrebbe – come già ora può- rivendicarne la paternità.
Pur restando nel campo delle ipotesi, auspichiamo pertanto che sulla questione continui ad essere massima l’attenzione delle varie espressioni del territorio e che se ne possa discutere, all’occorrenza, con una logica di prospettiva dettata da buon senso e da condizioni oggettive di realizzazione.»