Firenze fu la prima a coniugare la figura del socio capitalista e quella dell’esecutore. Lo ricorda Michele Mirelli in questa sua nuova “Pillola di Storia”.
«Le grandi famiglie Fiorentine – prosegue Mirelli, i Peruzzi, i Bardi, i Medici, crearono un tipo di società, che riuniva due funzioni: la prima investire la fortuna economica propria della famiglia per finanziare imprese o membri della stessa famiglia, la seconda utilizzare personale di loro fiducia, che a volte percepivano un salario, per portare a termine, ogni operazione finanziaria in loro favore.
Come vedete nulla è cambiato da allora, oggi vi sono degli impiegati a cui è stato imposto di mentire sulle obbligazioni pericolose ad alto rischio, ieri vi erano dei salariati. Quello della antica Firenze, fu il primo passo per la creazione , delle case commerciali, precorritrici delle banche e dei monti che nacquero nel XVI secolo, come reti di affari stabili che gestivano capitali ingenti, così come le attuali quattro banche, salvate da Renzi.
Molti infatti attribuiscono la fondazione della prima Banca a Giovanni dè Medici che, nel 1397, decise di spostare la sede degli affari, dal tavolo del mercato o banca del porto, nelle città marinaresche o banche del mercato ( quando tali tavoli o banchi diventavano insolventi, si rompeva la banca, da qui il termine bancarotta) nello stesso palazzo in cui lui stesso Giovanni dè Medici risiedeva.
Queste grandi famiglie Fiorentine proprietarie di Banche, erano legate per associazioni ad altre Banche pù piccole, come è accaduto negli odierni accadimenti.
I Direttori di tali banche diventavano a loro volta soci capitalisti, sparsi nei diversi paesi in cui la famiglia svolgeva i propri affari. D’altra parte le ricchissime case commerciali fiorentine portarono allo sviluppo di altre attività ancora piu’ importanti con le funzioni tipiche di una banca attuale: la concessione di prestiti ingenti a re, principi per finanziare le loro guerre e privati, oggi anche per finanziare i partiti.
Di fatto i Medici divennero i banchieri dello stesso Papa, si è visto come alcune attuali Banche o lo stesso IOR (Istituto Opere Religiose) hanno “saputo” gestire Le risorse pontificie e cio’ anche per fatti, scandalosi, relativamente recenti (Sindona e Banco Ambrosiano) oltre che dei nostri giorni.
Tali associazioni di banche, sia un tempo che oggi, ricavarono grandi guadagni, così come hanno sperperato in favore dei propri dirigenti grandi indennità, si parla nei tempi attuali, di milioni di Euro all’anno ed è per questo che qualcuno dovrebbe prima verificare se il padre di un autorevole personaggio era anche socio azionista ed in caso positivo, dimettersi !
Verificata tale circostanza, avrebbero perfettamente ragione tutti coloro che chiedono le dimissioni del Ministro !
In sintesi – conclude Michele Mirelli – dai corsi e ricorsi storici, possiamo dedurre che nulla è cambiato, se non la ferale notizia del suicidio per impiccagione di un umile operaio, che su consiglio di un bancario qualificatosi amico, gli aveva fatto investire tutti i risparmi di una vita in obbligazioni ad altissimo rischio, oggi completamente polverizzate.