Nave Anteo, Unità alle dipendenza del Raggruppamento Subacquei ed Incursori “Teseo Tesei” (Comsubin) lo scorso giugno ha avviato dal Porto di Messina una campagna navale per condurre operazioni subacquee a favore di alcuni Dicasteri ed Enti pubblici.
E’ iniziata ieri un’attività di ricerca ed investigazione a favore del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MIBACT) nelle acque antistanti Finale Ligure, su di un relitto rinvenuto all’inizio dell’anno. Sono i resti della famosa battaglia navale del marzo 1795, la prima vittoria dell’allora capitano e futuro ammiraglio Horatio Nelson, al comando del vascello da 64 cannoni HMS Agamemnon.
Attraverso il minisottomarino SRV 300, i veicoli filoguidati in dotazione all’Unità e le immersioni dei Palombari del Comsubin della Marina Militare è in corso un’accurata ispezione dell’area tesa ad individuare il relitto ed acquisire gli elementi necessari a valutare un futuro intervento subacqueo a favore della Soprintendenza della Liguria.
Oggi il sito archeologico è tutelato grazie ad una specifica ordinanza emanata da parte della Capitaneria di Porto di Savona che vieta qualunque attività subacquea ad eccezione delle immersioni tecniche autorizzate espressamente dalla citata Soprintendenza.
L’importante attività di ricerca in alto fondale che da alcuni anni vede impegnati la Marina Militare e il Mibact è volta all’individuazione e alla documentazione dei relitti profondi, che oltre ad arricchire le conoscenze archeologiche sulle imbarcazioni ed i traffici commerciali di età antica, medievale e moderna e permette la sperimentazione e lo sviluppo di nuovi ed innovativi strumenti di indagine subacquea.
I materiali ritrovati durante il rinvenimento del relitto, avvenuto nel febbraio del 2016, sono cannoni in bronzo di produzione francese databili tra il XVIII e il XIX secolo, rari fucili militari in uso agli equipaggi di bordo della marina rivoluzionaria francese e oggetti analoghi in uso alle marine dell’epoca.
E’ probabile che il materiale costituisca parte dell’equipaggiamento bellico di due navi francesi, la Ca Ira e la Censeur, la prima semi distrutta e poi catturata e la seconda data alle fiamme dagli inglesi.
Per Vincenzo Tinè, Soprintendente Archeologia della Liguria “questa scoperta è di eccezionale interesse sia archeologico sia storico. L’archeologia subacquea ligure si dimostra ancora una volta all’avanguardia per capacità esplorative, portando alla luce i resti della battaglia di Noli e quindi restituendo un tassello fondamentale alla storia della Liguria e dell’Europa“.
La Battaglia di Noli si inserisce all’inizio del ventennio bellico napoleonico, combattuto nel Mar Ligure. All’inizio del marzo 1795, i francesi salpano da Tolone in direzione della Corsica ma sono raggiunti dagli inglesi, di stanza a Livorno, che ingaggiano battaglia. L’avanguardia inglese è costituita dalla fregata Incostant e dall’Agamemnon di Nelson che riescono ad incrociare il vascello francese Ca Ira, rimasta indietro perché nella notte aveva disalberato. Le due navi inglesi aprono il fuoco sulla nemica francese, che il giorno successivo, gravemente danneggiata, viene rimorchiata dalla Censeur. Le due unità diventano quindi facile bersaglio per gli inglesi: il 14 marzo del 1795 Nelson ingaggia la battaglia di Capo Noli attaccando coraggiosamente la nave francese di classe superiore Ca Ira, impedendo lo sbarco delle truppe francesi in Corsica. Al termine del furioso combattimento, la flotta francese si allontana abbandonando il Censeur, dato alle fiamme dagli inglesi, mentre la Ca Ira, ridotta ad un pontone con 3 metri di acqua nella stiva, viene catturata.
E’ la prima importante vittoria del capitano Nelson, futuro ammiraglio e eroe nazionale d’Inghilterra; si tratta dello scontro tra le due più grandi e poteni marine dell’epoca, di cui i resti scoperti al largo di Capo Noli potrebbero rappresentare uno degli esiti finali della battaglia. Infatti la disposizione sul fondale e la tipologia delle artiglierie, insieme ai numerosi moschetti in dotazione della marina francese della fine del XVIII sec., configura una nuova e concreta ipotesi: probabilmente si tratta del relitto di una scialuppa armata in fuga dalla scontro.