Come raccontare la storia delle fughe e delle morti tra le acque del Mediterraneo? Come possiamo raccontarlo ai nostri nipoti, ma anche ai nostri figli, che sanno più di noi, almeno più di me, dal nostro punto di vista? È proprio vero che Putin abbia torto? Non credo.
L’Ucraina è una storia ma è anche una etnia. La Striscia di Gazia è un conflitto tra economie e poteri veri, ma anche una linea di demarcazione di conflitti religiosi ed etnici in Occidente che resta ad osservare la propria impotenza.
Come è possibile che da una Unione Sovietica – Russia lacerata e in brandelli, Putin abbia potuto mettere in moto un orgoglio nazionale all’interno di un quadro geografico che pone questioni asiatiche tra gli Stati Uniti e l’Europa, impallinata dai propri dollari e completamente euroscettica nonostante lo mantenga ancora a galla, e un Mediterraneo gestito politicamente da una incompetenza disarmante?
Ci sono problemi di ordine economico – finanziario e di mercati. Verissimo. Ci sono problemi di natura strategica negli assetti territoriali (e non è un “caso” che anche Papa Francesco si lascia scappare il timore di un Terza guerra mondiale). Ci sono potenze e super potenze che si contendono il primato di un Occidente che si è orientalizzato: Cina e Giappone sono soltanto esempi senza, però, trascurare l’area Turca.
È necessario ritornare ad una questione prettamente culturale che ponga una questione “Etnica” all’interno del Mediterraneo per decodificare i confini tra l’Europa alta geograficamente e il Mediterraneo. Allora. Che cosa è un’etnia? Da tempi di una lontananza antica mi pongo spesso questa domanda. E non è vero che il concetto ha una sua “staticità” sia lessicale sia da “Treccani” a mo’ di variabile interpretativa.
Può essere una terminologia astratta o pura nel concetto linguistico. Ma tutte le Nazioni che nascono con una Identità dei territori sono realtà che presentano, appunto, una variabile etnica, che è una componente della letteratura antropologica di un popolo e, quindi, costituisce il relativo legame tra appartenenza, eredità ed identità di una civiltà. Noi non siamo soltanto una civiltà etnica. Siamo sempre stati una identità con le sue caratteristiche etniche. Noi, mi riferisco al contesto Euro – Mediterraneo.
Il Mediterraneo non è soltanto una striscia di mare, non è soltanto una frontiera, non è soltanto uno scontro e una inclusione, non è soltanto il tragico impatto con una immigrazione che è costantemente mal gestita dal punto di vista geo – politico. Il Mediterraneo è una Etnia e in quanto tale rappresenta l’intreccio e l’unione di popoli che sono il portato di eredità e di radici, di koinè multiple e di contaminazioni che diventano sempre più inclassificabili.
È anche una espressione di lingue, di tradizioni, di costumi, di usi, di magie e alchimie e di storie. Bisogna sempre, comunque, partire da un punto centrale che è storico. Anzi archeologico. È incomprensibile un Mediterraneo delle etnie senza un “sapere” archeologico che ha le sue ramificazioni tra ciò che è stato il mondo Arabo, tra ciò che è stato il cuore della Grecia, tra ciò che ha rappresentato nelle sue dominazioni, nell’Occidente e nell’Oriente, la civiltà romana.
È pur vero che il viaggio comincia da distanze che annunciano Grecia e Roma, ovvero i popoli della Mesopotamia e delle geografie dei continenti che sembravano immaginari e che erano e sono territori reali oltre il vissuto della storia stessa, ma è anche giusto che si sia andato oltre la Caduta dell’Impero Romano d’Occidente per comprendere i destini dei popoli.
In quel taglio della storia le etnie vengono lette come modelli antropologici, il cui concetto è modernissimo, ma la sua struttura etico – esistenziale ha codici scavati nella roccia sulla quale restano incollate le conchiglie di mare e di terre.
Questo mondo Euro – Mediterraneo è custode non solo di civiltà perse e di economie in transizioni e di immigrati che vivono sul filo della fuga e della morte, ma è completamente dentro un vissuto profondamente etnico.
Dobbiamo non perdere di vista il concetto moderno di etnie o etnia per tentare di decifrare cosa accade realmente tra ciò che resta, ciò che è stato, del Regno di Napoli e ciò che è la linea del Nord Africa oggi dopo la questione libica. Anzi dopo l’aggressione da parte del mondo occidentale alla Libia.
Se il Mediterraneo è fuga e sangue, barconi e morte, immigrati che vengono raccolti e accolti l’Occidente è responsabile. Francia in testa con i soliti Anglo- Americani e questa volta i Gallici tedeschi in unione.
L’Italia, dopo Balbo e Mussolini, tranne gli anni Craxiani, è stata una Nazione debolissima nel gestire la cerniera del Mediterraneo, eppure resta sempre la Terra di passaggio, ovvero la Terra di approdo.
Il Governo Italiano vive come se fosse inconsapevole di ciò che è stato, di ciò che è e di ciò che sarà il Mediterraneo. Ha una sua linea di frontiera il Mediterraneo tra le sponde del Nord Africa e quelle delle Due Sicilie? O è una “bacile” di acqua dove tutto possono lavarsi i piedi e portarsi lo stesso bacile dove meglio credono?
L’Italia faccia del suo Paese una Nazione, ritorni ad essere Civiltà, ritorni a Governare come aveva suggerito Giovanni Pascoli nella sua “La Proletaria si è mossa”.
Mi auguro che Renzi, ma non mi fido, è troppo ragazzino, e la ministra degli Esteri, senza alcuna esperienza, oltre che il ministro dell’Interno, confusionario a livelli elevati, che ha competenze limitate, comprendano che l’Italia è una Nazione ed è una Civiltà Mediterranea.
Oppure decidiamo, noi Mediterranei del Regno di Napoli ma anche dei Savoia e degli Austro – Ungarici, di lasciare le nostre Terre affidandole ai Mediterranei dell’Africa.
Noi potremmo avere un posto al Sole spostandoci in Cirenaica, Tripolitania, Eritrea… Italo Balbo lo aveva previsto… Questa Italia, Civiltà e Nazione, è in mano a dei ragazzini…